Parliamo di age tech, assistenza agli anziani basata sulla tecnologia.
La telemedicina e gli strumenti tecnologici basati sull’Intelligenza Artificiale stanno conquistando a gran velocità l’assistenza domiciliare e gli istituti di cura per anziani.
Efficienza, sicurezza e disponibilità sono i punti forza di questi nuovi strumenti. Ma sono davvero quello di cui abbiamo bisogno?
Mentre ci sono potenziali benefici, apportati dalla tecnologia, in termini di sicurezza per gli anziani e maggiore controllo per i caregiver, alcuni si preoccupano anche dei suoi danni potenziali.
Sono davvero così precisi? É davvero il meglio che la nostra società può offrire alla popolazione più anziana?
Da tempo, vengono utilizzati strumenti tecnologici per aiutare a mantenere gli anziani al sicuro – si pensi ai salvavita e alle cosiddette “nanny cam” installate dalle famiglie che temono che i loro cari possano essere maltrattati. Ma l’utilizzo di sistemi che usano i dati per prendere decisioni – basati dunque su AI – è una novità degli ultimi mesi.
Sensori sempre più economici raccolgono molti terabyte di dati che vengono poi analizzati da script informatici (algoritmi) per controllare quotidianamente gli anziani ed intervenire in caso di anomalie.
Di quali anomalie parliamo? Si possono rilevare cadute che causano ridotta mobilità. Oppure, eventuali infezioni del tratto urinario o disidratazione eccessiva.
I sistemi utilizzano tutto, dai sensori di movimento alle telecamere e persino il LIDAR (Light Detection and Ranging), un tipo di scansione laser usato dalle auto con pilota automatico, per monitorare gli spazi. Oppure tramite i wearable.
CarePredict: we don’t just detect. We predict.
Le community che utilizzano CarePredict hanno visibilità della continua evoluzione della salute di un anziano e sono in grado di identificare gli individui più anziani che sono a maggior rischio di peggioramento delle proprie condizioni di salute, afferma il dottor Gerald Wilmink, Chief Business Officer di CarePredict1.
CarePredict utilizza un wearable chiamato Tempo™, basato sull’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico e algoritmi cinematici avanzati, per individuare i modelli di attività quotidiane abituali di ogni persona. Quando c’è una deviazione dalla “normalità”, il sistema avverte gli assistenti rispetto a potenziali problemi, compresa la probabilità di un aumento del rischio di cadute. Questa capacità di rilevare i primi segni di pericolo permette agli assistenti di avviare valutazioni, fornire cure preventive e assicurare il benessere dei residenti.
Seremy. Il bracciale salvavita.
Seremy è un bracciale smart di nuova generazione, per controllare da remoto il livello di benessere generale, la posizione GPS, la qualità del sonno, la regolarità del battito cardiaco, la quantità di attività fisica dei propri cari per prevenire e ridurre i rischi.
Seremy si compone di un Bracciale Smart autonomo, indipendente e non richiede Smartphone da far indossare ad un familiare anziano o fragile; e dell’App Seremy per seguire da remoto l’anziano che indossa il bracciale.
Autonomia degli anziani e pregiudizi.
I detrattori dell’IA sollevano riserve su pregiudizi, sorveglianza e perdita di autonomia nei sistemi di assistenza digitale per gli anziani.
Avete letto bene. Pregiudizi. I modelli di IA sono spesso addestrati su database di comportamenti registrati nel tempo, che potrebbero non essere rappresentativi di tutte le casistiche.
Queste serie di dati, infatti, spesso riflettono disparità razziali pregresse nel modo di trattare i pazienti.
Spesso, il sistema include pregiudizi culturali. Ad esempio, CarePredict analizza anche i movimenti che si fanno durante i pasti, ma non è stato programmato per analizzare i movimenti di chi mangia con le bacchette – nonostante il recente lancio in Giappone.
Gli strumenti basati su IA che danno la priorità alla sicurezza dalle cadute rispetto alla libertà di movimento, implicitamente emarginano il desiderio degli anziani di privacy e autodeterminazione, in favore della soddisfazione delle paure dei loro figli adulti.
Alcune ricerche evidenziano, inoltre, che coloro che vengono monitorati da sistemi basati su IA possono anche viverli come intrusivi, temono che questi limitino la loro indipendenza, e possono preferire il contatto umano a un persistente sguardo digitale.