Reduce dalla Startup Arena di Frontiers Conferences, REHABILITY, che ha vinto un biglietto per partecipare a Frontiers Health 2017, si racconta per noi in questa intervista a Lucia Pannese, CEO di imaginary.
Come è nato REHABILITY?
REHABILITY nasce come risposta a due bandi di ricerca multidisciplinare europei (uno dedicato all’organizzazione della terapia al domicilio ed uno sull’invecchiamento attivo) nei quali imaginary ha deciso di concentrarsi maggiormente sull’area neurologica (specialmente post ictus, sclerosi multipla e Parkinson) e sul MCI (declino cognitivo lieve o medio).
La sfida era quella di sviluppare una soluzione che potesse essere utilizzata anche al domicilio del paziente per prolungare i processi riabilitativi, tipicamente troppo brevi, ed aumentare l’aderenza alla terapia.
Spesso accade infatti che i pazienti interrompano gli esercizi riabilitativi una volta lasciata la clinica, perdendo di conseguenza l’opportunità di poter migliorare il loro stato di salute.
Per poter ottenere una buona aderenza alla terapia, occorre che il paziente sia motivato e comprenda l’utilità di ciò che sta facendo. È qui che l’utilizzo del gioco si rivela vincente, come poi dimostrato anche in questo ambito specifico dalle nostre ricerche e pubblicazioni scientifiche.
E così è nato REHABILITY.
Quanto è stato importante per voi partecipare ad un evento come quello della Startup Arena di Frontiers Conference?
La partecipazione a Frontiers è stata importante, perché occasioni di questo tipo ci permettono di far conoscere le nostre soluzioni estremamente innovative ai vari stakeholders, inclusi quelli istituzionali, non sempre facilmente raggiungibili. Non è, infatti, sempre facile portare all’attenzione del pubblico il “dietro alle quinte” della ricerca europea, le sue opportunità, gli anni di studi, di approfondimenti, di sperimentazioni, che caratterizzano le nostre soluzioni, sia per quanto riguarda l’innovazione tecnologica che quella di metodo. Inoltre, questo ulteriore riconoscimento ci ha dato ancora una volta un feedback positivo da chi conosce le dinamiche di mercato. In altre parole, abbiamo avuto un’ulteriore conferma della validità di ciò che proponiamo, che, nello specifico, ha un forte impatto sul mercato della riabilitazione.
Quali difficoltà avete incontrato nel vostro percorso?
Difficoltà ce ne sono sempre tante.
Sicuramente, introdurre la tecnologia in processi già avviati non è banale. Talvolta perplessità e rigidità da parte dello staff medico si accompagnano al timore di essere sostituiti. Insomma, in primis, un impatto tutto psicologico.
A questo si aggiunge un’ulteriore difficoltà: capire come organizzare una terapia domiciliare con le cliniche che hanno già processi organizzati e procedure standard (anche legali!) che non prevedono una cura fuori dalle mura dell’ospedale. Vi sono inoltre problemi di rimborsabilità della terapia al domicilio, non prevista dalle ASL. Chi assiste l’anziano? Ci sono altri attori da coinvolgere nel processo di trattamento e cura. Chi paga?
Mi preme anche sottolineare che tutti si aspettano che l’anziano abbia paura delle nuove tecnologie e che si spaventi di fronte ad una riabilitazione in formato “digitale”. Ma non è così. Le statistiche parlano chiaro: il 95% dei pazienti neurologici anziani – tra i 65 e i 90 anni – dimostra di accettare con entusiasmo questa nuova proposta e preferisce una terapia mista fra “tradizionale” e “digitale” a quella puramente “tradizionale”.
Qual è il vostro Business Model?
Vendiamo il nostro prodotto, su scala globale, esclusivamente agli specialisti (quelli, cioè, che impostano i piani terapeutici e seguono il paziente), cliniche, ospedali, ASL, studi medici, case di riposo e riabilitazione… La licenza prevede un abbonamento annuale che include periodicamente il rilascio di aggiornamenti e nuovi giochi.
Ci racconti il momento di soddisfazione più grande e quello invece di sconforto che avete vissuto nel portare avanti questo progetto?
Tra i tanti momenti di soddisfazione che mi piace ricordare, ce ne è uno legato ad un training sul nostro prodotto. Siamo stati chiamati in una clinica a fare formazione ai terapisti. Durante il corso, hanno deciso di chiamare anche i pazienti per testare con loro il prodotto e le sue funzionalità. Dopo soli 10 minuti, si è creata una bella atmosfera: pazienti entusiasti che si sono divertiti e hanno creato un’atmosfera leggera.
Uno ha dichiarato che si sentiva un perdente ma con una soluzione del genere poteva tornare a vincere! Una bella soddisfazione.
Per quanto riguarda i momenti di sconforto, va detto, sono tante le frustrazioni. Soprattutto se ci troviamo a lavorare in ambienti in cui PC o macchinari non vengono aggiornati da anni e una volta ottenuta l’autorizzazione all’acquisto passano mesi e mesi per poter installare la soluzione.
Comunque, essere pionieri in un settore dove il paziente percepisce un gran beneficio e la nostra soluzione contribuisce a migliorare la sua qualità della vita, vale tutti gli sforzi e lascia solo una fortissima sensazione positiva!