La nuova legge di Stabilità rappresenta senza ombra di dubbio un interessante passo avanti rispetto all’attenzione che il mondo della Salute può catturare anche in Italia: sono stati infatti determinati una serie di finanziamenti che fanno presagire un cambiamento epocale nella storia sanitaria del nostro Paese, a partire da quelli per i farmaci innovativi e la ricerca.
E proprio di questo cambiamento, di questo necessario cambiamento di mentalità che l’Italia deve attivare, si è discusso ieri 2 febbraio 2017 a Roma, al Pharma Tech Dialogue, l’evento dedicato alle innovazioni tecnologiche del XXI secolo che stanno ridisegnando il mondo dell’healthcare e della farmaceutica.
Nella meravigliosa cornice storica del Centro Studi Americani, personaggi illustri del settore sono intervenuti raccontando lo scenario che si sta aprendo anche per l’Italia, le possibilità che possono aprirsi nel nostro Paese partendo dalle esperienze d’oltreoceano, le scommesse che possiamo vincere sia come professionisti del settore sia come persone, come essere umani attenti alla salute.
Eh sì, perché come ha sostenuto Roberto Ascione, CEO di Healthware International, l’attenzione alla salute è innanzitutto umana e la tecnologia stessa è sempre più umana, volta ad essere un valido alleato nella definizione dei processi di cura e prevenzione.
La tecnologia è progresso e il progresso è esso stesso innovazione. Ed è proprio quando la tecnologia incontra la salute che si aprono scenari interessanti di Open Innovation nell’ambito dei quali sempre più spesso le farmaceutiche e le aziende di settore potranno adottare modelli e approcci “human centric” e dove i big data non solo rivoluzioneranno il modo di curarci ma diventeranno il patrimonio per generare nuove opportunità di business.
Il progresso tecnologico è quindi anche in Italia una realtà e un processo inarrestabile e quando si parla di salute, la tecnologia non va demonizzata. Anzi, va ripensata nell’ottica del concetto “beyond the pill”, come ha sottolineato Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria. Le Aziende del Pharma devono abbandonare una visione focalizzata unicamente sul prodotto e sulla sperimentazione e devono fare spazio a un nuovo approccio che, alla luce delle considerazioni emerse durante la serata capitolina, definirei “human and technological centred”, un approccio che considera i bisogni reali degli essere umani, pazienti e caregivers, che non tralascia la necessità di accogliere i cambiamenti che la tecnologia ci impone o comunque ci offre e che mette a disposizione di tutti un’ampia gamma di servizi a valore aggiunto, di natura soprattutto digitale, che già stanno avendo inevitabili e positive ricadute anche in altri settori collegati alla salute come per esempio nel mondo assicurativo.
Questo l’appello dei partecipanti: bisogna cambiare la mentalità e individuare nell’Italia della Salute una guida per non essere travolti negativamente da questo cambiamento; occorre seguire gli esempi di successo che provengono dal mondo dell’Intelligenza Artificiale, dove aziende come IBM per esempio hanno fatto passi da gigante; va ripensato il rapporto con la farmaceutica ma soprattutto va intensificata la creazione di nuove competenze. Perché è solo con le giuste competenze che si attivano processi effettivi di open innovation.
Ma cosa significa essere innovatori competenti?
Tengo molto a questo binomio competenze-innovazione e negli ultimi anni ho avuto modo di misurarmi con diverse personalità che sintetizzano perfettamente questa relazione, soprattutto nel mondo della digital health. Ma per meglio chiarire cosa intendo per innovatore competente, mi sposto per un momento su un altro settore, quello che più di tutti a mio avviso assomiglia alla vita: il calcio. E qui c’è un esempio perfetto di innovatore competente, Pep Guardiola, che per esempio alla guida del Barcellona, ha ottenuto una serie di successi difficili da eguagliare: Guardiola non si è mai rifugiato nella sicurezza di quei percorsi che lo avevano portato al trionfo dopo una lunga carriera professionale, ma ha esplorato in ogni stagione nuove possibilità, cambiando la posizione di Messi, puntando su un numero mai visto di centrocampisti, giocando con tre o quattro difensori (Fonte: Le undici virtù del leader). Guardiola è l’esempio di cosa significa essere innovatori sapendo fare le trasformazioni proprio quando le cose funzionano, quando queste acquistano un “senso economico”, senza tuttavia cambiare l’essenza delle stesse e restando sempre in allerta rispetto a nuove sfide.
Essere innovatori nel settore della digital health significa essere competenti, significa promuovere soluzioni che sicuramente nei prossimi anni avranno un notevole impatto sui flussi di lavoro e nella gestione della comunicazione farmaceutica – medico – paziente; significa guardare oltre l’Apple Watch e scoprire che ci possono essere sensori per il monitoraggio cerebrale e dispositivi per quantificare il ritmo circadiano di una persona che rappresentano una vera e propria rivoluzione; significa poter comunicare attraverso il pensiero; significa utilizzare piattaforme di salute digitale come quella che ho deciso di seguire, Paginemediche, che uniscono medico e paziente e li aiutano a superare un gap di comunicazione e relazione che ancora esiste; significa essere pronti a vedere nella tecnologia la mano amica per fronteggiare le sfide che nei prossimi anni la medicina continuerà comunque a proporci.