di , 27/01/2017

L’intelligenza artificiale impara a prevedere l’insufficienza cardiaca. Così titola un articolo di Deborah Oakley, Science Communication Officer presso MRC London Institute of Medical Sciences.
Infatti, un gruppo di ricercatori presso il MRC London Institute of Medical Sciences ha sviluppato un software in grado di rilevare, attraverso le analisi del sangue e scansioni del battito del cuore, quando si è a rischio di arresto cardiaco.

Come funziona?

L’intelligenza artificiale (IA) è integrata in un software in grado di valutare le possibilità di un paziente di sviluppare un’insufficienza cardiaca e andare incontro a morte prematura, determinando così quali pazienti abbiamo bisogno di cure immediate.
L’IA, infatti, crea un’immagine virtuale 3D del cuore di ogni persona che rispecchia il modo in cui il cuore si contrae e si espande ad ogni battito.

È la prima volta che i computer interpretano scansioni di un cuore per prevedere con precisione quanto tempo vivranno i pazienti. Questo potrebbe trasformare il modo in cui i medici trattano i pazienti affetti da malattie cardiovascolari – Declan O’Regan, a capo della ricerca.

È una fonte affidabile?

Il software ha analizzato i dati storici, le immagini di risonanza magnetica di circa 256 cuori di pazienti e i risultati dei test del sangue. Questi dati, combinati con circa otto anni di cartelle cliniche dei pazienti, hanno aiutato a prevedere l’eventualità di insufficienza cardiaca e di conseguente morte.
Infatti, l’IA è stata in grado di predire con accuratezza la durata della vita di un paziente in circa l’80% dei casi, mentre i medici ci riescono nel 60% dei casi.

Il computer esegue l’analisi in pochi secondi e contemporaneamente interpreta i dati delle immagini, le analisi del sangue e altri esami senza l’intervento dell’uomo. Potrebbe aiutare i medici a fornire la giusta cura per i pazienti giusti, al momento giusto – Tim Dawes, sviluppatore degli algoritmi che sono alla base del software.

Cosa ci si aspetta nel futuro?

Il gruppo di ricerca vuole utilizzare la tecnologia per indagare diverse forme di insufficienza cardiaca, tra cui la cardiomiopatia e l’ipertensione polmonare, per valutare il tipo di trattamento richiesto per i pazienti, come ad esempio l’uso di un pacemaker.

Vorremmo sviluppare la tecnologia in modo che possa essere utilizzata in molti disturbi cardiaci per completare l’interpretazione dei risultati dei test fatti da parte delle equipe mediche. L’obiettivo è quello di vedere se le previsioni possano migliorare le cure ed aiutare le persone a vivere più a lungo – afferma Dawes.