di , 04/07/2022

Durante Frontiers Health Italia 2022 non si sono tenute solamente delle sessioni teoriche, ma l’evento è stato anche l’occasione per condividere delle case history e delle progettualità già implementate o in fase di esecuzione. In particolare, sono state portate all’attenzione dei partecipanti degli esempi di trasformazione dei modelli e dei processi sia a livello regionale sia nell’ambito della sanità territoriale e ospedaliera. 

I protagonisti intervenuti in queste sessioni di Frontiers Health sono stati:  

  • Massimo Bisogno, Responsabile dell’Ufficio Speciale per la crescita e la transizione al digitale della Regione Campania; 
  • Giovanni Gorgoni, Direttore Generale della AReSS della Regione Puglia; 
  • Loreto Gesualdo, Direttore della Struttura Complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Azienda Ospedaliero – Universitaria Consorziale Policlinico di Bari; 
  • Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale dell’ASL Frosinone. 

Nonostante le loro differenze, i contributi di questi relatori sono accomunati dall’importanza che in essi viene attribuita all’integrazione. Al termine integrazione, però, sono stati conferiti una pluralità di significati: integrazione ospedale-territorio, integrazione fra differenti fonti di dati, integrazione fra sistemi, integrazione fra differenti livelli di governo (Stato, Regioni, Azienda sanitaria). 

Infatti, prendendo in considerazione i tre sistemi, due regionali e l’altro aziendale, presentati nel corso di queste due sessioni, è possibile riscontrare la convivenza nell’ambito dello stesso progetto di una o più forme di integrazione. 

È necessario integrare i sistemi e la tecnologia per un motivo molto semplice: l’integrazione è ciò che consentirebbe al futuro che ancora non c’è di essere qui. Il futuro prepara delle sorprese o delle minacce che devono essere governate, altrimenti verranno subite. – Giovanni Gorgoni

La “Sinfonia” Campana 

Presentando Sinfonia, il sistema informativo implementato dalla Regione Campania, Massimo Bisogno ha concentrato la sua attenzione sui dati, sulla loro gestione ed integrazione.

Siamo passati da un approccio fondato sul governo DEI dati ad uno che basato sul governo DAI. Ciò ha significato valorizzare la mole di informazioni già disponibili nei sistemi regionali, metterla a fattor comune, sistematizzarla, e, infine, garantire i principi di sicurezza, di completezza, di certezza delle informazioni. In tal modo si è potuto disporre di dati utili per costruire percorsi di cura assistenziali validi e supportati da evidenze scientifiche. – Massimo Bisogno

La “Centrale” della Puglia 

Una considerazione che è presente anche nella presentazione di CoreHealth, la Centrale Operativa Regionale di Telemedicina delle Cronicità e delle reti cliniche, fatta da Giovanni Gorgoni, il quale ha descritto anche quali siano i tre elementi chiave che caratterizzano la trasformazione digitale. 

In pratica, per una trasformazione digitale in ambito sanità occorre in primo luogo progettare e  condividere un patient journey, in seguito erogare cure solo attraverso team multidisciplinari, e infine connettere (nel senso di integrare) l’assistenza per condizione clinica e non per singolo sintomo. 

L’esperienza aziendale del Policlinico di Bari 

Altro tipo di integrazione che è stata oggetto di attenzione, vista la sua strategicità nell’ambito del PNRR , è quella fra territorio ed ospedale, bene esemplificata nella presentazione del progetto ReNDit  fatta da Loreto Gesualdo, dedicato alla gestione dei malati cronico-degenerativi come quelli in ambito nefrologico. 

Questo progetto ha come finalità quella di far eseguire della dialisi direttamente al domicilio del paziente affetto da malattia renale cronica, con una supervisione ospedaliera da remoto resa possibile dal trasferimento di dati e immagini in tempo reale. 

