di , 27/06/2017

Intervista al dott. Alberto Eugenio Tozzi per scoprire come si valorizza l’innovazione in corsia

Dott. Alberto Eugenio Tozzi
Responsabile dell’Area di ricerca Malattie Multofattoriali e Malattie Complesse e Responsabile dell’Unità di Medicina Digitale e Telemedicina dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Particolare attenzione ai vaccini e all’epidemiologia delle malattie trasmissibili. Ha gestito numerosi progetti di ricerca finanziati da organismi nazionali e internazionali. Associate Editor di Frontiers in Public Health.

Dal 20 al 22 settembre prossimo si terrà  a Roma Shaping the Future of Pediatrics, il primo convegno europeo sull’innovazione in pediatria organizzato dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Ma come si può generare e supportare in maniera sistematica il ciclo dell’innovazione negli ospedali, in particolare in quelli pediatrici? Ne abbiamo parlato con Alberto Eugenio Tozzi,  Responsabile dell’Area di ricerca Malattie Multofattoriali e Malattie Complesse  e Responsabile dell’Unità di Medicina Digitale e Telemedicina dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che coordina il Comitato Scientifico di Shaping the Future of Pediatrics.

Cosa vuol dire fare innovazione in ospedale?

Come nel resto del mondo, ed in particolare nel contesto italiano, i sistemi sanitari non riescono a migliorare continuamente la qualità delle attività e dei servizi erogati e allo stesso tempo contenerne i costi. Questo è uno dei motivi che spinge a ricercare soluzioni innovative in grado di creare nuovo valore.  E’ importante precisare che per soluzioni innovative non si intende semplicemente l’acquisto di nuove tecnologie, bensì lo sviluppo e l’implementazione di pratiche e processi mai considerati prima. Spesso, sono proprio le innovazioni di processo a generare cambiamenti radicali nelle routine quotidiane e a generale nuovo valore. Un fattore fondamentale per generare innovazione è la contaminazione tra discipline diverse che normalmente non sono in contatto tra loro e la collaborazione diretta con il  paziente o la sua famiglia. Su questo fronte penso fortemente che la trasformazione del sistema sanitario possa avvenire solo se i pazienti avranno un ruolo attivo e centrale nei processi decisionali riguardanti i percorsi di cura. La conferenza Shaping the Future of Pediatrics nasce proprio con l’idea di costruire il melting pot giusto per favorire e accelerare i processi d’innovazione in pediatria. Il messaggio che vogliamo trasferire è che il patrimonio medico sarà ancora oggetto nei prossimi anni di ricerche e studi, ma c’è bisogno di iniziare a ragionare in modo diverso per individuare nuove idee e pratiche. Questo è un lavoro collaborativo in cui medici, ricercatori, professori, pazienti, imprenditori, startup e investitori dovranno dare il proprio contributo affinché sia possibile coltivare l’innovazione medica a  360°.

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è una delle realtà italiane riconosciute in tutto il mondo per essere una struttura all’avanguardia per le numerose e diverse innovazioni adottate. In che modo siete riusciti a dare valore all’innovazione?

