Fra i vari protagonisti dell’ecosistema delle scienze della vita, il medico è tra le figure fondamentali nel processo di trasformazione digitale della sanità. Durante l’Italian Summit di Frontiers Health 2023, e in particolare durante il side event dedicato a Tech2Doc, si è tenuta un’intera sessione dedicata al tema “Il ruolo dei medici nei processi di innovazione”, così suddivisa:
- l’intervento di Gianpiero De Mestria, membro del Consiglio Direttivo di ASSORAM, che ha esposto alcune considerazioni sul tema “Best practice e innovazione nella distribuzione primaria farma e salute”;
- il panel intitolato “Il valore della co-creazione nei processi di innovazione”, al quale hanno preso parte i rappresentanti di alcune importanti industrie farmaceutiche (Chiara Gnocchi di Novartis, Pietro De Sanctis di Novo Nordisk, e Andrea Pecci di Takeda Italia), medici (Alberto Eugenio Tozzi, CIO dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma), ed esponenti di società scientifiche (Marco Tubaro di ACVC – Acute Cardiovascular Care Association e Laura Patrucco, Vicepresidente di ASSD – Associazione Scientifica Sanità Digitale), moderati da Alberta Spreafico di Healthware Group che ha anche effettuato un suo intervento di introduzione alla discussione;
- il Digital Health Rally, condotto da Anna Dina Bove di Healthware Group, durante il quale le startup HealthTriage, Newel Health, Paginemediche e Paperbox Health hanno condiviso le modalità di coinvolgimento dei medici nello sviluppo dei loro progetti in sanità digitale.
Il medico del futuro come manager della sanità pubblica
Durante il side event è emerso che la figura del medico del futuro sarà quella di un vero e proprio manager della sanità pubblica. In questo suo nuovo ruolo, l’operatore sanitario dovrà essere in grado di integrare le sue competenze cliniche con quelle digitali.
L’innovazione diventa, quindi, necessità, così come suggerito dall’industria farmaceutica che ha intrapreso un percorso di trasformazione che richiede un coinvolgimento sempre maggiore del medico nei processi digitali. Infatti, le aziende del farmaco stanno progressivamente adottando un approccio sempre più aperto nella strutturazione delle loro procedure, fondate sulla cooperazione e sulla co-creazione con gli altri attori dell’ecosistema della sanità.
Grazie alla trasformazione digitale, i processi aziendali dell’industria farmaceutica sono passati da un modello lineare ad uno circolare. In tal modo, i flussi aziendali sono diventati continui nel loro divenire, e il ruolo del medico del futuro è cruciale in questo contesto poiché rientra in tutte le fasi di questo percorso. Per mezzo delle sue competenze cliniche e digitali, il medico è in grado di riconoscere il bisogno clinico e capire quale opportunità le tecnologie digitali, soprattutto nel caso delle terapie digitali, possono offrire come risposta a quel bisogno”. – Alberta Spreafico, Managing Director of Digital Health & Innovation at Healthware Group.
Anche gli stessi medici sono consapevoli dell’importanza che la trasformazione digitale avrà sulla loro professione e sul loro valore come clinici. Tra le criticità da affrontare, la principale è la mancanza di tempo disponibile da poter utilizzare per l’attività di formazione.
Le criticità da superare nella trasformazione del ruolo del medico
La formazione resta la chiave fondamentale per acquisire competenze indispensabili per l’utilizzo dei dispositivi digitali e per la lettura dei dati utili alla pratica clinica. Le facoltà di medicina focalizzano la loro offerta attuale formativa quasi unicamente sugli aspetti clinici, mentre l’acquisizione di conoscenze in campo informatico per i medici è demandata all’iniziativa personale di questi ultimi con la frequenza di corsi post-laurea dedicati all’argomento. L’avvento della sanità digitale, però, richiede che il percorso formativo del medico del futuro sia integrato con competenze adatte per affrontare la trasformazione digitale in sanità.
