Considerazioni dall’Expert Opinion “Le terapie digitali a potenziamento dei percorsi di cura per la depressione nel Servizio Sanitario Nazionale: proposte per l’Italia”
Negli ultimi anni il tema delle terapie digitali si è imposto all’attenzione dei vari stakeholder che operano, direttamente e indirettamente, nel settore delle life sciences. A seguito di questo interesse, sono sempre più numerose le analisi che cercano di valutare come queste applicazioni di digital health possano essere integrate in un sistema sanitario. In questo quadro in evoluzione, Healthware Group ha reso pubblico il documento di Expert Opinion “Le terapie digitali a potenziamento dei percorsi di cura per la depressione nel Servizio Sanitario Nazionale: proposte per l’Italia”.
Si tratta di un lavoro che riporta cinque proposte e un possibile flusso clinico-organizzativo per l’integrazione delle terapie digitali nei percorsi di cura per la depressione nel Sistema Sanitario Nazionale. Il documento è stato realizzato da un panel di esperti multistakeholder, coordinati da Alberta M.C. Spreafico, Global Head of Digital Health & Innovation di Healthware Group e da Fabrizio Starace, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL di Modena.
Il documento, in considerazione del contesto e delle più recenti linee guida scientifiche internazionali per il trattamento della depressione, argomenta perché e come le terapie digitali potrebbero essere integrate a potenziamento degli interventi previsti dal SSN per la depressione lieve, moderata e severa, nonché per la prevenzione delle ricadute e la gestione della depressione sottosoglia.
Per comprendere appieno come le terapie digitali possono integrare e potenziare i percorsi di cura della depressione, ed anche più in generale applicarsi ad altri ambiti e patologie, abbiamo avuto modo di confrontarci con Alberta Spreafico di Healthware Group. Attraverso un colloquio che ha toccato i diversi temi trattati nel documento, Alberta ha delineato lo scenario in cui si calano le proposte contenute nella pubblicazione.
I dati sulla depressione maggiore
Ma perché uno studio sulle terapie digitali ha preso in considerazione la depressione maggiore? Per rendersi conto dell’importanza di questa patologia e dei suoi effetti sanitari ed economici, basta fare riferimento a pochi dati.
In Italia la depressione ha una prevalenza stimata intorno al 6% della popolazione, con oltre 3 milioni di persone che soffrono di un qualche grado della patologia. A livello economico, i costi diretti e indiretti ad essi associati si stima abbiano un impatto pari al 3,3% del PIL. In particolare, i costi dovuti alla perdita di produttività per la depressione ammontano ad almeno 4 miliardi di euro l’anno. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, con un forte incremento nella prevalenza dei sintomi depressivi.
Nonostante l’alto impatto, la quota di spesa pubblica dedicata alla salute mentale in Italia è pari al 3% del fondo sanitario nazionale, molto lontana dal target del 10% previsto per i paesi ad alto reddito, o dalla spesa sostenuta da Germania (11,2%) e Francia (15%).
“In uno scenario in cui la prevalenza dei sintomi depressivi è alta e in ulteriore crescita, i dati disponibili rispetto ai servizi offerti dal SSN, rivelano che oltre alla presenza di barriere in termini di accesso e fruibilità, solo circa l’8% dei pazienti che accedono ai servizi pubblici di salute mentale beneficia della psicoterapia – nonostante sia indicata tra i trattamenti di prima linea per la depressione lieve, moderata e severa.” – dichiara Alberta – “Inoltre, si stima che il SSN sia in grado di soddisfare solo il 20% del fabbisogno dei servizi di psicoterapia per ansia e depressione. Ciò significa che ad oggi è alquanto difficile garantire una presa in carico continua e integrata, accompagnando il paziente verso una graduale autonomia ed intervenendo tempestivamente nel caso di eventuali ricadute. In questo contesto, le terapie digitali, in quanto software di alta qualità in grado di fornire ai pazienti interventi terapeutici di comprovata efficacia clinica, e spesso riconducibili ad approcci psicoterapeutici e psicologici validati (per esempio, di tipo cognitivo comportamentale e psicoeducativo), possono essere uno strumento importante a supporto dei pazienti, degli operatori sanitari e dell’offerta di assistenza del Sistema Sanitario. Infatti, recenti linee guida internazionali per il trattamento della depressione, alla luce delle consistenti evidenze scientifiche, raccomandano l’uso di interventi erogati digitalmente, riconducibili anche alla definizione di DTx.”
