di , 23/06/2020

Con la Fase 2 siamo ripartiti. Ed è ripartita anche quell’attività medica non urgente che a causa dell’infezione e dell’elevato rischio di contagi era stata limitata. Certo, abbiamo ancora tutti le mascherine, un nuovo comportamento sociale (#distantimauniti) ma non abbiamo la sicurezza effettiva che il rischio di contagio può essere azzerato, incluso quello tra pazienti e/o tra medici e pazienti.

Noi di Paginemediche, per far fronte all’emergenza e ridurre le occasioni di contagio, nei giorni di massima crisi abbiamo messo in piedi un sistema di tele-monitoraggio in linea con le direttive del ministero della salute, supportato da un chatbot di triage dei sintomi e collegato a un servizio di Video Visita a cui hanno aderito in poche settimane oltre 3.000 medici di diverse specializzazioni. Un servizio GDPR compliant, registrato dispositivo medico CE di classe 1, con possibilità di condividere file e referti in tutta sicurezza, fruibile direttamente a bordo della piattaforma, senza alcun software esterno da installare e senza costi di attivazione e/o gestione da parte del medico.

Il lockdown, l’isolamento, la quarantena ci hanno fatto scoprire un interesse per il digitale e per le potenzialità che può offrire in diversi settori (dal telelavoro, alla didattica, alla salute) prima difficilmente (o volutamente non) immaginabili, al punto tale che oggi pensare di poter lavorare da casa, seguire una video lezione o accedere a una video visita non ci sembra più cosa impossibile.

Proprio la digital health, la telemedicina,con la sua possibilità di essere monitorizzati a distanza e video visitati potrà rappresentare uno degli strumenti più importanti per affrontare il post covid, rendendo necessarie solo quelle visite di persona e quei contatti con i pazienti che non possono essere svolti altrimenti.

Da una recente indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Centro Studi della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) emerge che il 95% dei medici di medicina generale vede nelle risorse della telemedicina la risposta per gestire, negli scenari post-covid, la salute e le cronicità. Le soluzioni di telemedicina, il cui utilizzo appariva già in aumento prima dell’emergenza Covid, sono giudicate di grande interesse per la professione:

  • l’88% dei medici è interessato ad utilizzare il teleconsulto con gli specialisti, il 60% la tele-cooperazione (MMG-Specialista-paziente)
  • il 74% le risorse destinate alla tele-salute
  • il 72% quelle per la tele-assistenza.

Nella stessa indagine, inoltre, si evidenzia che il 51% dei MMG del campione ha dichiarato di aver svolto lavoro da remoto durante l’emergenza, di aver lavorato in modalità “smart” potremmo dire. E proprio “Smart” / smärt/, è stato uno dei termini più usati e forse abusati in questo.  Dei vari significati che l’aggettivo ha in inglese («capace», «attivo», «brillante», «alla moda», ecc.), in italiano è soprattutto noto e talora usato quello di «raffinato, elegante». Si potrebbe, allora, parlare della necessità di rendere attivo per i medici, soprattutto per i medici di famiglia, un servizio di “Smart Access” al proprio ambulatorio, in modo che sia possibile richiedere al paziente in maniera “raffinata ed elegante” appunto, il motivo della visita e limitare inutili spostamenti. Ed è proprio a questa nuova possibilità che noi di Paginemediche abbiamo lavorato per ripartire nella fase 2. In che modo?

Consideriamo un servizio come quello offerto da Paginemediche con Visitami, che consente di prenotare una visita medica direttamente online anche al proprio medico di famiglia: prima di consentire la prenotazione al paziente la piattaforma propone tramite assistente virtuale un breve questionario, al fine di suggerire la modalità migliore di appuntamento soprattutto in ottemperanza alle nuove normative anti-assembramento e anche in considerazione della necessità che ogni medico ha, soprattutto in questo momento, di organizzare al meglio la propria agenda degli impegni quotidiani (diviso tra la gestione delle cronicità, il monitoraggio dei pazienti covid19 e la burocrazia naturalmente).

Il questionario diventa così un vero e proprio supporto al triage medico che consente di indagare immediatamente:

  • Se il medico per cui si chiede appuntamento è il proprio medico di famiglia
  • Se il paziente è di recente entrato in contatto con un caso covid positivo/sospetto o avverte un sintomo sospetto per il covid
  • Per quale motivo si chiede l’appuntamento (stato di salute, certificato, controllo referto/analisi, visita di controllo, ricetta, etc)

Con la fase 2 siamo ufficialmente entrati nell’era postCovid che inevitabilmente comporterà una trasformazione non solo dei rapporti sociali ma anche degli spazi in cui questi si realizzano: pensiamo all’ambulatorio medico che da spazio solamente fisico passerà ad essere identificato come luogo anche virtuale a cui sarà possibile avere un accesso nella libertà di poter conversare con altri pazienti in attesa della propria video visita.

Con la fase 2 è cambiata ulteriormente quella dimensione spazio – temporale che il lockdown aveva quasi del tutto annullato, rendendo le nostre giornate un flusso continuo; con il ritorno alla “nuova normalità” è ritornata anche l’esigenza di chiedere pareri immediati, senza dover necessariamente attendere la disponibilità di una prenotazione, spesso a specialisti e/o in aree terapeutiche per le quali si preferisce l’anonimato visivo. E questo determina sicuramente l’interesse anche per forme di teleconsulto e/o televisita non necessariamente da svolgersi in modalità sincrona, ma previo appuntamento e/o attraverso chat testuali asincrone. Fondamentale anche in questo caso la possibilità di condividere in totale sicurezza file, foto, immagini, referti.

No, non siamo in una realtà parallela, non è una second life (ricordate?) quella che siamo chiamati a vivere. Questo è semplicemente il nostro dopoCovid, questo è il futuro che ci aspetta, un futuro che è già qui. Un futuro che è ora. Siamo pronti ad accoglierlo?