Digital wellbeing sta diventando un termine di uso abbastanza comune all’estero, specialmente in UK e USA. Ormai dall’anno scorso Google ha lanciato il suo progetto proprio sul benessere digitale in cui il focus è riflettere su come usare la tecnologia affinchè non sia fonte di distrazione.
Uno dei passaggi più significativi della sensibilizzazione sul tema da parte degli addetti ai lavori è la lettera aperta che due dei principali investitori di Apple hanno lanciato all’inizio del 2018 richiamando l’attenzione sulla dipendenza da schermi dei bambini.
Si trattava di Jana Partners e del California State Teachers’ Retirement System (CalSTRS) che nel documento reso pubblico hanno sollecitato una presa di posizione da parte di Cupertino sull’effetto dei dispositivi digitali sui più piccoli.
Un altro esempio significativo nel panorama soprattutto americano è il Humane Center for Technology, fondato da Tristan Harris e altri ex dipendenti delle grandi aziende tecnologiche (da Facebook a Google). Obiettivo di questi professionisti è portare l’attenzione sul dispendio di tempo che molto spesso i dispositivi digitali ci portano ad avere.
Perché è importante parlare di benessere digitale oggi
In una manciata di decenni siamo passati dal telefono fisso solo nelle abitazioni più facoltose, ad un mondo in cui ci sono più persone con un telefono cellulare di quelle che hanno accesso ai servizi sanitari.
In questo scenario di profondo e repentino cambiamento è ovvio che l’essere umano non sia attrezzato al fine di gestire al meglio tutte le novità in ambito tecnologico che sopraggiungono.
Per questo oggi più che mai diventa necessario fermarsi e riflettere su come stiamo utilizzando i media digitali, su cosa vogliamo dagli strumenti che abbiamo fra le mani 7 ore al giorno, e se siamo veramente consapevoli delle quasi 2 ore quotidiane che passiamo sui social media.
Ci stupiamo quando guardiamo le statistiche sull’uso dello smartphone, ma fra qualche anno saremo immersi nella realtà aumentata e allora si che sarà difficile trovare un equilibrio tra il mondo fatto di atomi e quello di bit.
Oggi invece siamo ancora in tempo a pensare al tipo di relazione vogliamo costruire con il digitale in cui siamo immersi.
Cosa possiamo fare per usare in modo sano i media digitali?
Come in tanti altri campi, anche in questo non c’è una ricetta magica che funzioni al 100% e soprattutto non per tutti vale la stessa cosa.
Ciò che però ritengo essere la base, per prenderci cura del nostro benessere digitale, è interrogarci per capire quanto siamo padroni del tempo che trascorriamo online e quanto invece ci stiamo lasciando trascinare in modo passivo.
Propongo una traccia di riflessione sul tema, in cinque passaggi (Metodo SMART):
- Studia il tuo comportamento
Con delle App di tracking e con un po’ di auto-osservazione si può avere una fotografica realistica dello stato dei fatti rispetto al proprio uso del digitale. - Metti in chiaro i tuoi obiettivi
Definire le motivazioni che ci spingono a stare online. - Attua il cambiamento
Mettendo in campo delle piccole strategie nella gestione del proprio cellulare e nell’organizzazione della propria giornata, si può riprendere il controllo di come usiamo la tecnologia. - Riqualifica il tuo tempo
Una volta portato un cambiamento nel come gestiamo i dispositivi digitali, un risultato comune a molti è il recupero di diverso tempo nella propria giornata. - Traccia nel futuro
Avere un occhio puntato avanti e fissarsi in agenda dei check up per fare il punto su quanto stiamo usando in modo attivo e quanto passivo la tecnologia, è ciò che ci permette di non tornare nelle solite vecchie routine.
In conclusione, cerchiamo di prendere tutti i benefici dalla tecnologia in cui navighiamo, ma ricordiamoci che si tratta di strumenti molto potenti e quindi se vogliamo mantenerne il controllo è necessario usare la testa.