di , 12/10/2021

L’HIV, un virus attualmente in secondo piano

La recente pandemia da COVID-19 ha messo in particolare risalto molteplici temi di diversa natura, tra i quali i virus che possono essere dei nemici tanto invisibili quanto temibili e l’accelerazione nella digitalizzazione della sanità. Questi temi rivestono una particolare rilevanza anche in altre condizioni che l’attuale emergenza sanitaria può aver messo in secondo piano, come l’infezione da HIV. 

I contagi da HIV però non si sono arrestati: nel 2020 sono risultate nel mondo circa 37,6 milioni le persone affette da questo pericoloso virus mentre in Italia si stimano 130.000 casi. Nel nostro paese, inoltre, l’iter diagnostico può rappresentare una vera e propria sfida: circa l’11-13% delle persone affette da HIV non è a conoscenza della propria condizione e si registrano alti tassi di diagnosi tardiva.

Gli HIVST: dispositivi per la diagnosi raccomandati dall’OMS

Uno dei metodi per rilevare l’infezione da HIV è l’utilizzo degli HIVST (HIV self-test). Gli HIVST permettono di raccogliere in autonomia il proprio campione biologico, eseguire il test e interpretarne il risultato. Questi dispositivi diagnostici sono stati raccomandati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 2016 come metodo sicuro, accurato ed efficace per raggiungere anche coloro che potrebbero avere difficoltà nell’ottenere una diagnosi, incluse le popolazioni a rischio.

In Italia gli HIVST sono disponibili in Farmacia dal 2016 e, nonostante uno studio abbia evidenziato come anche nel nostro paese tali dispositivi possano favorire l’accesso alla diagnosi, nel corso degli anni si è registrato un calo delle vendite. La causa di questo fenomeno probabilmente risiede in campagne informative poco incisive.

I supporti digitali, alleati nella diagnosi dell’HIV

Al fine di favorire la conoscenza e l’utilizzo degli HIVST sono stati condotti numerosi studi che hanno abbinato questi dispositivi a supporti digitali: tali studi hanno dimostrato quanto questa sia una strategia valida per coinvolgere chi si sottopone al test la prima volta e le popolazioni difficili da raggiungere. Per queste persone, per esempio, è molto utile la distribuzione dei kit diagnostici basata sui social media.

Tra gli interventi in associazione molto funzionali si sono rivelate le “videochat-guida” talvolta seguite da messaggi contenenti i riferimenti di servizi sanitari utili. Tale combinazione ha agevolato l’auto-somministrazione e l’interpretazione dei risultati degli HIVST.

È stato osservato, inoltre, che l’associazione con siti web, social media, app, sms e digital VMs (Vending Machines) può avvicinare le persone all’ iter terapeutico.

Uno dei motivi alla base di tale successo è la riduzione dello stigma e delle preoccupazioni sulla riservatezza che questo abbinamento può garantire.

Alla luce di questi risultati è chiaro che, poiché la necessità di continuare a sensibilizzare e responsabilizzare la comunità sul tema dell’HIV appare ancora in primo piano, è possibile perseguire tale intento sfruttando tutti gli strumenti innovativi di cui disponiamo creando dei veri e propri nuovi paradigmi.

Bibliografia: 
https://www.hiv.gov/
https://www.who.int/
Galli M et al. Infez Med. 2020 Mar 1;28(1):17-28. 
McGuire M et al. EClinicalMedicine. 2021 Aug 13;39:101059. 
Pittalis S et al. J Acquir Immune Defic Syndr. 2017 Nov 1;76(3):e84-e85.