La trasformazione digitale della sanità è un processo profondamente interdisciplinare ed integrato, da abilitare tramite il coinvolgimento di tutti gli stakeholder della sanità e dell’innovazione. L’appuntamento italiano di Frontiers Health ha, infatti, radunato clinici e società scientifiche, associazioni pazienti, enti di ricerca e rappresenti delle istituzioni, nonché start-up e aziende corporate per informare e condividere esperienze e opportunità di innovazione da porre al servizio della salute e della sanità pubblica.
Come ha ricordato Roberto Ascione, Presidente della Conferenza e CEO Healthware Group, nel suo intervento in apertura dell’evento:
Con questa edizione di Frontiers Health Italia, una conferenza nata nel mondo delle startup, della ricerca scientifica e dell’innovazione digitale in sanità, dopo essere riuscita a ricomprendere in questo ecosistema il mondo delle aziende corporate e del venture capital, rafforzare le collaborazioni con operatori sanitari, società scientifiche e associazioni pazienti, si connette ulteriormente anche al mondo delle istituzioni. Questo allargamento del perimetro dell’innovazione “di frontiera” alle istituzioni del nostro paese, come a quelle di altri Stati, è la saldatura importante per far sì che l’innovazione possa essere integrata nei sistemi sanitari.
Si tratta di un passo importante e necessario, dopo che Covid-19 e le disposizioni normative adottate per contrastare il diffondersi della pandemia, hanno spinto le istituzioni, a vario livello, a perseguire delle riforme sistemiche, come quelle abilitate dal PNRR, tese ad implementare e regolamentare l’innovazione digitale in un settore cruciale e di grande impatto economico e sociale come quello della sanità.
Partendo da questo presupposto, il tema conduttore di Frontiers Health, “La Sanità Digitale al servizio della Salute Pubblica”, più che una finalità da perseguire deve essere inteso come un percorso, che gli attori parte dell’ecosistema della sanità italiana, avvalendosi degli strumenti che rientrano nel variegato universo della digital health, seguono per ottenere quello che è il loro vero obiettivo: l’abilitazione di outcome di salute per il paziente.
Se sei interessato ad approfondire l’argomento, puoi scaricare la presentazione di apertura di Frontiers Health Italia 2022 a cura di Roberto Ascione qui.
Ecco alcune “tappe” di questo itinerario che è possibile estrapolare dalle considerazioni esposte da Roberto Ascione durante Frontiers Health Italia 2022.
Per comprendere quale sia la realtà della sanità pubblica con la quale gli attori dell’innovazione digitale già oggi si rapportano, occorre che si instauri un dialogo con tutti gli attori coinvolti a vario titolo nel processo di innovazione digitale della sanità: dalle istituzioni, nazionali e regionali, a rappresentanti delle varie associazioni di categoria delle professioni sanitarie (medici, infermieri, farmacisti) e dei cittadini-pazienti, dalle assicurazioni all’industria.
In particolare, la trasformazione digitale impone una ridefinizione di modelli e di processi, passando dal concetto di “cura” a quello di “prendersi cura”
Dobbiamo prenderci cura della nostra salute prima che i problemi si manifestino, e la trasformazione digitale abilita l’evoluzione da un modello di sanità reattivo ad uno proattivo, partecipato ed integrato
Questo passaggio è oggi reso possibile dalle numerose applicazioni di telemedicina che sono state messe a disposizione dei cittadini e dei pazienti. In tal modo, attraverso l’innovazione digitale in sanità ogni persona, ogni paziente, nel suo percorso di vita è in grado di produrre, anche passivamente, una grande mole di dati.
Una tale quantità di dati richiede anche la capacità di saperli trattare ed analizzare. Il processo di trasformazione digitale, pertanto, avrà anche un sensibile impatto sui processi di ricerca clinica. Da qui la necessità di sviluppare infrastrutture digitali che permettano la gestione della governance e la conduzione della ricerca clinica. Grazie a queste strutture, infatti, sarà più agevole raccogliere e trattare i dati sanitari e clinici utili alla ricerca.
L’opportunità senza precedenti di avere a disposizione una tale mole di dati trasforma il processo di ricerca e sviluppo, abilitandone uno nuovo, integrato e continuo, di ricerca ed innovazione. Detto ciò, c’è un aspetto che in realtà è una necessità: la sicurezza, l’efficacia e la sostenibilità delle tecnologie di digital health messe a disposizione degli operatori sanitari e dei cittadini. Importante quindi la validazione scientifica ed economica delle innovazioni.
Ciò significa che deve essere adottato un approccio sperimentale in grado di validare l’impatto dell’innovazione. Questo vale soprattutto per le terapie digitali, vale a dire quei software che sono in grado di generare outcome di salute positivi.
Le terapie digitali sono una grande opportunità per il futuro della digital health che si sta trasformando velocemente in realtà, che anche il sistema paese Italia può e deve cogliere per poter giocare un ruolo di primo piano.
Non è possibile mettere in atto questo percorso senza che gli attori della sanità e tutti i cittadini – attori nel proprio percorso di salute – non sono “equipaggiati” con le competenze adatte. Competenze che non sono prettamente tecniche o di natura tecnologica, ma anche proprie delle scienze umane, volte ad abilitare processi di co-creazione e collaborazione che sono alla base dell’innovazione e di nuovi modelli di sanità integrata – abilitati dall’interoperabilità dei dati e dalle soluzioni e servizi di digital health.
Nessuno è in grado di farcela da solo, poiché quella sanitaria è la transizione digitale più impegnativa rispetto a quanto già sperimentato finora in tutti gli altri ambiti (finanza, entertainment, e turismo).
La sanità è un ecosistema molto esteso, molto variegato al suo interno, e che ha un impatto diretto su uno degli aspetti critici del vissuto umano: la salute. Occorre quindi che gli attori dell’ecosistema della salute digitale (grandi aziende, istituzioni, attori privati, mondo accademico, startup, mondo del venture capital, terzo settore ed erogatori sanitari) cooperino fra loro per fa sì che la trasformazione digitale in sanità diventi rapidamente realtà.
Infine, in una prospettiva olistica ed integrata e di politiche intersettoriali, la digital health può essere un elemento decisivo per perseguire la visione One Health, basata sul riconoscimento del legame indissolubile fra salute umana, salute animale e salute dell’ecosistema. In particolare, grazie alla trasformazione digitale e all’interoperabilità dei dati sarà possibile monitorare e offrire a tutti gli individui il più alto livello possibile di salute benessere ed equità in un mondo sostenibile e resiliente.
L’accesso alla salute non è uguale per tutti, non solo su scala mondiale, ma anche nell’ambito più limitato di una singola nazione. Se integrato in modo corretto, il digitale può rappresentare l’elemento capace di democratizzare dell’accesso alle cure, e questo è uno scopo importante che merita di essere perseguito e raggiunto.