Pazienti e medici italiani hanno fame di digitale ma l’ehealth stenta a decollare nel sistema sanitario nazionale.
Lo scenario messo in luce dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano riflette un vero e proprio paradosso: mentre sempre più italiani si avvicinano alle opportunità offerte dalla sanità digitale, frenano gli investimenti nazionali in materia.
Un 2016 tra ombre e luci
Nel 2016 diminuiscono gli investimenti destinati all’innovazione nel settore sanità. Rispetto all’anno precedente il calo è del 5%, con una spesa complessiva pari a 1,27 miliardi di euro (1,1% della spesa sanitaria pubblica, 21 euro per abitante). A frenare l’Italia sono fattori diversi: dalle riforme sanitarie regionali ai ritardi normativi, passando per la mancanza di risorse nel Patto per la Sanità Digitale (la cui entrata in vigore è prevista per la fine del 2017). Il calo di investimenti più consistente è stato quello legato proprio alla spesa in innovazione del Ministero della Salute (16,6 milioni di euro, -8% rispetto al 2015), seguito dal dato relativo alle strutture sanitarie (870 milioni, -6% rispetto all’anno prima) e da quello delle Regioni (310 milioni, -3% anno su anno). In controtendenza, invece, la spesa degli oltre 47 mila medici di Medicina Generale che nel 2016 hanno investito in innovazione 72 milioni di euro: 1.538 euro per medico, +3% rispetto al 2015. A fronte di questi dati, però, la Sanità italiana nel 2016 ha fatto anche importanti passi avanti nel percorso di digitalizzazione di base delle Aziende Sanitarie. È la Cartella Clinica Elettronica a rappresentare l’investimento più consistente in questo scenario: 65 milioni di euro nel 2016, un anno prima il dato si fermava a 64 milioni. Le Direzioni Strategiche delle Aziende Sanitarie hanno investito 14 milioni di euro per offrire ai cittadini servizi digitali, il 47% ha in programma aumenti di budget per il 2017. Nell’80% dei casi è possibile – direttamente o tramite soluzioni regionali – il download dei referti via web, nel 61% delle strutture possono essere prenotate visite online. Le Regioni, dal canto loro, stanno lavorando molto per favorire lo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico e per portare avanti rapidamente i processi di riforma in atto.
Cittadini e medici motori di innovazione
Sono i cittadini e i medici i veri propulsori dell’innovazione digitale nel settore sanitario. Infatti, il 51% degli italiani, nel corso del 2016, ha utilizzato almeno una volta un servizio sanitario online, un dato in crescita rispetto al 2015 quando la percentuale si fermava al 49 per cento. Si tratta soprattutto i cittadini con una laurea e di età compresa tra i 25 e i 54 anni a scegliere questi servizi. Il 32% del campione sottoposto a indagine (1.000 persone) ha fatto ha ricercato online informazioni sulle strutture sanitarie, il 22% ha scelto il web e le App per procedere alla prenotazione di esami e visite. Sempre più numerosi gli italiani che consultano in rete i documenti clinici: il 18% nel 2016 vs il 15% di un anno prima. Inoltre, le comunicazioni con il proprio medico viaggiano via mail per il 14% dei cittadini e l’11% ha effettuato online pagamenti per prestazioni sanitarie. Piacciono sempre più, soprattutto agli under 44, le App che favoriscono il monitoraggio dello stile di vita, da usare con un dispositivo wearable: orologio o bracciale. Cresce anche la quota di persone che sceglie il web per informarsi su questioni di salute: è al 36% vs il 33% del 2015. Anche i medici spingono la rivoluzione digitale. Più della metà di quelli di Medicina Interna (su un campione composto da 229 dottori) e quattro Medici di Medicina Generale su dieci (540) usano App per aggiornare le loro competenze. Nel dettaglio: il 52% degli internisti e il 39% dei MMG utilizzano App per consultare informazioni e linee guida, e, rispettivamente, il 45% e il 32% per visionare articoli scientifici o report. Cambia anche il modo di comunicare con il paziente: il 42% degli internisti e il 53% dei medici di Medicina Generale scelgono WhatsApp come strumento per trasmettere informazioni, anche se si tratta di un canale non certificato. I Medici di Medicina Generale sfruttano soprattutto la possibilità di consultare in rete i referti di laboratorio (47%) e quelli di visite specialistiche (32 per cento).
I prossimi passi
Gli ostacoli da superare per procedere speditamente verso la digitalizzazione e l’innovazione nella sanità sono diversi. Dai ritardi normativi alla mancanza di risorse economiche (indicata come problematica concreta dal 65% delle Direzioni strategiche delle strutture sanitarie intervistate), passando per la mancanza di risorse umane con adeguate competenze digitali (considerata un ostacolo dal 50% del panel). La formazione del personale diventa, quindi, un tassello strategico per favorire la crescita della nuova Sanità italiana. Intanto, si segnalano timidi passi avanti in tre macro-settori importanti: mobile, telemedicina, Big Data Analytics & Business Intelligence. Cresce la quota di strutture sanitarie interessate a soluzioni per il Mobile Hospital (dal 10% al 26%), tanto che la spesa dedicata passa dal 9 milioni del 2015 ai 12 del 2016 (destinati soprattutto agli strumenti mobile che consentono l’accesso alla Cartella Clinica Elettronica). Anche la telemedicina rappresenta sempre più un asse strategico per il 39% delle Direzioni Strategiche intervistate (una percentuale ferma al 21 un anno prima). Gli investimenti in questo ambito passano dai 13 milioni del 2015 ai 20 milioni di euro del 2016. Molto diffuse le soluzioni per il teleconsulto, mentre la teleriabilitazione e la teleassistenza restano sperimentazioni. Infine, nel 2017 sono previsti investimenti in crescita nell’ambito dei Big Data Analytics & Business Intelligence. Nel 2016 il settore ha registrato investimenti pari a 15 milioni di euro ma il 44% dei CIO prevede di aumentarli nel 2017.