di , 29/06/2022

Visione, strategia e tattica. 

Con queste tre parole è possibile riassumere l’insieme dei primi tre keynote che hanno animato Frontiers Health Italia lo scorso 10 maggio: 

  • la visione è quella illustrata da Alberto Oliveti, Presidente della Fondazione ENPAM, con il suo contributo incentrato sul tema “Riflessioni sul futuro della professione medica”; 
  • la strategia è stata delineata da Antonio Gaudioso, Capo della Segreteria Tecnica del Ministero della Salute, che ha tenuto un intervento dal titolo “Una visione strategica nazionale per la trasformazione del SSN”; 
  • la tattica è contenuta nel discorso di Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, relativo a “Il percorso verso un’integrazione sistemica della telemedicina” 

La visione di Alberto Oliveti 

Nella sua disquisizione Oliveti ha inizialmente fatto riferimento ad un’indagine della FIMMG sulla telemedicina a cui hanno partecipato i medici iscritti. Dai risultati di questa survey è emerso che mentre il 90% dei MMG si è dichiarato favorevole alla telemedicina, solo il 30% di essi ha affermato di utilizzarla o di averla utilizzata in passato. Tale differenza evidenzia tutte le difficoltà legate alla digitalizzazione in campo medico, e Oliveti ne sottolinea tre in particolare.  

La prima, e la più importante, è quella dell’interconnessione digitale del paese, non solo sull’infrastruttura fissa ma anche su quella mobile. 

La connessione e i collegamenti mancanti rendono assolutamente necessario investire nella costruzione di infrastrutture, altrimenti la prossimità diventa selettiva e determina una situazione di capillarità parziale. 

La seconda criticità è il basso livello di competenze in ambito digitale che contraddistingue cittadini, assistiti e individui, un problema acuito dalla necessario ricostruire una classe medica, fortemente provata dall’esperienza del Covid. Infatti, l’esiguo numero di medici, unito ad una scarsa conoscenza digitale, può rendere difficile cogliere le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica in sanità. 

Il terzo punto critico riguarda in modo diretto la professione medica, e in particolare l’importanza nell’adottare modelli organizzativi che preservino la centralità della persona assistita. 

Oggi per erogare servizi di prossimità che diano risposte ai bisogni percepiti e non percepiti, individuali e collettivi, occorrono sì dei team che lavorino insieme in una logica integrata, ma che comunque salvino la titolarità del rapporto. Il rapporto di fiducia con il medico titolare di una scelta è un diritto del cittadino.  

Infine, anche se le potenzialità dell’innovazione digitale in sanità saranno amplificate dal ricorso all’Intelligenza artificiale, il campo dell’etica, seppur assorbito dall’evoluzione digitale, non potrà che essere declinato da tutto ciò che è umano: questo significa che il giudizio morale sarà sempre di pertinenza umana. 

Nella relazione conta il valore, la preoccupazione delle conseguenze, ma anche l’umanità nei confronti di chi soffre, aspetto che la digitalizzazione e la tecnologia potranno sì amplificare ma mai completamente sostituire. 

La strategia di Antonio Gaudioso 

Introducendo il suo intervento, Gaudioso ha voluto ricordare che le decisioni che riguardano i processi di riforma e di implementazione del SSN sono legate al consenso di 23 soggetti distinti: 21 Regioni, il Ministero della salute e il Ministero dell’Economia. 

Tuttavia, questa è una fase storica che non possiamo perdere in termini di opportunità per riformare profondamente e radicalmente il SSN, mettendo al centro i bisogni dei cittadini, e la capacità e la professionalità degli operatori. 

E’ importante, quindi, essere in grado di ottenere la fiducia dei cittadini e far sì che tutti gli attori del sistema sanitario condividano gli obiettivi delle riforme. Tali premesse sono fondamentali, in quanto l’avvio dell’attuazione delle riforme previste dal PNRR sarà solo l’inizio di un percorso riformatore pluriennale che impegnerà una massa di risorse davvero imponente. 

Con queste risorse sarà possibile investire nella riorganizzazione dei servizi, ma al tempo stesso, grazie alla definizione dei modelli e degli standard di misurazione, le prestazioni dei servizi territoriali saranno soggette a una realistica valutazione di efficacia.  

