di , 22/01/2020

Come da tradizione, l’inizio di un nuovo anno è tempo di bilanci

Cosa è stato fatto, cosa deve essere ancora portato a termine, quali risultati si vogliono raggiungere, e quali ostacoli da superare (sempre che ciò sia possibile).

Quanto è diffusa la Digital Health in Italia? Quale è il suo grado di integrazione con il Sistema Sanitario Nazionale?

Sicuramente, la Sanità Digitale sta gradualmente conquistando il suo spazio.

Connected Care: il cittadino al centro dell’esperienza digitale

La fonte migliore per descrivere brevemente ed adeguatamente questa evoluzione è la ricerca “Connected Care: il cittadino al centro dell’esperienza digitale” promossa e condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, presentata nel mese di maggio del 2019.

Nel 2018 la spesa dedicata alla digital health è stata di 1,39 miliardi di Euro (pari all’1,2% della spesa sanitaria pubblica), in aumento del 7% rispetto a quella registrata nel 2017.

La spinta maggiore viene dalla spesa sostenuta dalle strutture sanitarie, pari a 970 milioni di Euro (+9% rispetto a quanto sostenuto nel 2018).

A seguire, la spesa diretta delle Regioni, pari a 330 milioni (+3% sul 2017), la spesa sostenuta dagli MMG pari a 75,5 milioni (+4% sul 2017), e infine la spesa in ICT del Ministero della Salute pari a 16,9 milioni di Euro (+200.000 sul 2017).

Entrando ancora più in dettaglio, l’implementazione della cartella elettronica ha assorbito 50 milioni di Euro, mentre per alla strutturazione dei sistemi dipartimentali degli ospedali sono stati dedicati 97 milioni.

Inoltre, seppur ancora molto bassi, si è cominciato ad investire in Artificial Intelligence, dedicando a questo capitolo di spesa circa 7 milioni di Euro. Gli investimenti effettuati lo scorso anno, uniti a quelli già effettuati negli anni precedenti, hanno permesso alla maggior parte delle aziende sanitarie di poter avere a disposizione un supporto ICT in grado di raggiungere almeno il 60% delle attività.

La diagnostica per immagini e le analisi di laboratorio sono i due ambiti nei quali la diffusione del digitale è stata particolarmente celere.

Aree di criticità

Nonostante il crescente volume di risorse investite nella sanità digitale, permangono ancora delle aree di criticità.

Una delle principali è il fascicolo sanitario elettronico: nel solo 2018 ad esso sono stati dedicati 330 milioni da parte delle Regioni e 16,9 milioni da parte del Ministero della Salute, ma la sua diffusione è molto lenta.
Una ricerca condotta congiuntamente dal Politecnico e Doxapharma su 1.000 cittadini, ha messo in luce che solo il 7% di questo campione ha dichiarato di utilizzare il FES (con il 20% della popolazione italiana ha dato il proprio consenso alla sua attivazione), mentre ben il 47% dichiara di non usarlo semplicemente perché ne ignora l’esistenza.

Un investimento di tale portata, capace di rendere il paziente il vero fulcro nella gestione della propria salute, richiederebbe uno sforzo comunicativo che non solo informi ma anche “educhi” al corretto utilizzo di questo strumento.

Peccato che circa la metà di coloro che rappresentano il canale informativo privilegiato per offrire informazioni ai pazienti (MMG, specialisti e infermieri) dichiarino che la mancata diffusione del FSE sia ostacolata proprio dalla scarsa informazione e promozione dei servizi offerti.

Altri servizi digitalizzati

Altri aspetti su cui si è investito molto in digitalizzazione in questi anni sono quelli relativi alla prenotazione delle prestazioni e al loro relativo pagamento attraverso app, siti web e piattaforme regionali: la loro presenza presso le strutture sanitarie è pari rispettivamente all’88% e al 76%.

Inoltre, sono stati implementati anche i sistemi per la gestione dell’attesa, come ad esempio quelli relativi all’accesso agli sportelli amministrativi e/o al CUP (con un grado di diffusione dichiarato dell’88%), il sistema di gestione dell’attesa al centro prelievi (86%), e quello per le visite ambulatoriali (76%); molto meno diffuso (19%) il self check-in per l’accettazione.

Conclusioni

Nonostante una buona diffusione di questi servizi digitali, il grado di qualità nel supporto dei processi di relazione con il cittadino da parte delle aziende sanitarie non è soddisfacente.

Permangono delle barriere che impediscono l’adozione e la diffusione di servizi ancora più innovativi e sulle quali occorrerà intervenire con maggior impegno: quella principale è la scarsa interoperabilità esistente fra i diversi sistemi e la conseguente difficoltà di integrare nuove applicazioni con quelle esistenti.