Sapere in anticipo quanti saranno i chili che una persona obesa può perdere con un intervento di chirurgia bariatrica.
E’ questo il risultato ottenuto da un gruppo di ricercatori presso l’Università di Lille, in Francia, grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale. Infatti, questo team di ricerca ha sviluppato un innovativo algoritmo in grado di prevedere, con precisione, la quantità di peso che una persona affetta da obesità può perdere attraverso un intervento di chirurgia bariatrica, come il bypass gastrico o la sleeve gastrectomy.
Il nuovo algoritmo e i dati sperimentali finora ottenuti sono stati presentati e discussi in occasione del congresso mondiale dell’International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders (IFSO), evento che si è tenuto a Napoli negli ultimi giorni del mese di agosto, sotto la presidenza di Luigi Angrisani, professore associato in Chirurgia Generale all’Università Federico II Napoli.
La necessità di un algoritmo con tali caratteristiche deriva dalla notevole variazione nei risultati dell’intervento di chirurgia bariatrica, che rende difficile, sia per i pazienti che per i medici, stabilire se ricorrere o meno all’operazione. Per implementare questo strumento di previsione è stata condotta una rilevazione che ha coinvolto ben 9.861 pazienti. Da questi dati, i ricercatori hanno selezionato sette fattori chiave che sembrano influenzare in modo significativo l’esito dell’intervento di chirurgia bariatrica. Tali fattori includono età, peso, altezza, storia di fumo, nonché stato e durata del diabete di tipo 2.
“Queste variabili sono facilmente disponibili in diversi contesti clinici senza bisogno di interpretazione e non richiedono esami di laboratorio. La perdita di peso a seguito di un intervento di chirurgia bariatrica può variare molto e questo rende più difficile per i pazienti e i medici valutare l’opportunità o meno di ricorrere al bisturi. Utilizzando l’Intelligenza artificiale, abbiamo sviluppato un nuovo strumento di previsione pre-intervento, creato con i dati di otto paesi in Europa, America e Asia. Il nuovo modello sviluppato è di facile utilizzo sia per gli operatori sanitari che per i pazienti.” ha dichiarato Carel W Le Roux, scienziato della University College of Dublin e tra gli autori dello studio.
I modelli finora utilizzati hanno effettuato previsioni di perdita di peso su periodi più lunghi (oltre i due anni) soltanto dopo l’intervento chirurgico, sulla base dei chili persi nei primi sei mesi.
“Il nostro algoritmo invece ci permetterà invece di anticipare ai pazienti questa informazione, riducendo in modo sostanziale l’incertezza. I pazienti e i medici saranno in grado di prendere decisioni più informate su quale opzione chirurgica scegliere” ha concluso Le Roux.
I risultati dello studio mostrano che il fattore che più di tutti influenza la perdita di peso è proprio il tipo di intervento chirurgico. Commentando tali esiti Luigi Angrisani, professore associato di chirurgia generale all’Università Federico II del capoluogo partenopeo e presidente del congresso, ha voluto sottolineare che:
“Gli esiti dello sleeve e del bypass gastrico sono praticamente indistinguibili soltanto fino a un anno dopo l’operazione. In sostanza, dopo 12 mesi i due interventi hanno prodotto la stessa perdita di peso. Tuttavia, lo studio ha dimostrato la superiorità del bypass gastrico rispetto alla sleeve gastrectomy su un periodo lungo cinque anni. Diversi studi hanno già suggerito che la perdita di peso è inferiore nei pazienti con diabete di tipo 2 rispetto a quelli senza diabete, in particolare in quelli con diabete non controllato. Inoltre, è interessante che il nuovo algoritmo di previsione non includa il sesso tra i fattori predittivi più significativi per la perdita di peso dopo l’intervento di chirurgia bariatrica. Significa che non è dunque molto importante essere donna o uomo ai fini dell’intervento di chirurgia bariatrica”.
Detto ciò, il professor Angrisani ha precisato che “il principio su cui si basa questo progetto è molto interessante e i metodi utilizzati sono estremamente nuovi. I risultati saranno molto utili nella pratica clinica, ma sappiamo anche che nella vita reale non sempre i pazienti sono propensi a seguire i suggerimenti del chirurgo e la comunità chirurgica potrebbe richiedere altri studi per confermare il beneficio e l’accuratezza di questi fattori predittivi”.
La realizzazione del progetto è stata resa possibile grazie al sostegno finanziario del progetto SOPHIA dell’Unione Europea e alla collaborazione della University College di Dublino. Inoltre, i risultati di questa ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Digital Health.