di , 10/02/2021

Il successo di qualsiasi terapia dipende dal livello di compliance terapeutica, o meglio dal grado di acquiescenza che il paziente mostra rispetto alle prescrizioni dettate dal medico.

Ed è proprio sul fatto che il paziente assuma regolarmente i farmaci prescritti, osservi scrupolosamente la dieta indicata e si adoperi ad apportare cambiamenti al proprio stile di vita, che si gioca l’efficacia di tutto il regime terapeutico.

Il medico, giorno dopo giorno, dovrà monitorare l’aderenza al trattamento del paziente, richiamando la sua attenzione all’importanza di rispettare correttamente le prescrizioni.

Ma come si fa a controllare l’effettiva condotta del paziente e valutare l’osservanza delle terapie?

Scarsa compliance terapeutica: da cosa dipende?

Sicuramente è capitato a tutti i medici di avere pazienti che non rispondono alla terapia raccomandata. Scelgono consapevolmente di non seguire la terapia medica (per le ragioni più disparate) o magari non comprendono correttamente la terapia e modificano, ad esempio, dosi e tempi di assunzione dei farmaci prescritti.

Queste situazioni rispecchiano una scarsa compliance terapeutica e le cause possono essere numerose:

  • Età del paziente: adolescenti e anziani sono più disattenti e con più facilità dimenticano o confondono le prescrizioni;
  • Complessità degli schemi terapeutici e lunghezza del trattamento: la necessità di assumere più farmaci, per parecchio tempo e in modo continuativo (come nelle malattie croniche), può innescare un desiderio di abbandonare le cure prescritte;
  • Mancata accettazione della malattia e paura degli effetti collaterali: il paziente rifiuta di essere malato e interpreta come non necessaria la terapia, se non addirittura pericolosa;
  • Stato psicologico legato alla malattia: deficit cognitivi, visivi e/o acustici ma anche stress e depressione diminuiscono la compliance terapeutica;
  • Tipo di terapia: quando la prescrizione medica riguarda modifiche allo stile di vita, come seguire una dieta o smettere di fumare, l’aderenza può essere molto bassa;
  • Poca fiducia verso il medico: l’idea di accettare passivamente una terapia non condivisa, oppure il mancato raggiungimento dei risultati, fa sì che il paziente cerchi alternative che minacciano la compliance terapeutica;
  • Difficoltà logistiche: quando diventa complicato spostarsi per raggiungere le strutture ambulatoriali per visite di follow-up, si tende a rinviare o rinunciare alle cure.

Si sa, una terapia se non seguita con puntualità e precisione perde di efficacia. Di conseguenza, una scarsa compliance può favorire l’insorgenza di complicazioni, recidive o prolungamenti della malattia che si prefigge di curare.

Interventi per migliorare la compliance terapeutica: cosa può fare il medico

Quello che si può fare per favorire la compliance terapeutica è innanzitutto staccarsi dalla sua definizione classica, ossia “l’accettazione passiva da parte del paziente di quanto prescritto dal medico”, ma piuttosto coinvolgere attivamente il paziente sulla definizione del percorso terapeutico, discutendo con lui sugli effetti, le alternative, le esperienze passate, creando delle aspettative realistiche con un linguaggio comprensibile.

In questo modo, il paziente saprà che per raggiungere dei risultati è necessario che diventi più partecipativo, aumentando la sua aderenza alla terapia.

I metodi che possono essere usati per migliorare la compliance terapeutica consistono nel:

  • Mettere in atto interventi educativi sul paziente e la sua famiglia che rafforzino l’importanza del trattamento e l’utilità dello stesso;
  • Fornire istruzioni chiare e dettagliate (anche in versione scritta) volte a semplificare per quanto possibile lo schema terapeutico;
  • Ridurre la complessità della terapia e la sua invasività nella vita quotidiana, prediligendo farmaci a lento assorbimento che limitano la somministrazione di più dosi nell’arco della giornata;
  • Incoraggiare il paziente ad esprimere le sue domande e preoccupazioni, per poterle discutere insieme, verificando anche la corretta comprensione della terapia;
  • Aumentare la comunicazione con il paziente, fornirgli informazioni sulla malattia e la cura prescritta, sottolineando il valore del regime e gli effetti dell’aderenza;
  • Potenziare il monitoraggio del regime terapeutico e suggerire strumenti tecnologici per rispettare l’assunzione dei farmaci.

Soluzioni digitali per favorire la compliance terapeutica

Le piattaforme di salute digitali si sono rivelate un valido strumento per mettere in contatto medici e pazienti e alimentare la compliance terapeutica a distanza. Si tratta di soluzioni innovative che non vogliono sostituire la visita in presenza ma solamente facilitare la comunicazione medico-paziente e favorire il monitoraggio e l’aderenza al trattamento in maniera semplice e sicura, oltre ad agevolare appuntamenti e ricordare scadenze che rientrano anch’esse nel percorso di cure.

Paginemediche, ad esempio, è una soluzione digitale pensata per stabilire una connessione immediata ed informale col paziente all’interno di uno spazio virtuale dove poter, non solo interagire in totale sicurezza, ma anche controllare l’effettiva condotta del paziente e valutare l’osservanza delle terapie.

Grazie al servizio di telemonitoraggio domiciliare, ad esempio, il medico può acquisire da remoto i principali parametri vitali del paziente (battito cardiaco, temperatura corporea, pressione arteriosa, ecc.) tramite dispositivi digitali e monitorare, giorno dopo giorno, l’andamento della terapia e agire solamente in caso di anomalie. In questo modo, verrà offerta un’assistenza sanitaria più personalizzata e partecipativa, con interventi continui sul paziente che ne migliorano la qualità delle cure e la gestione dei farmaci.

Inoltre, la piattaforma consente anche di restare in contatto con il paziente senza necessariamente incontrarlo di persona, utilizzando la Videovisita online per rispondere a dubbi sulla terapia, risolvere necessità improvvise o semplicemente per controlli di routine, tutte azioni che aumentano la compliance terapeutica.