La digitalizzazione sanitaria adottata dalla USSL 3 di Venezia sta notevolmente migliorando il rapporto fra medico e paziente grazie a visite, a consulti fra specialisti e a protocolli terapeutici personalizzati più rapidi. Ciò significa che siamo di fronte un cambiamento epocale: non è più il paziente a recarsi dal medico, ma è il medico ad andare dal paziente.

Salerno, 21 aprile – La medicina a distanza ha di fatto creato un ambiente di maggior vicinanza e sicurezza per i pazienti e un metodo di lavoro più efficace per i medici. È quanto emerso al webinar “Quale futuro per la telemedicina” organizzato in collaborazione con ForumPA a cui hanno partecipato il dottor Giuseppe Grassi, Direttore dell’U.O. di Cardiologia Dipartimento Medicina “Ospedale SS Giovanni e Paolo”; il professore Gino Gerosa, Professore Ordinario e Direttore di Cardiochirurgia all’Università di Padova e il dottor Gianluca Cerri, Direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Civile di Venezia, insieme al direttore scientifico di Paginemediche dottor Emanuele Urbani. A chiudere l’evento, infine, le analisi del dottor Mario Po’, esperto indipendente di digital health e telemedicina.

L’analisi è partita dalla realtà: la prima ondata di Covid-19 e il blocco delle visite non urgenti hanno messo a dura prova la continuità assistenziale, già non semplice per la particolare conformazione geografica di Venezia. Il problema è stato superato grazie alla telemedicina, introdotta a Venezia nell’ agosto del 2020 con un progetto realizzato dalla USSL 3 insieme a Paginemediche.

A spiegarlo è stato Paolo Grassi, che ha illustrato i dati e i benefici portati da questa innovazione. I pazienti possono ora ricevere assistenza in breve tempo e aggiornare quotidianamente i parametri utili direttamente nella piattaforma. I medici, in questo modo, sono in grado di valutare subito le urgenze, abbattendo i tempi d’attesa dovuti alle prenotazioni delle visite e possono chiedere dei consulti in tempo reale a colleghi di altre specializzazioni o ai medici di base.

Non si vuole deospedalizzare il paziente, ma rendere più efficace la sua presa in carico in entrata e soprattutto in uscita dall’ospedale. Il paziente è così davvero al centro del sistema sanitario, ha spiegato a propria volta Gino Gerosa, che ha posto l’accento su quanto la situazione pandemica abbia spinto verso un’innovazione sanitaria che era da tempo necessaria.

Grazie alla telemedicina, infatti, i consulti multidisciplinari sono diventati più veloci ed efficaci, e che questa innovazione ha consentito di limitare gli spostamenti sanitari dei pazienti, specie dei più fragili, solo per le vere urgenze, con un sollievo percepibile per tutte le strutture sanitarie.

Anche per Gianluca Cerri la telemedicina ha migliorato la qualità della vita dei pazienti:

Pensiamo a una persona anziana che, ad esempio, abbia subito un’operazione oncologico-ginecologica e che quindi abbia una mobilità molto ridotta: con la telemedicina le consentiamo di avere tutto in casa propria, dalla visita al consulto fino alla ricetta. Similmente, pensando alla donna in gravidanza, abbiamo modo di ottenere a distanza il tracciamento di tutto il suo iter sanitario, fondamentale al momento del parto. Questo tipo di assistenza permetterà anche in futuro di non gravare eccessivamente sulla vita privata e lavorativa delle pazienti.

Non solo: “Inizialmente pensavo che sarebbe stato difficile abituarsi ad una modalità diversa di lavoro e invece è stato semplicissimo: sono bastate le prime due o tre esperienze. È un sistema davvero efficace e le stesse pazienti l’hanno addirittura capito prima di noi”.

Stiamo finalmente vivendo una rivoluzione del sistema Sanità, che – ha spiegato l’esperto indipendente del settore Mario Po’ – sta radicalmente cambiando i rapporti tra medici, pazienti e struttura sanitaria e che pone davvero al centro l’utente finale: il paziente. È stata messa a disposizione dei medici una formazione chiara e completa sull’utilizzo degli strumenti, che ha permesso di migliorare le strutture già esistenti. In Sanità puntare all’ottimo non porta quasi mai a nulla, se non a progetti sperimentali senza futuro.

Chiaro il monito di Po’ alle Istituzioni: “Se sviluppiamo ciò che va già bene, allora sì che miglioreremo la vita dei cittadini”.

Qui il webinar completo