Qualche tempo fa mi sono ritrovata a scrivere in questo blogpost (e a credere naturalmente) che la salute è un business, un business che appartiene a tutti, un business per la nostra felicità. Ieri sera, 21 settembre ’16, ho avuto la conferma che possiamo effettivamente parlare di business quando si parla di salute e possiamo anche parlare di felicità quando si parla di salute e di business. Come molti ho assistito alla presentazione in diretta della “Chan Zuckerberg Initiative” e del primo progetto relativo proprio alla salute.
“Can we cure all disease in our children’s lifetime?” è la domanda che appare sullo sfondo e alle spalle del fondatore e CEO di Facebook e della moglie Priscilla Chan che nel 2015 avevano annunciato non solo la nascita della loro primogenita ma anche il più profondo impegno “a rendere il mondo un posto migliore per la generazione futura”. E così è stato: l’annuncio di un investimento di 3 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni per aiutare il mondo della medicina a sviluppare nuovi strumenti e combattere così le patologie più diffuse ha sorpreso ed entusiasmato la platea di spettatori che da tutto il mondo ha seguito l’evento.
Un rincorrersi di like, emoticons sorridenti e cuori ha accompagnato il video della diretta su Facebook; un susseguirsi infinito di posts di ringraziamento per l’impegno profuso ha reso ancora più emozionante la partecipazione al talk. E poi Lui, Bill Gates, l’uomo più ricco al mondo, irrompe sulla scena per confermare la partecipazione anche di Microsoft all’iniziativa e il proprio impegno nella lotta contro Hiv, tubercolosi e malaria.
Ecco, devo ammettere. Mi sono sentita felice. Felice di appartenere a un mondo che nonostante tutto riesce ad essere anche e ancora filantropico, felice di lavorare per un settore, quello della digital health, che può sostenere progetti di prevenzione e cura. Felice di far parte di un team, quello di Paginemediche, impegnato nel cercare di aiutare le persone a gestire i propri percorsi di cura, a migliorare la propria salute e a vivere così una vita felice.
E con questa convinzione Paginemediche ha introdotto nella sua nuova versione un’area totalmente riservata agli utenti dove è possibile non solo attivare percorsi di navigazione, informazione e approfondimento basati sui propri interessi e sulle proprie abitudini/stili di vita, ma soprattutto dove è possibile godere di una relazione diretta con i medici e al tempo stesso fruire di servizi digitali che supportano le terapie, prevengono le cure e migliorano la salute. L’iniziativa è di impatto e grande interesse tanto da aver catturato già l’attenzione di soluzioni come Amicomed, il primo servizio digitale per la gestione della pressione arteriosa, un programma di tre mesi completamente incentrato sull’utente e che consente di governare l’ipertensione agendo solo sui cambiamenti dello stile di vita.
Probabilmente l’interrogativo che ci si pone quando assistiamo a progetti di questo tipo, quando siamo impegnati in attività che ruotano intorno alla salute, è non tanto perché lo facciamo o per cosa lo facciamo. Ma per CHI siamo disposti a impegnare il nostro tempo, possiamo dire la nostra ricerca della felicità?
E qui credo che non abbia alcuna importanza se ti chiami Bill o sei hai sposato il fondatore di Facebook; semplicemente la risposta è unica, che tu sia un uomo famoso o meno, un supermiliardario o uno stipendiato medio italiano, e la risposta è nella generazione futura, in chi verrà dopo di noi, da chi e da dove non importa. Noi, qui ed ora, abbiamo solo un dovere: impegnarci a rendere il mondo un posto migliore, un posto dove tutti possono essere felici, dove tutti possono accedere al bene più prezioso, la salute.