di , 26/10/2023

Quando si affronta il tema relativo allo sviluppo della telemedicina, la stragrande maggioranza delle analisi realizzate hanno come target di indagine le strutture pubbliche e, contemporaneamente, la loro capacità di integrare queste applicazioni nei loro processi. Esiste, tuttavia, un’importante quota di prestazioni sanitarie erogate in ambito privato. Per analizzare il legame esistente fra questo mondo e la telemedicina, l’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Bruno Visentini, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il fondo sanitario integrativo Fasdac, ha realizzato la prima “Survey nazionale sulla Telemedicina in ambito ambulatoriale privato”.

Siamo molto soddisfatti di aver condotto una indagine così pionieristica che per prima fa luce sullo stato dell’arte della telemedicina a cominciare dal comparto sanitario privato. Questi risultati sono stati raggiunti grazie alla sinergia pubblico-privato attivata dall’Osservatorio che ha potuto contare sulla supervisione scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità ed il supporto del fondo sanitario integrativo Fasdac”. – Duilio Carusi, coordinatore dell’Osservatorio e professore aggiunto presso Luiss Business School

La presentazione di questo documento, avvenuta lo scorso 12 ottobre presso la sede dell’Università Luiss di Roma, evidenzia un quadro in larga parte inatteso. La fiducia verso la Telemedicina da parte di coloro che opera presso le strutture ambulatoriali private, risulta essere molto bassa. Ciò si riscontra sia nei livelli direttivi, dove registra un grado del 40%, sia, e ancora di più, negli operatori sanitari, dove il grado di fiducia è pari al 27%.

La sanità italiana vive in questi ultimi anni un periodo in cui si intrecciano grandi difficoltà, epocali opportunità, antichi limiti e criticità di sistema. Le tecnologie digitali sono certamente tra le opportunità per migliorare le cure e ottimizzare le risorse. Questa ricerca mostra gli aspetti da colmare e la misura delle sfide che abbiamo di fronte anche a livello legislativo”. – On. Simona Loizzo, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sanità digitale e Terapie digitali

I principali ostacoli dello sviluppo della Telemedicina

L’indagine, che per la prima volta in assoluto ha analizzato il rapporto tra gli operatori privati e la Telemedicina, è stata condotta su oltre 300 strutture sanitarie private distribuite sul territorio nazionale. Il 58% delle strutture ha dichiarato di non utilizzare soluzioni di telemedicina e di non essere interessata ad offrire questo servizio nel prossimo futuro, contro un 13% che ha dichiarato di usufruire della telemedicina e di voler continuare a sviluppare la propria offerta.

Fra le principali cause identificate come ostacoli allo sviluppo della Telemedicina sono emerse:

  • la “complessità organizzativa”, dichiarata nel 24% dei casi;
  • la “scarsa propensione o collaborazione del personale sanitario” dichiarata nel 15%;
  • l’”onerosità in termini economici” al 9%.

Se si focalizza l’attenzione sulle sole strutture di grandi dimensioni che erogano più di 50.000 prestazioni ambulatoriali all’anno, la ”onerosità in termini economici” diventa il problema più rilevante a pari merito con la “complessità nell’applicazione della normativa GDPR”, entrambe attestate a quota 17%.

Infine, le strutture hanno dichiarato di aver riscontrato nei propri pazienti “scarsa fiducia verso la Telemedicina” nel 27% dei casi, rinforzato dal problema della “scarsa familiarità con le tecnologie informatiche” che le strutture hanno riscontrato nei propri pazienti nel 23% dei casi.

Questa ricerca è molto importante sotto diversi profili. Per la prima volta studiamo la Telemedicina nella sanità privata. Iniziamo a conoscere il livello di maturità tecnica e organizzativa nella realizzazione di servizi privati. Esploriamo con metodo la propensione e la fiducia dei professionisti privati nell’attuazione della Telemedicina condotta nel rispetto delle norme nazionali. Tutte conoscenze che dovremo sviluppare per poter promuovere il cambiamento in maniera condivisa”. – Francesco Gabbrielli, Direttore del CNT-ISS