La pandemia di Covid-19 ha messo in evidenza quanto la salute degli individui sia di vitale importanza per garantire il buon funzionamento della società contemporanea.
La diffusione del Sars-Cov2 ha messo in difficoltà, in modo più o meno marcato, i sistemi sanitari, intaccandone anche gli ambiti economico, produttivo e sociale.
Proprio per questa rinnovata centralità della sanità, si è riproposto il tema della sostenibilità dei sistemi sanitari.
Sistemi che, nel prossimo futuro, dovranno essere in grado di coniugare la scarsità delle risorse finanziarie con la capacità di affrontare vecchie e nuove emergenze.
Un contributo utile a tal riguardo viene dal White Paper redatto da Comarch, e intitolato “Investimenti in medicina: su cosa spendere e su cosa risparmiare?“.
Il documento conferma che la spesa sanitaria è in crescita in quasi tutti i paesi del mondo, in particolare per quelli ad economia avanzata.
Questo incremento è dovuto ad una serie di fattori che ne causeranno la continua espansione anche nel prossimo futuro:
- l’aumento dell’aspettativa di vita e quindi dell’invecchiamento della popolazione, con un conseguente aumento dell’incidenza delle malattie geriatriche;
- il continuo incremento del numero di pazienti affetti da una o più malattie croniche;
- la maggiore incidenza delle cosiddette “malattie del benessere”: diabete, ipertensione, cancro;
- la comparsa di nuove malattie infettive e una più ampia diffusione delle patologie epidemiche già note (ad esempio: malaria, epidemie di Ebola nel nord).
Le ulteriori criticità strutturali messe in luce dalla pandemia, hanno reso necessario un intervento finanziario massiccio degli Stati, sia singolarmente sia attraverso mezzi finanziari resi disponibili da entità sovranazionali.
La situazione Italiana
I dati riportati nel Rapporto OASI mostrano che nel 2020 la spesa sanitaria a carico del SSN sia stata pari a 126,7 miliardi di euro ed ha subìto un aumento del 5,3% (pari a 6,4 miliardi in più) rispetto al 2019.
Tuttavia, questo flusso di extra-risorse sarà sì garantito nei prossimi anni, ma entro la fine di questo decennio si ritornerà in una situazione di nuova austerità, simile a quella presente prima della pandemia.
Inoltre, questi stessi sistemi sanitari dovranno fronteggiare ulteriori sfide nell’erogazione dei loro servizi.
Le sfide principali riguarderanno il reclutamento e il miglioramento delle condizioni di lavoro del personale medico, l’aumento della spesa per acquisti di farmaci e medical device, la richiesta di una maggiore efficienza, la personalizzazione dell’assistenza medica e la digitalizzazione della sanità.
Innovazione Digitale
Nel contesto appena descritto, il fattore che potrebbe giocare un ruolo decisivo per garantire la sostenibilità futura dei sistemi sanitari è proprio l’innovazione digitale, che mette a disposizione soluzioni capaci di rendere più efficiente la gestione della loro organizzazione.
Inoltre, offre al singolo paziente la possibilità di avere la sanità “a domicilio”, ossia disporre di diagnosi e trattamenti presso la propria abitazione attraverso tool digitali tecnologicamente avanzati.
In particolare, per le aziende sanitarie sono già oggi disponibili non solo applicazioni in grado di monitorare lo stato di salute dei pazienti presenti in struttura e le attività dei singoli operatori sanitari, ma anche soluzioni di analisi in grado di processare l’enorme mole di informazioni oggi classificate come Big Data.
Oltre a ciò, non vanno dimenticate tutte le applicazioni sviluppate per permettere una migliore gestione del paziente (come ad esempio il Fascicolo Sanitario Elettronico e le Cartelle Cliniche elettroniche).
Ma le innovazioni più “visibili” sono quelle che negli ultimi anni, e in particolare dal 2020 in poi, hanno permesso, laddove possibile, una certa continuità nell’erogazione di servizi diagnostici, terapeutici e riabilitativi. Infatti, secondo i dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano relativi al 2020, l’utilizzo da parte dei pazienti delle piattaforme digitali sanitarie è salito di quasi 20 punti percentuali durante l’emergenza, passando dal 11% al 30%. Inoltre, in prospettiva futura più dell’82% degli italiani vorrebbe usarle per accrescere il rapporto con il proprio medico.
Le soluzioni di medicina digitale risultano essere molto apprezzate anche fra i professionisti sanitari.
Infatti, durante la pandemia l’utilizzo della televisita da parte dei medici specialisti è aumento dal 13% pre-covid al 39%, e gli utilizzatori di tool di telemonitoraggio sono passati dal 13% al 28%.
Da notare che, in ambito italiano, questi sono i medesimi obiettivi prioritari del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che saranno oggetto di confronto durante l’ormai prossima edizione di Exposanità, la più importante mostra internazionale a servizio della sanità e dell’assistenza organizzata in Italia, che si terrà a Bologna dall’ 11 al 13 maggio 2022.
Sarà questa l’occasione anche per aziende impegnate nella health digital technology, come Comarch, di poter presentare le proprie soluzioni di digital health e di illustrare come possono contribuire alla sostenibilità del sistema sanitario italiano.
Conclusioni
L’innovazione digitale in sanità, oltre a migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria e a garantire una più ampia disponibilità di scelta di servizi ai pazienti, permette di ottenere vantaggi economici con cui liberare risorse da dedicare a pazienti affetti da malattie il cui trattamento richiede un elevato impegno finanziario.
Proprio per questa ragione, i fondi spesi in soluzioni di digital health devono essere considerati investimenti a tutti gli effetti, il cui successo dipende in gran parte da analisi approfondite, obiettivi realistici e risultati misurabili, ma anche dalla selezione di partner adatti per essere assistiti in questo percorso.