Diverse innovazioni sono nate in circostanze particolari in cui era necessario trovare nel minor tempo possibile delle soluzioni. Questo è il caso ad esempio che ci ha portati nel 2010 a realizzare l’impianto del più piccolo cuore artificiale, del peso di 11 grammi,  per la prima volta al mondo su un bambino di soli 16 mesi[1].  Adesso però ci siamo resi conto che è necessario passare dal trovare soluzioni necessarie per risolvere esigenze improvvise a un processo d’innovazione continuo e costante. Siamo entrati a far parte della società scientifica International Society for Pediatric Innovation il cui obiettivo è esattamente quello di favorire la collaborazione tra medici, innovatori, imprenditori e pazienti per sviluppare medicine e dispositivi a misura di bambino. Al momento questa società scientifica vede una partecipazione prevalentemente americana. L’Italia è rappresentata soltanto da noi dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dall’Ospedale Pediatrico Meyer, mentre a livello europeo c’è anche l’Hospital Sant Joan de Déu Barcelona. Shaping the Future of Pediatrics sarà un momento importante per far conoscere la mission dell’International Society for Pediatric Innovation così da riuscire a coinvolgere altri player europei. Lo scopo, quindi, è alimentare il ciclo dell’innovazione favorendo maggiore collaborazione e confronto tra attori appartenenti a realtà distanti tra loro per cercare e sviluppare soluzioni specifiche per le esigenze dei pazienti pediatrici. La multidisciplinarietà insieme ad un approccio open sono le uniche strade per rispondere al bisogno d’innovazione che c’è nei reparti pediatrici. Almeno due priorità vanno sottolineate: sviluppare soluzioni per malattie croniche e complesse e dare risposte concrete a tutte quelle malattie ad oggi senza una cura permanente. E’ importante però capire che per ottenere valore da qualsiasi tipo di innovazione è necessario che ci sia un vero e proprio cambiamento culturale affinché si riescano ad accettare nuove pratiche, processi o soluzioni sviluppate da soggetti esterni. Noi al Bambino Gesù abbiamo diverse attività in cantiere per favorire la diffusione di un nuovo approccio culturale. Organizziamo, per esempio, già da tempo incontri mensili sull’innovazione in pediatria coinvolgendo esperti di campi diversi le cui esperienze possono essere d’ispirazione. Altro aspetto importante è comprendere che in qualsiasi tipo di cambiamento è fondamentale che il paziente abbia un ruolo centrale. Al Bambino Gesù i pazienti e le loro famiglie già partecipano direttamente alle decisioni dell’ospedale. Sarà una delle rivoluzioni più importanti del prossimo futuro avere il paziente che decide insieme al medico partecipando in maniera attiva all’intero processo di cura. Una parte della conferenza Shaping the future of Pediatrics sarà proprio dedicata alla riflessione su come sta cambiando il  ruolo del paziente anche grazie alle nuove tecnologie digitali. Anche il grande pubblico ha colto il valore della centralità del paziente guardando il documentario I ragazzi del Bambino Gesù” [2] in cui sono stati i giovani pazienti a raccontare la loro esperienza di malati cronici e il loro percorso di malattia.

All’Ospedale Bambino Gesù è attivo un progetto di telemedicina in età pediatrica. Ce ne può parlare?

La telemedicina è uno strumento a disposizione di tutti i professionisti della salute, nonostante esistano ancora ritardi nella sua adozione. Oltre gli ovvi vantaggi relativi al superamento delle barriere fisiche, il potenziale della telemedicina è quello di migliorare la qualità dell’assistenza e della vita dei pazienti, e ridurre i costi sanitari. La telemedicina è particolarmente utile per seguire i pazienti cronici, o con dispositivi impiantabili o indossabili, dal momento che facilita il controllo a distanza di determinati parametri. Al Bambino Gesù abbiamo circa 700 bambini che hanno dispositivi impiantabili cardiaci che vengono monitorati a distanza proprio tramite servizi di telemedicina. Altrettanti bambini con diabete tipo 1 hanno un controllo della glicemia con un dispositivo che trasmette dati a una piattaforma che viene monitorata dal personale dell’Ospedale. In più abbiamo circa 50 pazienti con fibrosi cistica che giornalmente trasmettono le loro spirometrie al medico curante per intercettare precocemente eventuali riacutizzazioni della malattia di base. Proprio in questi giorni, per la prima volta nel mondo, una ragazza con cuore artificiale in attesa di trapianto cardiaco è potuta tornare a casa per preparare e sostenere l’esame di terza media grazie a un dispositivo del tutto simile a un cerotto che ne consente il monitoraggio a distanza costantemente attraverso la comune rete telefonica o il WiFi. Tutti questi servizi permettono una partecipazione più diretta dei pazienti e delle loro famiglie ai processi di cura e di conseguenza un maggiore successo. La telemedicina consente nelle situazioni formali a medici e pazienti di usare sistemi facilmente fruibili e usati quotidianamente in altri contesti. Ci sono ancora delle barriere importanti da abbattere per la sua piena diffusione come la mancanza di una politica di rimborso delle prestazioni e come agire nel caso di contenziosi legali per la responsabilità medica. Entrambe queste problematiche sono in discussione, ma in ogni caso le prestazioni di telemedicina richiedono semplicemente delle regole necessarie che si traducono in procedure operative standard.  La telemedicina è l’esempio di come  la tecnologia digitale facilita il dialogo, il confronto tra diverse competenze e conoscenze e un facile accesso ai dati. Sono proprio questi tre elementi che saranno centrali in ogni processo d’innovazione del  prossimo futuro.

Terapie digitali, cure personalizzate, partecipazione dei pazienti, utilizzo di realtà virtuale e aumentata: sono solo alcuni dei temi che si affronteranno nella tre giorni di Shaping the future of Pediatrics a Roma dal 20 al 22 settembre. Un appuntamento da non perdere per chi vuole scoprire il futuro dei reparti pediatrici.