Le cinque proposte degli esperti
Con questa pubblicazione di Expert Opinion, il gruppo di esperti propone l’integrazione delle terapie digitali a potenziamento degli interventi del SSN per la depressione lieve, moderata e severa, nonché per la prevenzione delle ricadute e la gestione della depressione sottosoglia.
Occorre però sottolineare che il lavoro svolto dal panel di esperti non si è limitato alla sola analisi concettuale dei percorsi di cura per la depressione in Italia. Accanto alla descrizione delle fasi e setting di cura che caratterizzano ogni snodo del percorso terapeutico che caratterizza la depressione maggiore, alle relative criticità oggi presenti, e alle possibili integrazione delle DTx, è stato compiuto un passo ulteriore.
Un possibile flusso clinico-organizzativo: il caso studio della terapia digitale deprexis
Il panel ha elaborato un vero e proprio caso studio dalla cui analisi è stato implementato un flusso organizzativo. Questo schema illustra come una terapia digitale possa essere integrata nei percorsi di cura per la depressione già in essere nel SSN italiano. A tale scopo, la terapia digitale individuata come adatta per questo tipo di approfondimento è stata deprexis. Si tratta di una soluzione software, certificata come dispositivo medico di classe I, la cui efficacia a supporto del trattamento per la depressione unipolare e i disturbi depressivi è stata confermata da 12 studi clinici controllati randomizzati e una metanalisi e già utilizzata e rimborsata in diversi paesi europei.
Il panel di esperti, ponderando le implicazioni dell’integrazione di una terapia digitale come deprexis nei percorsi di cura italiani, ha potuto proporre un flusso clinico-organizzativo che permetterebbe ai pazienti e agli operatori sanitari di avere l’opportunità di accedere all’utilizzo di una terapia digitale validata come intervento complementare alla luce della conferma della diagnosi di depressione maggiore (lieve, moderato, o severa).
Il risultato di questa simulazione è ben riassunto dallo schema riportato qui sotto.
Come evidenziato dallo schema del flusso organizzativo, con la conferma della diagnosi di depressione maggiore (lieve, moderata, o severa), il medico e il paziente potrebbero convenire sull’opportunità di utilizzare una terapia digitale validata come intervento complementare. La prescrizione della terapia digitale potrebbe avvenire anche alla luce di un’opportuna valutazione da parte del medico rispetto all’eleggibilità clinica del paziente, prestando particolare attenzione al livello di autonomia e di motivazione del paziente; appurando anche l’idoneità delle condizioni tecnologiche di cui il paziente dispone (come, ad esempio, l’accesso ad una connessione internet) e la capacità di utilizzare lo strumento digitale.
In particolare, il medico dovrà prestare attenzione non solo al livello di autonomia e di motivazione del paziente, ma anche se le dotazioni tecnologiche di cui esso dispone (ad esempio la connessione internet) e le sue competenze digitali siano tali da garantire un uso corretto della terapia digitale.
“Per far sì che le potenzialità della sanità digitale possano essere ricomprese nel nostro sistema sanitario, stiamo lavorando insieme ai diversi attori coinvolti lungo i percorsi di cura per innovare processi, elaborare flussi clinico-organizzativi, ed integrare i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali con l’adozione di innovazioni di salute digitale con le modalità più adeguate, anche alla luce delle evidenze scientifiche e delle specificità del SSN” – precisa Alberta – “In questo caso, il lavoro svolto mostra come una terapia digitale potrebbe essere integrata e calata nei percorsi di cura per la depressione, valorizzando i diversi contesti di cura, potenziando i piani terapeutici e riabilitativi, e fornendo uno strumento complementare a beneficio dei pazienti, dei diversi operatori sanitari e degli outcome di salute.”
