Quando si verifica un evento mondiale come la recente pandemia da coronavirus vengono a galla le più grandi fragilità umane, poco cambia se siamo medici o pazienti.
La differenza sostanziale, tuttavia, sta nel fatto che nonostante l’incertezza e la paura di fatali conseguenze, medici, infermieri e personale sanitario si sentono chiamati ad aiutare. Un sentimento collettivo che purtroppo mette a dura prova la loro salute mentale.
Lo stress della pandemia sugli operatori sanitari
L’emergenza da SARS-CoV-2 ha reso particolarmente difficile la messa in atto delle usuali strategie di gestione dell’assistenza medico-sanitaria e tutti gli operatori sono stati chiamati ad individuare e sperimentare modalità di intervento adattate ai nuovi contesti.
I medici si sono improvvisamente trovati sia a dover gestire una malattia infettiva tanto imprevedibile quanto letale, ma anche a dover rispondere alle richieste di supporto psicologico per affrontare paure e incertezze legate all’infodemia da coronavirus. Preoccupazioni umanamente condivise anche dagli stessi professionisti, con l’effetto di rendere assai più complessa la gestione dell’emergenza.
Le sfide che il personale sanitario si è trovato ad affrontare riguardano in particolare:
- una forte impennata della domanda di assistenza senza la certezza di poter garantire cure efficaci;
- l’esposizione continua al rischio di infezione con il timore anche di trasmetterla ai familiari, agli amici e ad altri colleghi sul posto di lavoro;
- equipaggiamenti piuttosto scomodi e limitanti la mobilità e la comunicazione;
- il disagio di gestire pazienti complessi e fornirgli un adeguato supporto e assistenza medica, con limitate possibilità di risoluzione;
- lo stress psicologico di dover garantire la salute pubblica nonostante sentimenti di paura, frustrazione e sfinimento per i carichi di lavoro eccessivi.
Le conseguenze della pandemia sulla salute mentale dei medici
L’evoluzione dello scenario epidemiologico ha inevitabilmente portato medici, infermieri e personale sanitario ad affrontare contesti di insicurezza, criticità e di stress prolungato, con rilevanti implicazioni sul benessere psicologico. Basti pensare al fatto che quotidianamente vedono allungare la lista degli operatori sanitari contagiati e dei medici deceduti: la FNOMCeO, Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, stima che dall’inizio della pandemia e fino al 31.01.2021 sono quasi 90.000 i sanitari contagiati e oltre 300 i medici che hanno perso la vita svolgendo il loro lavoro.
Al riguardo, sono state pubblicate numerose ricerche in questi mesi per esaminare l’impatto psicologico che l’esposizione al coronavirus avesse avuto sugli operatori sanitari. Da uno studio italiano è emerso che il timore di poter contagiare colleghi di lavoro e familiari rappresentasse il principale motivo di preoccupazione; l’ospedalizzazione di un collega era associata a sintomi di stress post-traumatico, mentre il decesso di un operatore sanitario a causa della malattia virale era associato a sintomi di depressione ed insonnia.
È facile dedurre che sul lungo periodo questa pandemia rischia di danneggiare i professionisti medico-sanitari che crollano giorno dopo giorno sotto i colpi dello stress e del disagio emotivo e personale, con conseguenze psicofisiche (e lavorative) che nel tempo possono condurre allo sviluppo, o all’esacerbazione, di problemi afferenti alla salute mentale. Malattie tanto silenti quanto pericolose se non curate e monitorate.
Il digitale a supporto della sfera emotiva del medico
Per mantenere il benessere psicologico degli operatori sanitari e migliorare il loro stato di salute mentale nell’affrontare questa condizione di assoluta emergenza, è stato redatto lo scorso maggio dall’Istituto Superiore della Sanità, un rapporto sulle “Indicazioni ad interim per la gestione dello stress lavoro-correlato negli operatori sanitari e socio-sanitari durante lo scenario emergenziale SARS-COV-2”.
In questa situazione critica, anche la tecnologia della telemedicina sta facendo la sua parte con soluzioni pensate per facilitare tutto il processo di assistenza sanitaria (con videovisite da remoto, teleconsulti via chat, monitoraggio domiciliare) che limitano notevolmente il rischio di infezione e ottimizzano il carico di lavoro del medico.
Per approfondire il tema, è possibile partecipare, martedì 23 febbraio, all’incontro live con l’esperto Gerry Chillè, Senior Partner Digital Therapeutics at Healthware Group, che racconterà quali sono le novità di sostegno alla “mental health” presenti nei paesi anglosassoni che potrebbero essere utili anche in Italia. L’evento fa parte del piano di formazione e aggiornamento per medici promosso dal progetto di telemedicina Visitario, realizzato da Paginemediche con il contributo non condizionante di Malesci.
Se sei un medico e vuoi partecipare all’evento registrati qui.