di , 29/07/2022

Per attuare la trasformazione digitale in sanità non è sufficiente adottare delle innovazioni tecnologiche e di processo, ma occorrono anche (e soprattutto) professionisti formati in grado di orientarsi in questo nuovo ecosistema, capaci di utilizzare le applicazioni messe a loro disposizione. Proprio per questo motivo, durante Frontiers Health Italia 2022 si è tenuto un panel di discussione intitolato “Lo sviluppo delle competenze per co-creare una sanità digitale di valore” e moderato da Francesca Filippucci, Chief People Officer​ di Healthware Group, che, come chiaramente indicato dal titolo, è stato dedicato allo sviluppo delle competenze e della cultura digitale in ambito sanità.

Infatti, tutti i relatori che hanno preso parte al confronto hanno sottolineato come sia importante che la formazione dedicata all’innovazione digitale in ambito healthcare non sia limitata solamente ai professionisti sanitari, bensì allargata, con diverse modalità, a tutti gli stakeholders che fanno parte dell’ecosistema salute.

La formazione per l’innovazione

In particolare, nel corso del suo intervento Emanuele Lettieri, Professore Ordinario di Management dell’Innovazione in Sanità presso la School of Management del Politecnico di Milano, ha evidenziato come il tema delle competenze sia assolutamente cruciale per avviare la trasformazione digitale in sanità.

Si ha il timore che queste progettualità possano incontrare delle barriere: normative, finanziarie, tecnologiche e organizzative. In realtà, abbiamo convenuto che la barriera più importante è quella legata alle competenze, soprattutto perché si corre il rischio di commettere l’errore di inserire delle tecnologie nuove all’interno di percorsi organizzativi vecchi. – Emanuele Lettieri

Concentrando l’attenzione sul grado di competenze dei professionisti sanitari, Lettieri ha poi presentato alcuni dati, elaborati dal Politecnico di Milano, sul livello di competenza che i medici si attribuiscono negli ambiti che compongono la digital health, e su quali punti si concentreranno gli interventi formativi nei prossimi anni.

Per quel che riguarda l’ambito della digital literacy (vale a dire l’effettiva conoscenza del mondo digital e delle tecnologie digitali più semplici), il 60% dei medici interpellati ha dichiarato di avere competenze sufficienti in tale ambito, mentre tale quota crolla al 4% nel momento in cui si fà riferimento alle ehealth competences, (ossia alla capacità di usare gli strumenti digitali).

Si tratta di un dato molto preoccupante poiché si tratta di un ambito nel quale rientrano le tre macro progettualità che le dirigenze ospedaliere hanno richiesto di ricomprendere nel PNRR: il potenziamento della cartella clinica elettronica, il potenziamento dei sistemi informativi dipartimentali, la telemedicina nelle sue diverse accezioni. Si rischia di creare applicazioni e infrastrutture che i professionisti sanitari non saranno poi in grado di utilizzare. – Emanuele Lettieri

Accanto a questi temi c’è poi quello delle digital soft skill, vale a dire delle capacità di comunicare nel mondo digitale, fattore importante per instaurare quella alleanza terapeutica fra medico e paziente che li porrà al centro dell’ecosistema sanità. Lettieri ha anche sottolineato la rilevanza della eLeadership, vista come un fattore importante non solo per collaborare con i colleghi, ma anche per maturare le capacità di guidare le progettualità digitali e di cogliere le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica.

Nei prossimi anni su queste competenze della digital health ci sarà molto da lavorare in termine di formazione.

Comunicare nel mondo digitale

Seguendo il filone dell’intervento di Lettieri, l’esistenza di un gap culturale è stato sottolineato anche da Luca Cinquepalmi, Chief Future and Innovation Officer di Fondazione Enpam, che ha presentato Tech2Doc, piattaforma il cui scopo è quello di rendere più accessibili e comprensibili al massimo possibile i nuovi temi legati alle innovazioni digitali, in modo che sia favorita la loro applicazione nella pratica clinica.

Tech2Doc è un grande esercizio di opening innovation, dove si cerca di interconnettere e puntini di tanti punti di valore. Per tale motivo la piattaforma ha una varietà ed eterogeneità molto vasta di contenuti: video contenuti, podcast, video dictionary, descrizioni di case history, tool innovativi ed interattivi all’interno dei quali i medici possono orientarsi concretamente nello scegliere le soluzioni di salute digitale che già oggi possono utilizzare nella pratica clinica. – Luca Cinquepalmi

Inoltre, Cinquepalmi ha precisato anche che lo sviluppo di questa piattaforma ha richiesto (e sta richiedendo) un forte impegno nelle attività editoriali, un’area dell’applicazione implementata grazie ad un partnership strategica con Healthware Group. Questo perché Tech2Doc adotta un modello di piattaforma aperta che dà la possibilità a coloro che fanno parte del mondo della salute, sia nazionale che internazionale, di usufruire di un canale di servizi, aperto però nel ricevere i contributi di tutti coloro che hanno contenuti di valore da condividere al fine di offrire assistenza a medici e odontoiatri nella transizione verso la salute del futuro.

