Dopo una ricerca durata un decennio, il progetto sperimentale Diag-Nose, il cui scopo è lo sviluppo di un metodo di diagnosi del tumore alla prostata non invasivo e maggiormente accurato rispetto alle procedure tradizionali, sta diventando sempre più concreto.
Tale obiettivo è stato perseguito attraverso la realizzazione di un “naso elettronico”, vale a dire di un dispositivo che analizza un campione di urina ed identifica specifiche molecole volatili, riuscendo così ad individuare la presenza della neoplasia.
Nato dalla collaborazione fra il gruppo Humanitas e il Politecnico di Milano, e patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa, alla realizzazione di questo progetto, che ha avuto inizio nel 2012, ha collaborato il Centro Militare Veterinario di Grosseto (Cemivet).
Il coinvolgimento del Cemivet è stato prezioso in quanto il naso elettronico sviluppato nell’ambito del progetto Diag-Nose è un prototipo che riproduce l’olfatto canino. Infatti, lo spunto che ha portato all’avvio della ricerca è stata la rilevazione di come i cani, quando rigorosamente addestrati, siano in grado di riconoscere un tumore della prostata, semplicemente annusando l’urina delle persone malate. Partendo da queste osservazioni è stato quindi realizzato un dispositivo che, grazie ad una serie di sensori, è in grado di analizzare le sostanze volatili rilasciate nell’aria dai campioni di urina.
Nel recente passato alcuni studi clinici su Diag-Nose avevano dato risultati molto incoraggianti. Queste evidenze sono state poi consolidate dai risultati delle prime sperimentazioni, pubblicati sulla rivista scientifica International Journal of Urology: l’esame identifica correttamente la presenza del tumore in pazienti malati nell’85,2% dei casi e risulta correttamente negativo nei pazienti sani nel 79,1% dei casi.
Si tratta di un tasso di accuratezza significativamente più alto di quello dei metodi diagnostici tradizionali: il tasso di rilevamento del tumore tramite biopsia, infatti, raggiunge al massimo il 48,5%.
Lo studio che ha prodotto questi risultati, condotto da marzo 2020 a marzo 2021 in Humanitas Mater Domini, a Castellanza, e all’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, ha coinvolto 174 persone, divise in due gruppi: 88 pazienti con tumore alla prostata di diverso grado e stadio di progressione, confermato dall’esame istologico positivo, e 86 persone del gruppo definito di “controllo”, composto da soggetti femminili o da uomini di diversa età ma senza familiarità alla patologia e con visita ed esami negativi.
Per ogni persona è stato raccolto un campione di urina che è stato analizzato presso i laboratori della prof.ssa Laura Capelli al Dipartimento di Chimica Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, il cui gruppo di ricerca ha anche curato la realizzazione del prototipo dello strumento.
Infine, il prototipo presenta ulteriori elementi significativi rispetto alla biopsia, in quanto quest’ultima non solo è un esame invasivo, ma in più ha un tasso di falsi negativi piuttosto elevato nei tumori in fase precoce, dovuto al fatto che si preleva e analizza solo una piccola porzione dell’organo.