di , 06/04/2020

Per una responsabilità condivisa, restate a casa e sfruttate la tecnologia per comunicare con i vostri medici di fiducia

Ogni anno, quando il numero di casi di influenza aumenta, il Pronto Soccorso, gli studi dei medici di Medicina Generale si affollano. Paradossalmente, per ottenere un consiglio medico, i pazienti infettano altre persone nelle sale d’attesa, sui mezzi pubblici e sul posto di lavoro. Oppure si infettano se sono sani.
La pandemia COVID-19 ci ha fatto capire che potevamo fare tutto in modo diverso.

Influenza, vaccini e… tasso di mortalità

Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno circa 1 miliardo di persone si ammala di influenza, 3-5 milioni di casi sono gravi e circa 290.000-650.000 persone muoiono.
Certo, abbiamo i vaccini. Ma solo una percentuale relativamente piccola della popolazione viene vaccinata. I dati Eurostat mostrano che, in media, il 43% degli europei di 65 anni o più sono vaccinati contro l’influenza. Per l’Italia il dato sembra essere abbastanza positivo: oltre il 90% di bambini ed anziani viene vaccinato.
Ci sono, però, grandi differenze tra i vari paesi. Nel Regno Unito è oltre il 70%, in Germania è la metà di questo numero e in Estonia è solo il 3%.
Il dato della mortalità relativa ai casi di influenza dovrebbe farci riflettere su quanto poco sia cambiato il protocollo di prevenzione di malattie contagiose.

Covid-19 e il mancato riconoscimento sociale dei rischi associati

A fine Gennaio, quando i giornali riportavano i primi casi di Coronavirus Covid-19, non abbiamo ascoltato gli epidemiologi che ci raccontavano di un rischio “astratto” di contagio. Ci siamo raccontati che raffreddore e febbre ci accompagnano ogni anno da Ottobre a Febbraio/Marzo.
Abbiamo cambiato canale in televisione quando si parlava del rischio di epidemia prima e di pandemia dopo, perché ci sembrava la trama di un film già visto tante volte: arriva da lontano il virus cattivo che decima la popolazione, li trasforma biologicamente, e poi arriva lui, l’eroe di turno che salva il mondo.
Uno scenario inverosimile, che non avremmo mai vissuto noi. E invece…
Solo adesso ci rendiamo conto che forse qualche migliaio di morti avremmo potuto evitarlo.
Non sono i virus che infettano le persone, sono le persone che infettano gli altri con i virus.
Durante la pandemia di SARS-CoV-2, la medicina più efficace si è rivelata essere quella che limita i contatti sociali, mantiene la distanza fisica e si lava le mani.
Queste semplici procedure sono state quasi dimenticate nel mondo moderno di oggi, che è in continuo sviluppo.

Restare a casa per contenere la diffusione del virus

In alcune regioni italiane e in alcuni paesi, i cittadini hanno sospeso i contatti sociali per un certo periodo di tempo per appiattire la curva dell’infezione ed evitare di sovraccaricare il sistema sanitario.
Gli ambulatori dei Medici di Base sono per lo più chiusi e, a quanto racconta il report di Google sugli spostamenti degli Italiani, in 5 settimane siamo stati davvero bravi a restare a casa.

Tutto grazie anche ai tool digitali che abbiamo a disposizione per fare riunioni virtuali di lavoro, fitness, scuola a distanza, e… monitoraggio della nostra salute.

Durante questa pandemia globale, la telemedicina sta emergendo come una soluzione efficace e sostenibile per la precauzione, la prevenzione e il trattamento per arginare la diffusione di COVID-19.

Verso un’assistenza proattiva e di supporto incentrata sul paziente

La Digital Health, grazie all’emergenza Covid-19, ha visto un’accellerazione nello sviluppo di tool e App per la gestione dei pazienti, sia quelli covid che i malati cronici.

Monitoraggio a distanza, check dei sintomi, video-visite… sono diventate parole di uso comune in queste settimane.

Le soluzioni di Digital Health si pongono lo scopo di consentire a tutti, soprattutto ai pazienti sintomatici, di rimanere a casa e di comunicare con i medici attraverso canali virtuali, contribuendo a ridurre la diffusione del virus alle popolazioni di massa e al personale ospedaliero in prima linea.

Telemonitoraggio e telemedicina

La telemedicina è ampiamente utilizzata nel “triage avanzato” dei pazienti molto prima del loro arrivo al Pronto Soccorso. La prima ad aver sviluppato una soluzione di triage è paginemediche con il suo chatbot disponibile sul sito della startup, su quello di alcune istituzioni governative regionali, e da alcuni giorni anche sul sito web di Healthware Group in Inglese. A questo ha aggiunto la possibilità per i medici di visitare i propri pazienti tramite App, con la campagna #TiVideoVisito.

Molti pazienti cronici possono avere teleconsulti a domicilio per evitare le visite in ambulatorio e, quindi, ridurre al minimo i rischi di esposizione a COVID-19.

Intelligenza Artificiale: diagnosi e cura

I tamponi cominciano a scarseggiare nelle aree più colpite dal virus, un gruppo di ricercatori ha disegnato un algoritmo di IA per la diagnosi da polmoniti da SARS CoV-2 partendo da radiografie toraciche. Per quanto questo tipo di test sia più veloce del tampone, il CDC non lo raccomanda, ritenendo più attendibile il test virale.

Insilico Medicine, società con sede ad Hong Kong, ha pubblicato un report relativo a dei test che hanno fatto sul virus con la loro Intelligenza Artificiale: hanno ipotizzato lo sviluppo di 6 nuove molecole che potrebbero bloccare la replicazione virale.

Uno dei colli di bottiglia nella scoperta di un farmaco potenziato dall’IA è la capacità di sintetizzare e testare le molecole in modo rapido. Gli approcci avanzati della chimica generativa permettono di progettare molte strutture molecolari diverse con una diverse proprietà come condizioni di generazione. Tuttavia, la sintesi e la convalida possono richiedere un certo tempo e potrebbero richiedere risorse sostanziali.

In conclusione

L’invito a “stare a casa”, dunque, è anche un monito a cambiare il proprio comportamento anche in caso di febbre o raffreddore. Restare a casa e prenotare un appuntamento on line con il proprio medico o uno specialista e soprattutto comportarsi in modo responsabile.
Questa solidarietà e responsabilità congiunta può diventare valore aggiunto per l’assistenza sanitaria dopo la pandemia che stiamo vivendo.