I vantaggi stimati dall’utilizzo delle DTx
I benefici previsti alla luce delle evidenze e potenziali a seguito di una possibile prescrizione di una terapia digitale potrebbero essere numerosi. Infatti, grazie ad un primo momento di informazione e formazione, è ipotizzabile che venga favorito l’empowerment del paziente. Ciò renderebbe quest’ultimo maggiormente autonomo nella gestione della sua patologia e potenzialmente, ove appropriato, potrebbe ridurre il bisogno o la frequenza dell’intervento dell’operatore sanitario. Inoltre, l’adozione della DTx offrirebbe anche la possibilità di identificare precocemente eventuali ricadute tramite il monitoraggio regolare dei sintomi e della progressione terapeutica.
Già solo queste brevi considerazioni mettono in luce tutta una serie di criticità che le terapie digitali potrebbero contribuire ad attenuare ed affrontare rispetto alla gestione della depressione maggiore.
In più, si è potuto osservare che questi strumenti, inseriti in un flusso già in essere e che richiederebbero modifiche in parte già in atto nel contesto del PNRR, consentirebbero di complementare ed aumentare l’efficacia clinica degli interventi previsti per ogni grado di gravità di depressione.
In aggiunta, l’introduzione delle terapie digitali nei percorsi cura avrebbero un ruolo centrale nel raggiungimento proprio degli obiettivi contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ciò non solo perché nel flusso applicativo proposto è prevista l’interoperabilità con le piattaforme Nazionale e Regionali di Telemedicina e l’Ecosistema del Fascicolo Sanitario 2.0, attualmente in fase di realizzazione.
L’adozione delle DTx è in grado di favorire lo sviluppo di modelli di cura di prossimità in grado di porre la persona al centro, abilitando l’accesso ad interventi terapeutici nel contesto di vita quotidiana dei pazienti, favorendo il monitoraggio dei sintomi e permettendo un intervento tempestivo, preciso e personalizzato in caso di ricadute.
Ipotizzando poi una reale implementazione del caso studio elaborato per la depressione maggiore, l’esperienza accumulata con l’introduzione delle terapie digitali nei processi di gestione di questa patologia potrebbe essere adattata, laddove adeguato e tenendo conto di relative specificità, al flusso applicativo di altre patologie.
Le barriere che occorre superare
Tuttavia, le proposte delineate potranno diventare realtà se si supereranno delle barriere che oggi ostacolano tale evoluzione.
In primo luogo, in Italia mancano un percorso regolatorio e dei criteri di valutazione, accesso e rimborso in grado di consentire la selezione e l’adozione delle terapie digitale in modo adeguato, equo e tempestivo nel contesto del SSN. Un passo che deve poter essere compiuto anche in Italia, poiché un numero crescente di paesi europei ha sviluppato percorsi regolatori che ne abilitano l’accesso, la rimborsabilità e la prescrivibilità. In Germania, ad esempio, il documento riporta come ad oggi sono 45 le applicazioni di sanità digitale rimborsate, di cui 22 indicate per il trattamento di disturbi di salute mentale.
“Alla luce della dimostrata efficacia delle terapie digitali per il trattamento della depressione ed anche per altre aree terapeutiche” – puntualizza Alberta – “dei percorsi di accesso e rimborsabilità previsti in un numero crescente di Paesi – per esempio, Germania, Francia e Inghilterra – e della probabilità che esse diventino sempre più accessibili anche in Italia, ma limitatamente al settore privato, è importante, anche da un punto di vista etico e di equità, definire criteri di valutazione, accesso e rimborso perché possano essere integrate in modo adeguato, equo e tempestivo anche nel contesto del SSN.”
Un secondo fattore da tenere in debita considerazione è l’innovazione organizzativa che sarà resa necessaria dall’innovazione digitale. Tali trasformazioni richiederanno la formalizzazione di modelli e flussi clinico-organizzativi, ai quali corrisponderanno responsabilità e risorse dedicate, che integrino delle DTx nei percorsi di cura. Occorrerà quindi valutare e monitorare i benefici ed intervenire a livello strutturale per limitare il digital-divide.
Infine, viene ribadita l’importanza della formazione di tutti gli stakeholder ed in particolare dei professionisti sanitari, i quali ricoprono il ruolo chiave nel comprendere, supportare e guidare la trasformazione digitale del SSN, e nel motivare la partecipazione attiva dei pazienti.