La nuova idea su cui si sta lavorando è quella di cambiare completamente il modello, facendo sì che il tema della casa come primo luogo di cura, della prossimità, sia la chiave intorno al quale opera tutto il percorso riformista. 

Tuttavia, questo percorso riformatore deve essere attuato in tempi molto stretti, ed ecco perché è necessario utilizzare da subito e in modo appropriato le tecnologie disponibili: attraverso di esse si ha la possibilità di anticipare le risposte che i cittadini attendono da troppo tempo. 

Il tema dell’erogazione dei servizi ma anche della semplificazione della vita dei cittadini e degli operatori sanitari è il tema dei temi. Dobbiamo risparmiare il tempo perché esso è una risorsa scarsa, ancora più di finanziarie. Infine, dobbiamo far sì che tutto ruoti intorno alle persone.  

Un altro pilastro del cambiamento su cui si sta lavorando è quello della riforma del meccanismo di implementazione dei LEA, ormai bloccato da cinque anni. Pur essendo delle prestazioni fondamentali, essi non sono ancora esigibili per tutti i cittadini del SSN, e l’obiettivo è far sì che lo diventino immediatamente per tutti. Non solo: occorre anche un loro costante aggiornamento annuale, in modo che il sistema si adatti plasticamente ai bisogni delle persone e alle competenze in continua evoluzione degli operatori sanitari. 

Da quanto riportato sopra non deve sorprendere che la parola chiave indicata da Gaudioso sia stata #partnernariato: come da lui sottolineato, nessuno si salva da solo e la complessità può essere affrontata solo lavorando fianco a fianco. 

La tattica di Francesco Gabbrielli 

Gabbrielli ha introdotto il suo intervento con una premessa: l’utilizzo della telemedicina e del digitale in sanità non deve essere classificato come innovazione tecnologica. Al contrario, si deve parlare, più correttamente, di innovazione della medicina che usa in modo appropriato le tecnologie digitali. 

Nessuna tecnologia da sola può risolvere alcun problema. Soltanto i professionisti di settore sono in grado di fare ciò, ma in un’ottica multidisciplinare, utilizzando, nel momento in cui ne sono capaci, le novità tecnologiche disponibili. Le tecnologie digitali degli ultimi dieci anni stanno offrendo delle opportunità e delle possibilità mai state presenti prima d’ora nella storia della medicina. Oggi, quindi, è veramente possibile fare qualcosa di completamente e realmente innovativo. 

Partendo da questo contesto, è attualmente in atto la progettazione e la realizzazione di un modello italiano di telemedicina, adeguato alle peculiarità del SSN. Nello specifico, si stanno gradualmente delineando le linee guida delle attività mediche e assistenziali nelle diverse specializzazioni.  

Infatti, partendo dalle evidenze scientifiche, si stanno creando numerosi gruppi di consensus (che coinvolgono anche le società scientifiche) con il compito di produrre documenti con finalità ben precise:  

  • stabile delle best practices italiane; 
  • fornire delle basi tecnico-scientifiche affinché i decisori possano elaborare atti regolatori con un significato a livello nazionale, ma nel contempo rispettosi delle autonomie regionali e locali. 

Su questo ultimo punto, Gabrielli ha specificato che la telemedicina è un ambito nel quale i territori possono esprimere le loro potenzialità e le loro peculiarità. Tuttavia, ciò deve avvenire all’interno di un quadro di cooperazione unitaria, in quanto l’autonomia ha senso solo se inserita in un “ambiente” compartecipato con tutti gli altri soggetti. Solo in tal modo è possibile condividere esperienze, dati, informazioni e opportunità che offre questa nuova modalità di lavoro. 

Inoltre, entro fine giugno 2022 sarà pubblicato un documento operativo per la metodologia di valutazione costo-efficacia dei servizi di telemedicina, che sarà la base tecnico-scientifica su cui sarà imperniata l’attribuzione delle relative tariffe. Esso rappresenterà anche una tappa importante verso quel risultato previsto dal PNRR sul quale i soggetti coinvolti sono fortemente impegnati: il cambiamento dei processi di lavoro in sanità. 

Questo è il punto vero da perseguire, senza il quale tutte le tecnologie che abbiamo avranno un impatto molto modesto rispetto alle grandi aspettative che possono generare. 


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