Che valore attribuisco alla scienza e alla tecnologia? O meglio, cosa mi aspetto dal progresso scientifico e dall’innovazione?
Sono portato a pensare che chi abbia scelto di dedicare qualche minuto alla lettura di questo contributo, abbia cercato, svolgendo il proprio lavoro giorno per giorno e cercandone un valore intrinseco, di rispondere a tale quesito.
Dal mio, evidentemente minuscolo, angolo di osservazione, ma entusiasta e impegnato nel cogliere e condividere spunti di innovazione, ho maturato il convincimento per cui il sapere umano debba mirare a garantire migliori condizioni di vita, eguaglianza nell’esercizio dei diritti, parità nell’accesso alle opportunità, ai mezzi di comunicazione. Sappiamo che le sfide per il progresso, tuttavia, oltre al profumo incoraggiante dell’aspettativa, si caricano di inquietudini e complessità tali da richiedere lucidità, capacità di astrazione e di analisi multilivello per poterne tracciare frontiere futuribili.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD)1 ha realizzato un imponente lavoro, pubblicato nel Dicembre 2016, di definizione dello scenario delle scienze e dell’innovazione, spingendosi fino al 2050. Il Science, Technology and Innovation Outlook 20162 traccia dei megatrend che avranno un forte impatto sull’economia globale e sulla finanza dell’innovazione, discute le principali tecnologie emergenti, non solo foriere di opportunità ma anche di rischi, e i futuri scenari nella scienza, sottolineando l’importanza della multidisciplinarietà, della digitalizzazione e dell’attrattività delle carriere nella ricerca. Emergeranno nuovi mercati, con nuovi fabbisogni di competenze e opportunità di crescita, vi sarà una più ampia distribuzione delle attività scientifiche e tecnologiche a livello mondiale, dato lo sviluppo economico delle economie emergenti e l’attività transfrontaliera delle multinazionali. Mentre si intensificherà la concorrenza globale per la ricerca di talenti bisognerà fare i conti con notevoli restrizioni delle risorse, da collegarsi all’insufficienza sia delle economie sviluppate che emergenti e alla competizione fra policy pubbliche. Invecchiamento demografico, cambiamenti climatici e sfide in ambito medico segneranno le agende da qui ai prossimi 20/30 anni, sostenute dalle tecnologie emergenti che porteranno con sé, bisogna esserne consapevoli, rischi, incertezze e problemi etici (es. l’occupazione erosa dall’intelligenza artificiale, la privacy minacciata dai big data, la stampa 3D con relative implicazioni in materia di proprietà intellettuale).
Le innovazioni nell’ambito Salute
Le analisi dei Big Data offrono potenzialmente vantaggi significativi su vari fronti: dalla cura del paziente, ai sistemi di gestione, dalla ricerca al monitoraggio dei sistemi sanitari pubblici. La condivisione dei dati attraverso piattaforme condivise può incrementare l’efficienza nell’accesso ai servizi, agevolare una maggiore conoscenza a consapevolezza di prodotti e servizi innovativi. La diagnosi, così come il trattamento e il monitoraggio dei pazienti, può diventare una joint venture tra software analitici e medici. La disponibilità di big data in ambito salute, combinata con approfonditi studi clinici e biologici, potrebbe veramente aprire a nuovi scenari per compiere progressi rispetto a quanto oggi noto, soprattutto in relazione alle malattie legate all’invecchiamento.
Anche le neurotecnologie3 giocheranno un ruolo centrale nel futuro a medio-termine. Cerchiamo di essere più specifici. Pensiamo all’optogenetica. il controllo ottico, ingegneristico, potremmo dire, dei neuroni permetterebbe di osservarne e controllarne connessioni e funzione4. L’optogenetica potrebbe rivoluzionare le neuroscienze, con l’utilizzo della luce per manipolare l’attività neurale in neuroni definiti geneticamente o funzionalmente, con una precisione di millisecondi. I neuroscienziati avrebbero uno strumento in più per analizzare i link casuali tra le cellule neurali, per studiare le reti e il comportamento. La prossima frontiera della scienza del cervello potrebbe abbracciare l’aspetto emotivo, analizzando nuovi aspetti delle malattie neurodegenerative, il comportamento e il pensiero.
Poi abbiamo le tecnologie per la neuromodulazione, ovvero quell’insieme di modificazioni della trasmissione degli impulsi nervosi indotto, a scopo terapeutico, a livello del sistema nervoso centrale (encefalo, midollo spinale) o del sistema nervoso periferico (nervi encefalici, nervi spinali) mediante stimolazione elettrica o somministrazione intratecale di farmaci5. I dispositivi per la neuromodulazione acquisteranno maggiore importanza nel trattamento di disturbi del sistema nervoso, aprendo, tuttavia, molti quesiti rispetto al loro utilizzo su bambini e malati mentali.
Quindi, entrando in scenari familiari ai cineasti della fantascienza, dobbiamo tener presente l’ambito delle interfaccia cervello-computer (o anche cervello-macchina). Tali dispositivi possono permettere un monitoraggio e un controllo hands-free, utile per autisti, piloti, astronauti, ma, in ottica ancora più speculativa, potrebbero contribuire a sviluppare nuovi sensi nell’essere umano, come l’abilità a rilevare campi magnetici o onde radio/infrarossi.
Tra le innovazioni ad alto impatto per le neuroscienze, l’OECD annovera i nanorobots, che, iniettabili, avranno una molteplicità di funzioni, dalla raccolta di dati, al monitoraggio, al processing, fino a bypassare la barriera ematoencefalica. Il potenziale dell’utilizzo di tale tecnologia nella diagnostica rappresenterebbe veramente una innovazione disruptive nel campo della salute.
Abbiamo aperto una piccola finestra su un futuro per nulla lontano, vi lascio ad approfondire il report, laddove si affrontano i temi del cambiamento climatico, delle diseguaglianze tra popolazioni e dell’occupazione. Ma, proseguendo nella lettura, non dimenticate cosa possiamo fare oggi: razionalizzare la spesa pubblica per la ricerca, incentivare la cultura dell’innovazione, definire strategie e policy più responsabili in materia di scienza, tecnologia e innovazione. Prepariamoci.
1. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è un’organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri, paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato.
2. Si tratta dell’undicesimo lavoro a cura dell’OECD, a cadenza biennale, basato sui riscontri dei paesi membri e non dell’Organizzazion, costruito su un quadro statistico di oltre 300 indicatori relativi a scienza, tecnologia e innovazione. Lo studio rappresenta uno dei pilastri della piattaforma IPP, un’area interattiva che garantisce l’accesso a open data per incentivare lo scambio e la mutua conoscenza in materia di innovation policy, gestita dall’OECD e dalla Banca Mondiale.
3.Possono definirsi neurotecnologie quegli strumenti artificiali che interagiscono con il cervello al fine di studiare, accedere e manipolare la struttura e le funzionalità del sistema nervoso (Giordano, 2012)
4. Cfr. Hoffman, 2015
5. Cfr. Treccani, 2016