Il primo test poligenetico di 23andMe lanciato alla conferenza SXSW di Austin la scorsa settimana
Il test, che non ha lo scopo di diagnosticare la patologia, è stato progettato per aiutare le persone a capire quando il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 è molto alto e quindi devono modificare il loro stile di vita.
Il diabete è un problema di salute significativo negli Stati Uniti, che ha un impatto su quasi la metà della popolazione, ha detto Anne Wojcicki, CEO e co-fondatore di 23andMe.
Quando gli utenti vengono a conoscenza della probabilità genetica di sviluppare il diabete di tipo 2, crediamo che ci sia l’opportunità di motivarli a cambiare il loro stile di vita e, infine, di aiutarli a prevenire la malattia.
Cambiare il proprio stile di vita
E per motivarli, 23andMe ha stretto una partnership con Lark Health, una piattaforma di coaching basata su Intelligenza Artificiale che aiuta gli utenti a gestire condizioni croniche grazie al “Wellness Program and Diabetes Prevention Program”.
L’accesso alle informazioni genetiche è davvero solo l’inizio – utilizzando tali informazioni per prevenire gravi conseguenze per la salute è il prossimo passo critico, Anne Wojcicki.
La nostra collaborazione con Lark consente ai clienti di 23andMe di utilizzare le loro informazioni genetiche in un programma clinicamente convalidato, per aiutarli ad apportare cambiamenti nello stile di vita per migliorare la loro salute.
Validazione scientifica
Il test non ha ancora ricevuto l’autorizzazione della FDA e ha ricevuto molte critiche dalla comunità scientifica.
Gli algoritmi che calcolano i punteggi di rischio poligenico non sono nuovi.
Ciò che è nuovo, è la capacità di ricavarli utilizzando enormi database genetici come quello di 23andMe.
In questo caso, il punteggio poligenico ha attinto a più di 1.000 varianti genetiche per calcolare la probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2.
Eppure, questo nuovo test non è così accurato per persone di origine non europea (afro-americani).
Alcuni esperti, intervistati da STAT News sono convinti che questo test non sia migliore degli strumenti utilizzati per valutare il rischio diabete: stile di vita e screening demografico.
Il problema della diagnosi non è, però, la parte più difficile nel trattamento e prevenzione del diabete. La parte più difficile è convincere chi ne è affetto a cambiare il proprio stile di vita, che non si evince direttamente dal test.