Devono, poi, essere presi in considerazione altri aspetti che incidono sullo sviluppo digitale della figura del medico, quali:
- la capacità di individuare i bisogni dei pazienti, degli operatori sanitari e dei servizi sanitari nazionali, partendo dal presupposto che qualsiasi implementazione di soluzioni informatiche in medicina deve essere messa in atto con un approccio bottom-up;
- rendere scalabili quelle soluzioni digitali che hanno dimostrano la loro validità;
- garantire l’interoperabilità fra i sistemi digitali impiegati in sanità, in modo da generare Big Data che possano essere analizzati;
- realizzare l’interazione fra il mondo medico e quello informatico, due realtà che devono essere in grado di confrontarsi e capirsi fra loro;
- la necessità di implementare le soluzioni digitali in sanità già oggi disponibili, in attesa che i player del settore digital rendano disponibili in futuro altre applicazioni ancora più innovative.
Per il medico gli strumenti digitali sono importanti e ricercati perché in grado di aumentare il tempo a sua disposizione. Avendo più tempo di cui disporre, i medici possono dedicarne maggiormente ai pazienti, offrendo loro un miglior trattamento diagnostico e terapeutico e, di conseguenza, ottenendo un miglioramento degli outcome”. – Pietro De Sanctis, Insulins & DH Brand Manager di Novo Nordisk
Gli interlocutori del medico del futuro
Per le aziende farmaceutiche, quindi, il medico del futuro rappresenterà un interlocutore con cui confrontarsi e cooperare per offrire un maggiore soddisfazione dei bisogni di salute del paziente. Un paziente che, ricordiamo, non andrà a sostituire la figura del medico, ma che interloquirà con quest’ultimo per delineare insieme il percorso di cura.
Oggi non è più possibile non ascoltare tutti gli interlocutori del sistema salute, e quindi anche i pazienti, vale a dire coloro che usufruiscono dei servizi di salute. Questo presupposto pone oggi un problema anche riguardo all’equo accesso a questi servizi innovativi”. – Chiara Gnocchi, Country Communication & Patient Engagement Head di Novartis Italia
Un problema, quello dell’accesso, che in Italia non è dovuto solamente ad un sistema sanitario diversificato per ogni regione, ma anche alla mancanza di una diffusa cultura digitale presso la popolazione. In questi casi, quindi, occorre cooperare con un’altra figura, soprattutto quando il paziente non è autosufficiente o non ha acquisito le competenze necessarie per utilizzare i dispositivi digitali: il caregiver. Nel processo di innovazione digitale il caregiver è una figura strategica, soprattutto nei casi di pazienti che non hanno accesso ai servizi digitali.
Il caregiver digitale sta diventando sempre più un carepartner, un alleato prezioso per far accedere i pazienti ai dispositivi digitali in sanità. Ci sono alcune aziende territoriali che hanno creato dei pool di caregiver digitali affinché diano un supporto alla fragilità dei pazienti e garantire loro un equo accesso all’innovazione”. – Laura Patrucco, Vice Presidente di ASSD
In che modo medici e sviluppatori possono collaborare
In che modo il medico può essere di supporto ai progetti di innovazione digitale intrapresi dalle aziende? Una risposta a tale quesito è stata offerta dalle esperienze presentate dalle quattro startup che hanno preso parte al Digital Health Rally. Dal confronto di questi case studies emerge che i clinici, in quanto professionisti sanitari che sanno riconoscere il bisogno del paziente, sono spesso coinvolti nel disegno delle applicazioni. Il loro contributo è utile nel caso occorra anche “disegnare” l’interfaccia utente dal lato dei medici. Infine, i clinici possono offrire un utile apporto nelle fasi di validazione e di test delle soluzioni implementate.
Occorre sottolineare che l’aspetto fondamentale che ogni nuova soluzione implementata di digital health deve preservare è la capacità di relazione che intercorre fra il clinico e il paziente, come sottolineato da Giampiero De Mestria nel suo intervento di apertura alla sessione:
Alcune progettualità digitali nella distribuzione in ambito healthcare disallineano, disintermediano o addirittura depersonalizzano l’interazione fra pazienti e clinici. Occorre però preservare questi momenti di contatto e relazione fra healthcare professional e paziente che si rischia di perdere in parti fondamentali del patient journey. Ritengo che la digital health possa contribuire a far mantenere il contatto fra due processi che oggi si stanno disallineando sempre più: il processo fisico e il processo tecnologico.