Sui social si parla spesso di influencer,personaggi con grande seguito che danno voce a migliaia di follower e che scatenano conversazioni di grande impatto mediatico. Ma esistono anche in ambito sanitario?

Sono presenti in Italia? E si rivolgono direttamente ai pazienti? La risposta, nella storia di oggi, è tre volte sì: Roberto Burioni, 55 anni, medico e docente di immunologia al San Raffaele di Milano, grazie a Facebook è infatti diventato un personaggio molto in vista per la divulgazione di informazioni sull’importanza dei vaccini.

No-vax: la disinformazione corre sul web

Tutto comincia in maniera spontanea, casuale: nel 2012 Burioni diventa padre e si iscrive su Facebook per restare in contatto con vecchi amici. Tre anni dopo, nel 2015, un’amica di famiglia lo invita su un gruppo Facebook di mamme per parlare di vaccinazioni. A questo punto, con sua grande sorpresa, Burioni scopre quanto siano diffuse le paure e le bufale sulla pericolosità dei vaccini, cosa che aveva già notato in precedenza accompagnando sua figlia all’asilo, ma che credeva ben più limitata.

Curare le paure dei genitori… con Facebook

Burioni decide quindi di contrastare l’ignoranza sul tema dei vaccini, a cui ha dedicato la sua intera vita professionale, postando dati, informazioni, storie che facessero breccia nel muro di fake news degli anti-vaccinisti, raggiungendo un successo senza precedenti: sono in migliaia a mettere “mi piace”, a commentare, a condividere, e a chiedergli informazioni e consigli sui loro casi, sulle loro situazioni. Alcuni arrivano addirittura a chiedergli di convincere la moglie (o il marito) a vaccinare il figlio! Ecco due post emblematici dello stile di Burioni.

Varicella e paralimpiadi

“Brenden Hall, un australiano che ha vinto la medaglia d’oro nei 400 metri stile libero a Londra nel 2012. L’ha vinta però alle Paralimpiadi, in quanto a sei anni ha contratto la varicella, che non solo gli ha fatto perdere il 70% dell’udito, ma gli ha anche causato un arresto cardiaco prolungato e una trombosi venosa profonda in una gamba, costringendo i medici all’amputazione. Lui è stato particolarmente sfortunato, ma contrarre questa malattia da bambini (come vedete dalla foto a destra) e ancora più essere infettati da questo virus da adulti (ho omesso le foto perché non troppo facili da guardare per chi non è medico) è particolarmente spiacevole, non di rado chi la prende sopra i 18 anni finisce in ospedale.

Infine, se a contrarre questa malattia è una donna in gravidanza o un bambino appena nato da una madre che non gli ha trasmesso l’immunità, la cosa diventa un guaio molto molto molto grande e quasi sempre irreparabile. Siccome c’è un vaccino molto efficace e sicuro, non esiste un motivo al mondo per non evitare a grandi e piccini questa brutta avventura. Attenti quindi quando l’antivaccinista di turno vi dice “la varicella che sarà mai? io l’ho avuta e sono vivo e vegeto!”. Siete anche in questo caso di fronte ad un campione olimpionico, ma di stupidità.

Galles: il morbillo uccide un venticinquenne

In Galles, come in Italia, dal 2000 in poi in molti avevano creduto alla balla dell’autismo e non avevano vaccinato i propri figli contro il morbillo e (come in Italia) i medici non sapevano come convincere le persone della sicurezza e della necessità della vaccinazione. In Galles (come ora in Italia), nell’autunno del 2012 i casi di morbillo cominciavano ad aumentare e (come in Italia) i medici lanciavano un grido di allarme, che rimaneva inascoltato.
In Galles il problema delle mancate vaccinazioni fu però risolto improvvisamente alla fine di giugno 2013, quando un ragazzo di 25 anni, Gareth Williams, fu trovato morto stecchito in casa e l’autopsia accertò che era stato ucciso dal morbillo. A quel punto la gente corse a fare la fila per vaccinarsi, terrorizzata dalla tragica scomparsa di questo giovane.
Leggendo quindi le drammatiche notizie dell’aumento dei casi nel nostro paese in questi ultimi mesi la vera domanda è: vogliamo rendere obbligatoria la vaccinazione per il morbillo oppure per risolvere la questione definitivamente dobbiamo aspettare (come in Galles) che il Gareth italiano ci lasci le penne? Lo sapete che potrebbe essere proprio vostro figlio, vero?

Tanti hater, tanto successo

Un esperimento nato da un profilo personale è diventato una fanpage con 340 000 liker, e non solo italiani, perché un articolo dell’Huffington Post ha fatto conoscere le gesta del professore anche negli USA.

Come gestisce Burioni questa pagina di grande successo?

Scrive un post a settimana, di domenica. Una decina di volte al mese controlla i commenti, e con l’aiuto di un paio di amici cancella quelli più imbarazzanti. Non sono pochi gli insulti da parte dei no-vax, che lo accusano di essere al soldo delle aziende farmaceutiche, un massone, o addirittura un alieno rettiliano!
Due le apparizioni televisive in RAI, a “Virus – Il contagio delle idee” e a “Report”, in puntate dedicate ovviamente al tema dei vaccini. Purtroppo, però, in entrambe le occasioni sarà costretto a parlare pochissimo, mentre il conduttore o altri ospiti trasmettevano al grande pubblico tesi anti-vacciniste. In entrambe le occasioni, la risposta del professore è stata di scrivere post di protesta su Facebook, che hanno avuto grandissima visibilità e diffusione.
Nell’era della post-verità, insomma, c’è anche chi si impegna in tutto e per tutto a fare chiarezza e a mettere in luce la verità scientifica spazzando via tutte le ‘bufale’.
Su questo i titoli degli ultimi due libri di Burioni la dicono lunga: “Il vaccino non è un’opinione – Le vaccinazioni spiegate a chi proprio non le vuole capire” e “La congiura dei somari – Perché la scienza non può essere democratica”.
Cosa pensi delle posizioni del prof. Burioni? Ti piace il suo modo di comunicare? Parliamone nei commenti. Hai trovato questo post interessante? condividilo!