di , 07/07/2016

Quando partecipi a un evento come Frontiers of Interaction sei consapevole che trascorrerai il 90% del tuo tempo a contribuire alla diretta streaming su Twitter, con post, foto, link, con tutto quello che può confermare la tua presenza, il tuo esserci, la tua testimonianza. Perché quando parli del FOI vuoi anche tu generare informazione e consapevolezza sulle nuove frontiere dell’interazione e dell’innovazione.

Questo si traduce in un’unica necessità: avere lo smartphone a portata di mano, con la batteria mai scarica naturalmente, connesso alla Rete e senza dubbio aggiornato con l’ultima app appena presentata.

Ecco, ad un appuntamento del genere mai avrei pensato di pormi questa domanda: ma c’è vita dopo lo smartphone? cosa significherebbe oggi una vita senza lo smartphone?
Probabilmente presteremmo maggiore attenzione a quello che ci circonda, ascolteremmo non solo parole ma interi discorsi, ricorderemmo espressioni, situazioni, momenti, spesso irripetibili. E in fondo potremmo continuare a fare tante cose che facciamo normalmente, che sono delle innovazioni nella storia dell’uomo, che ci fanno interagire nella quotidianità il tutto senza la necessità di avere uno smartphone, senza l’esigenza di avere un’app per ogni cosa.

Quindi alla domanda “Esiste una vita dopo lo smartphone?” la risposta scientifica è: “Si”. Esiste una vita senza lo smartphone, una vita senza download e senza app, una vita dove posso ordinare una pizza con un clic o ricordarmi di seguire una terapia semplicemente premendo un bottone, proprio come permettono di fare Click ‘n’ pizza o Trillio. Si parla di ‘one click interaction’, un concetto sicuramente non nuovo e che accompagna i nostri gesti più routinari come accendere e spegnere la luce, cambiare un canale televisivo, attivare una macchina. Un concetto tuttavia fantastico soprattutto se pensiamo che la tecnologia nasce proprio con il compito di concedere più tempo a noi tutti e non certo di consumare il nostro tempo.
E l’esempio di Trillio mi fa immaginare un uso del one click sempre più esteso in area salute: con un click potevo fino a ieri ricordare di assumere il farmaco, con un click oggi potrei arrivare a chiedere l’arrivo di un drone che mi consegna a domicilio il farmaco supportandomi nell’aderenza alla terapia.

Eppure, non basta. In maniera innegabile dobbiamo accettare che la tecnologia, la sua applicazione mobile in particolare sta cambiando le nostre abitudini, il nostro essere, il modo in cui interagiamo. E la tecnologia del one click interaction non può bastare quando siamo difronte alla non ripetitività delle azioni, quando ci troviamo ad interagire e a scegliere rispetto a qualcosa che ci coinvolge emotivamente, quando siamo immersi in un mercato come quello del mHealth, destinato a raggiungere nel 2017 i 27 miliardi di dollari!

Oggi ci sono già circa 165.000 apps dedicate al settore “Health & Fitness” su Google Play e su Apple Store: numeri impressionanti, ancor più se si considera che le prime 10 generano più di 4 milioni di downloads gratuiti e circa 300.000 a pagamento ogni giorno. Apparteniamo alla cosiddetta “connected generation”, che è sicuramente multitasking, multi-screen, online h24 e attiva su più piattaforme e dispositivi contemporaneamente; e seppure bastasse un solo click per prenotare una visita, chiamare un medico, assumere una pillola, non sarebbe sufficiente a tenere traccia dell’appuntamento, dell’incontro, della terapia. Se da un lato infatti sono sempre più numerose le app in grado di offrire supporto anche al medico in tempo reale, per esempio attraverso le logiche del networking basate in particolare sul photo sharing, dall’altro wearables, ingestables, implantables sono dispositivi all’avanguardia destinati ai consumatori, ai pazienti sempre più spesso, o comunque ai caregivers, che rendono evidente e tangibile, oltre che emozionante, la profonda trasformazione del pharma verso una visione “patient centred”, verso una visione appunto “beyond the pill”.

Per tutti noi, dunque, esiste e continuerà ad esistere una vita senza lo smartphone, una vita analogica e non necessariamente digitale. Ma non possiamo assolutamente negare che il digitale è parte di noi, che la tecnologia e la sua applicazione mobile hanno modificato e continueranno a modificare le nostre vite, a volte rendendole complesse, altre volte e sempre più spesso semplificandole nella loro quotidianità.

La nuova frontiera dell’innovazione è sicuramente quella del Mobile Health. La Mobile Economy è il nuovo potente ecosistema e quel futuro intravisto in Minority Report, dove ologrammi e superfici si trasformavano in schermi interattivi, è pronto per essere vissuto.

 

Questo articolo è tratto dal booklet Transformation in Healthcare