Su The Lancet Digital Health sono stati pubblicati i risultati di uno studio relativo all’efficacia di un nuovo modello predittivo, in grado di determinare quali neonati ricoverati presso un’unità di terapia intensiva neonatale potrebbero avere delle convulsioni. Realizzato dai ricercatori del Neuroscience Center del Children’s Hospital of Philadelphia (CHOP), questo modello potrebbe essere inserito nel complesso di trattamenti di routine dedicati a questa tipologia di pazienti. Infatti, attraverso di esso si intende offrire un supporto al team clinico nella decisione su quali bambini dovranno essere sottoposti ad elettroencefalogramma (EEG) e quali no.
Le convulsioni neonatali e le linee guida
Le convulsioni neonatali sono un problema neurologico comune nei neonati. In particolare, possono verificarsi in circa il 30% dei neonati nati con temporanea mancanza di ossigeno al cervello (nota come encefalopatia ipossico-ischemica, o HIE). Occorre poi sottolineare che la maggior parte di queste convulsioni può essere rilevata solo attraverso il monitoraggio EEG e non con la semplice osservazione clinica.
Le attuali linee guida suggeriscono che i neonati con HIE vengano sottoposti da quattro a cinque giorni di monitoraggio EEG per rilevare le convulsioni. Tuttavia, questo approccio non è sempre applicabile, poiché molti di questi bambini ricevono cure nei reparti di terapia intensiva neonatale, che spesso non hanno un accesso continuo all’EEG.
Il modello e lo studio retrospettivo
Per realizzare un modello in grado di prevedere le crisi neonatali, i ricercatori del CHOP hanno fatto ricorso ai dati di un modulo di segnalazione EEG implementato di recente. Tale strumento viene utilizzato per tutti gli elettrocardiogrammi allo scopo di realizzare modelli previsionali attraverso l’adozione di metodologie di machine learning. In particolare, per realizzare lo studio pubblicato su The Lancet Digital Health sono stati utilizzati i dati degli EEG di oltre 1.000 neonati. In tal modo sono riusciti a individuare quali neonati dovevano ricevere il monitoraggio EEG in terapia intensiva neonatale.
Inoltre, lo studio retrospettivo ha rilevato che questi modelli potrebbero prevedere le convulsioni, e in particolare le convulsioni nei neonati con HIE, con una precisione superiore al 90%. I modelli potrebbero essere sintonizzati per non perdere le convulsioni, con una sensibilità fino al 97% nella coorte complessiva e al 100% tra i neonati con Hie pur mantenendo un’elevata precisione. Gli autori hanno anche sottolineato che si tratta del primo studio su un modello di previsione delle crisi basato su rapporti standardizzati di derivazione clinica. Il team di ricerca ha poi messo a disposizione il modello come strumento online.
Se possiamo convalidare ulteriormente questo modello attraverso l’analisi di un più dati, esso potrebbe consentire un uso più mirato di risorse EEG, riducendone l’uso per i pazienti a basso rischio. Ciò significherà rendere la cura dei bambini con problemi neurologici in terapia intensiva neonatale maggiormente personalizzata. Riteniamo che incorporare questo modello nella pratica clinica in tempo reale potrebbe migliorare notevolmente la qualità e l’efficienza delle cure che forniamo in questi primi giorni critici della vita. – Ingo Helbig, coordinatore dello studio, neurologo pediatrico della Divisione di Neurologia e co-direttore dell’Epilepsy Neurogenetics Initiative (ENGIN) presso CHOP.
Questo progetto ha indicato che possiamo acquisire in modo efficiente dati standardizzati come parte della pratica clinica per guidare la ricerca che ci consente di fornire cure migliori. Stiamo già utilizzando questo stesso approccio per raccogliere dati su tutti i rapporti EEG, migliaia di visite di epilessia nel tempo e numerosi altri domini all’interno del Centro di neuroscienze, creando così un vero sistema sanitario di apprendimento. – Nicholas Abend, MD, coautore e Senior Medical Director del Neuroscience Center presso CHOP.