Il motivo principale che ha indotto Fondazione Enpam ad investire su questa iniziativa è stato la volontà di contrastare lo skill shortage di competenze del medico nell’ambito digitale: si tratta di un gap che non è stato causato dalla pandemia, ma va posizionato temporalmente ben prima di essa. Le cause di tale situazione sono molteplici, ma sono due quelle che devono essere sottolineate. La prima è quasi un evento fisiologico, in quanto tutte le trasformazioni, i cambiamenti e le innovazioni che lo sviluppo tecnologico sta portando in sanità, sta creando delle discontinuità e mettendo in discussione i modelli di assistenza e cura, richiedendo nel contempo un riadattamento culturale. La seconda causa è una carenza strutturale, in quanto il nostro paese ha smesso di investire su istruzione, ricerca e cultura da molti anni, perdendo di vista il fatto che cultura e competenza sono degli elementi fondamentali per la competitività del paese. In particolare, nella formazione in campo digitale siamo molto più arretrati rispetto alla media degli altri paesi avanzati: in termini di alfabetizzazione digitale siamo in perenne rincorsa, e poiché ciò riguarda anche l’ambito salute, tale dato è molto preoccupante. – Luca Cinquepalmi

Infine, in risposta ad un quesito relativo a quali saranno le competenze che i professionisti in sanità dovranno sviluppare in futuro, Cinquepalmi ha evidenziato che da un lato sarà importante capire come il medico vedrà se stesso in una prospettiva evolutiva, mentre dall’altro sarà utile “costruire” le competenze del medico del futuro attraverso l’adozione di un modello di co-creazione con l’industria farmaceutica.

L’empowerment del paziente

Laura Patrucco, Paziente Esperto e Responsabile Gruppo Lavoro Formazione Pazienti della Rete Oncologica Pazienti Italia (ROPI), ha concentrato l’attenzione del suo intervento sul paziente, e su come anch’esso e tutti gli stakeholder del sistema salute che a vario modo sono parte del mondo della salute, debbano essere destinatari di formazione e di empowerment in modo da essere un soggetto parte della trasformazione digitale della sanità.

Non si deve più parlare di paziente al centro ma di paziente a fianco, vale a dire nella posizione che si addice ad uno degli attori più importanti dello sviluppo di questo ecosistema e di questa transizione. La trasformazione del mondo salute è stata delineata ultimamente in termini digitali, ma dovrebbe esserlo anche in termini culturali, poiché quello che deve essere messo sotto i riflettori è il bisogno, e l’unico portatore del bisogno è il paziente. Va anche aggiunto che l’alfabetizzazione digitale non deve riguardare solo il paziente ma anche tutti gli operatori sanitari, tutto il mondo clinico, tutta la pubblica amministrazione e tutti coloro che  intervengono in questa filiera. – Laura Patrucco

Proprio perché il paziente è il portatore di un bisogno, occorre agire per favorirne l’inclusione, anche di quella quota rilevante di cittadini e pazienti non allineati all’educazione digitale, e quindi potenzialmente esclusi dall’accesso ai servizi di telemedicina.

Il digitale deve essere considerato uno strumento per avvicinare e non per allontanare, ed esso può essere innovazione solo se il paziente è incluso. – Laura Patrucco

In ragione di ciò, Patrucco ha sottolineato che occorre quindi colmare il digital divide che caratterizza questa parte della popolazione italiana, per evitare che questo gap dell’informazione e della formazione non si traduca in una forbice sociale. Un primo passo deve essere la codifica di linguaggi adeguati e armonizzati, pensati non soltanto per chi eroga un servizio di cura ma soprattutto per il destinatario, vale a dire il paziente.

Esiste una criticità in relazione al linguaggio utilizzato per accedere alla prenotazione dei servizi digitali, con i pazienti che hanno lamentato l’utilizzo di troppi termini tecnici e troppi inglesismi. – Laura Patrucco

Il paziente, poi, deve essere il protagonista di percorsi non solo informativi ma anche formativi: in tal modo, attraverso l’innovazione digitale, il paziente avrà la possibilità di evolversi nella sua identità, di diventare socialmente più responsabile e più consapevole del suo valore.

Cambiare il paradigma esistente attraverso la formazione

L’ultimo contributo che ha caratterizzato questa sessione dedicata alle competenze è stato l’intervento di Cristina Cenci, Partner di Digital Health Academy, la quale ha segnalato come lo sviluppo di competenze di eLeadership sia assolutamente necessario, in quanto nei documenti istituzionali pubblicati nel quadro di sviluppo delle progettualità previste dal PNRR si annidano forti resistenze al cambiamento che rischiano addirittura di mettere in discussione tutto ciò che si sta implementando.

Ecco perché la formazione deve avere come priorità l’obiettivo di far cambiare il paradigma esistente per approdare ad uno compiutamente digitale.

C’è una grande passione nella formazione quando si disegna insieme un nuovo percorso, non quando si impara l’uso delle nuove tecnologie. Non è la tecnologia al centro, bensì il percorso: esso può essere il fattore che guida verso una trasformazione capace di contribuire a cambiare il modo in cui ci curiamo tutti noi ogni giorno. – Cristina Cenci.