di , 10/10/2017

Una startup biotecnologica in supporto delle donne che soffrono di infertilità

L’argomento “concepimento” è sempre tra i più gettonati. Il percorso per la genitorialità a volte è tutto in salita e non si riesce a capire il motivo di tante difficoltà. E tante sono le App dedicate a questo argomento.

La startup bresciana Innovitas Vitae ha sviluppato un test diagnostico innovativo ed un programma personalizzato che punta al concepimento naturale, per supportare le donne con infertilità inspiegata a raggiungere la gravidanza.

Per conoscere meglio questa startup, abbiamo intervistato per voi Alessandro Scozzesi, Co-Founder & CEO di I-Vitae.

Alessandro Scozzesi
Co-Founder & CEO di I-Vitae

Ho 43 anni, sono papà di Nicolò e di Asia, ho due lauree in economia e un master in gestione e management delle biotecnologie. Da ragazzo odiavo studiare perchè non ne capivo l’utilità. Oggi studio per migliorare la nostra azienda e creare un servizio unico che aiuti il maggior numero di donne possibili a diventare madre.

Ci racconti brevemente come è nata I-Vitae?

Da un’esigenza del mio socio Renato Colognato, oggi direttore scientifico di I-Vitae, il quale ha subito e sofferto, con sua moglie Cora, ben due aborti. Ma che, anche in virtù della sua esperienza, ha sempre pensato che esistesse una correlazione tra sistema immunitario e infertilità. Così, dopo averne parlato a lungo, abbiamo cominciato a lavorare insieme sulla sua ipotesi, facendo prima ricerca nell’ambito della letteratura scientifica per capire se c’erano già altri gruppi scientifici che stavano lavorando in tale direzione. Dopo aver studiato oltre 1000 pubblicazioni, abbiamo quindi individuato 10 potenziali biomarcatori da utilizzare, scegliendone alla fine 4, grazie anche all’uso di meta-analisi statistiche.
Su questi 4 biomarcatori abbiamo infine concentrato la nostra attenzione e ricerca interna, che ha portato alla nascita del test IMMUNOX. Al quale è seguito lo sviluppo dell’integratore che abbiamo testato in clinica, dimostrando che questo approccio può funzionare come alternativa alla Procreazione Medicalmente Assistita.

Come funziona I-Vitae?

Con un semplice test (IMMUNOX) del sangue è possibile comprendere le potenziali cause dell’infertilità o subfertilità inspiegata. Questo test, nella sostanza, aiuta le donne con tali problemi a capire come mai soffrono di qualcosa che la medicina tradizionale ha finora etichettato come “inspiegato”. Se il test è positivo, noi possiamo proporre un programma personalizzato della durata di 6 mesi, che punta al concepimento naturale e che si basa sull’assunzione quotidiana di un integratore naturale, sul tracking ovulatorio (a brevissimo entreremo nella fase di beta test della nostra APP), e su un programma di coaching personalizzato per il riequilibrio psicofisico della coppia. In aggiunta, forniamo supporto on line h 24 e un consulente dedicato per un’ora al mese. La donna, insomma, non è mai lasciata sola.

Quale è il vostro modello di business?

Tramite l’inbound marketing oggi ci rivolgiamo alle signore con un approccio tipicamente B2C anche se 100% digital. A breve partiremo anche con l’attività B2B rivolta in ginecologi.

Innovitas Vitae Srl (I-Vitae) è stata l’unica startup italiana ad entrare nella top ten delle aziende che hanno partecipato al programma di accelerazione di StartupBootCamp Digital Health Berlin. Quanto ha influito questo evento sulla storia della vostra attività?

Si lo è stata, con grande onore per noi. Ma penso, senza presunzione, che un po’ ce lo siamo meritati. Il programma di accelerazione è stato pazzesco, sicuramente. Grazie ai mentors e al loro team, e soprattutto grazie a Juliane Zielonka, l’allora Managing Director, abbiamo in soli tre mesi pivotato il modello di business. Infatti, venivamo dal B2B con le cliniche di PMA: un business iniziato bene ma destinato a morire, nel senso che il test funzionava molto bene ma le cliniche stesse lo ritenevano “pericoloso” per il loro business. Ma a noi sta a cuore il risultato e il bene delle donne. Il loro successo è il nostro successo. Per cui era ora di cambiare passo e strategia.

Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato (e che incontrate) nel vostro percorso di crescita?

La diffidenza iniziale delle donne, che è normale, specialmente da parte di quelle che da anni provano ad avere un figlio e magari sono passate anche da uno o più centri specializzati di PMA, senza risultato. Diffidenza anche dettata dalla loro sofferenza e dal fatto che è la prima volta che qualcuno propone qualcosa di alternativo alla PMA, basato su fatti ed evidenze scientifiche e cliniche. Ma passo dopo passo stiamo fidelizzando con molte di loro e stiamo crescendo nei numeri di coloro che si affidano a noi.

Hai suggerimenti per le altre startup italiane che si affacciano ora sul mercato?

Scienza, scienza e scienza, come primo suggerimento. Per noi non avere ancora una pubblicazione (non perché ci manca materiale ma perché farsi pubblicare è un altro mestiere) è un punto a sfavore. Soprattutto per quegli investitori che ne fanno un pre-requisito. Ma ci stiamo lavorando e a breve potremo finalmente tornare da loro con un primo paper….
In secondo luogo, suggerisco di fare test e sperimentazione sul mercato con la logica del lean startup. Infine, ed è uno dei passaggi principali, bisogna puntare sul team, che sia di qualità ed efficienza. Come il nostro.
Ma voglio anche dire che una cosa è fare i soci, altro è fare gli imprenditori. Ergo, chiunque sia il leader, bisogna dargli spazio e aiutarlo a capire quali delle risorse del team hanno la propensione al rischio e quali no. Questo aiuta molto anche nella ripartizione di eventuali quote…