Gli obiettivi chiave di questo progetto sono quelli di garantire la costante presa in carico del paziente (mantenendone il carattere di persona), di deospedalizzare le cure (erogandole al domicilio del paziente), di ridurre i costi, e di implementare efficienza. Tutto ciò permetterà di creare quel continuous fra territorio e ospedale finalizzato al miglioramento della qualità della vita. È innegabile che la digitalizzazione sarà di molto aiuto nel perseguire tali obiettivi. – Loreto Gesualdo 

I rilievi di Sergio Pillon 

Oltre alla presentazione di alcune progettualità di processo che sono state implementate nell’ASL in cui opera, con il suo intervento Sergio Pillon ha invece, evidenziato quali sono le criticità da tenere in considerazione per far sì che la trasformazione digitale non si trasformi in un semplice slogan. Fra queste, Pillon ha da subito sottolineato come l’attuale quadro normativo sulla telemedicina non sia chiaro. 

Facendo poi riferimento specifico a quanto previsto dal DM 71 (il DM 77 recentemente approvato), Pillon ha evidenziato che l’assistenza territoriale in un dato territorio dovrà essere garantita dalle seguenti strutture: un ospedale per acuti, un ospedale di comunità, la casa della comunità hub , la casa di comunità spoke e il domicilio del paziente. Inoltre, tutto ciò, nelle intenzioni, dovrà essere coordinato dalla centrale operativa territoriale.  

Nel commentare questa organizzazione e le procedure previste per gestire la televisita, Pillon ha concluso che tali provvedimenti sono stati elaborati senza tener conto in alcun modo di ciò che accade nella realtà di tutti i giorni (poiché alcune procedure arrivano anche ad ignorare l’esistenza di strumenti, come il FSE, che dovrebbero essere sempre presenti in ogni processo digitale in ambito sanità). In pratica, nella loro definizione non si è tenuto conto né del paziente, né dell’operatore sanitario, e nemmeno di quella complessità tecnologica fatta da tante applicazioni, talvolta nemmeno certificate, il cui uso, come testimoniato dall’esperienza, facilita il dialogo medico-paziente. 

Altro fattore che Pillon ha sottolineato durante il suo intervento è la mancanza di competenze digitali che contraddistingue la maggior parte della popolazione italiana 

C’è una criticità che emerge dai dati internazionali: solo il 20% delle persone oggi può essere arruolato per utilizzare applicazioni di telemedicina. – Sergio Pillon

Un ulteriore punto su cui si è soffermato Pillon è quello relativo alla resistenza all’innovazione digitale che talvolta viene associata ai professionisti della sanità: egli è del parere che in realtà essa è dovuta alla digitalizzazione fatta male, poiché quando l’innovazione digitale viene strutturata in modo professionale ed adeguata i professionisti della sanità sono pronti ad utilizzare gli strumenti che essa mette a disposizione. 

Occorre pensare alla definizione di una sorta di medicina 4.0, affinché si passi da un modello di digitalizzazione in sanità di tipo “artigianale” ad uno con caratteristiche “industriali”. Ciò sarà possibile non solo con il possesso dei dati, ma soprattutto grazie alla loro disponibilità nella loro fruizione e alla loro organizzazione. – Sergio Pillon

Open Data vs Piattaforme chiuse 

Infine, c’è un ultimo significato di “integrazione” che è emerso in tutti gli interventi dei relatori: è quello che può essere interpretato come libero accesso e interoperabilità fra le diverse applicazioni di telemedicina presenti sul mercato. Quanto dichiarato, a tal proposito, da Massimo Bisogno, offre una sintesi di quello che è l’auspicio di tutti coloro che operano nell’ambito della telemedicina.

Le possibilità offerte dal mercato della digital health sono molto vaste e in continua crescita. Per questi motivi, le istituzioni pubbliche invitano tutti coloro che implementano soluzioni di telemedicina a far sì che dispositivi e app siano resi integrabili con i sistemi regionali e nazionali, evitando così di configurarli come piattaforme “chiuse”. Se si è bravi ad intercettare la vera esigenza del mercato c’è spazio per tutti, e in tal modo si contribuisce ad erogare nel contempo, in maniera positiva e concreta, un servizio ai cittadini. 


Della serie “Frontiers Health Italia 2022” leggi anche: