di , 26/05/2017

La tecnologia sta diventando ogni giorno più pervasiva, la quantità di interfacce e di dati che ci troviamo di fronte è sempre più soverchiante. David Rose del MIT Media Lab definisce il mondo in cui viviamo come “ambiente cacofonico”.

Rose, designer esperto, inventore seriale e imprenditore, ha pubblicato nel 2014 Enchanted Objects, in cui descrive una possibile direzione che il design potrebbe prendere per affrontare questo tema. Egli immagina un mondo popolato da oggetti quotidiani, arricchiti da una miscela di Internet of Things e intelligenza artificiale e, ancora più importante, cosparsi da un tocco di magia.
In altre parole, Enchanted Objects è un’esplorazione di quanto la computazione pervasiva possa diventare parte delle nostre vite quotidiane ridistribuendo alcune delle cose utili che la tecnologia digitale può fare per noi e integrandole nei manufatti ordinari che già ci circondano.
Rose cita diversi esempi di questi concetti che sia lui che altri designer hanno concepito negli ultimi anni. Un ombrello che lampeggia per informare che probabilmente pioverà e che sarebbe saggio prenderlo prima di uscire. Un tavolino da caffè, abitato da Google Maps, che anima le discussioni e consente alla famiglia di cercare i luoghi menzionati dalla TV. Una fotocamera indossabile che scatta ininterrottamente foto ogni trenta secondi e che produce un foto-stream della tua vita che può essere usato per far emergere tendenze, abitudini e eccezioni. Contenitori intelligenti per le pillole, che grazie a costanti e gentili promemoria, sotto forma di luce o suono, hanno dimostrato di migliorare l’aderenza del paziente alle terapia.
Animato da un genuino e contagioso entusiasmo, Rose dichiara apertamente la sua intenzione a “restare umano” e a portarsi con sé, con discrezione, il buono della tecnologia.

L’healthcare è proprio questo, una complessa interazione tra scientifico e umanistico, espresso attraverso prodotti e servizi che toccano in maniera concreta la vita quotidiana delle persone.

La prospettiva di usare tutto l’aiuto che le innovazioni tecnologiche possono fornire, e allo stesso tempo rendere il nostro ambiente meno complicato di prima, piuttosto che il contrario, è una opzione molto promettente.
Non è difficile immaginare delle strade attraverso le quali questi prodotti potranno aiutare le persone a diventare dei pazienti migliori, i medici a prendere decisioni migliori e gli ospedali ad essere più efficienti.
Tuttavia alcuni avvertimenti ovvi e alcune cautele dovrebbero sempre accompagnare le tecnologie pervasive, e questi oggetti incantati, come fanno le brochure informative per i pazienti o le scatole di pillole.

Ogni buon designer simpatizza con il desiderio di rendere la tecnologia più piacevole e utile.

Ma ogni volta che una pattumiera impara ciò che consuma una famiglia, o una videocamera riprende ogni cosa che un individuo fa e vede, dando alle aziende del mercato accesso a tutte queste informazioni, ci sono evidenti rischi da considerare.
Registrare una massiccia quantità di informazioni personali e caricarle sui propri social network, o inviarle tramite servizi cloud-based per farle processare, pone seri problemi di privacy. Il marketing che si basa e usa queste informazioni ha una dubbia posizione etica. E i propri dispositivi medici connessi online possono essere manipolati.
Queste considerazioni sono estremamente importanti quando si progettano prodotti connessi, ma diventano ancora più importanti quando questi contengono dati medici.

Un rischio secondario pronto a rovinare le promesse dei Oggetti Incantati è quello di soccombere alla spinta della novità fine a se stessa.

Mi riferisco alla tendenza dei designer di essere così tanto affascinati dalle nuove possibilità da tralasciare il valore reale dell’oggetto. Il nuovo paradigma quindi inizia a saltare fuori ovunque, anche quando non è necessario, o è semplicemente inappropriato. Questa è un’insidia storicamente ben nota, e incarnata dalla pletora di fantasiose inutilità che ci propongono i canali di shopping a tarda notte in TV.
Mentre gli esempi come quelli di David Rose sono generalmente sensati, non è difficile immaginare un flusso di nuovi gadget in arrivo sul mercato sulla scia di una mal interpretata idea di cosa sono gli oggetti incantati.
Quello che gli ammonimenti citati sopra significano nell’healthcare, un campo di applicazione forse tra i più sensibili in assoluto, è che avremo bisogno dell’aiuto dei designer non solo come progettisti di oggetti luccicanti, ma soprattutto come progettisti consapevoli delle implicazioni sociali e psicologiche del loro lavoro.
Mentre autori come Rose svolgono il ruolo di esploratori, aprendo e puntando su nuove possibilità, il lavoro della maggior parte dei designer dovrebbe essere piuttosto quello di materializzare queste possibilità in prodotti che siano sia utili e sicuri.
Per fare ciò si dovrebbe lavorare a stretto contatto con esperti di tecnologia e sicurezza e disegnare paradigmi operativi che preservino la libertà e la privacy degli utenti. Con questi paradigmi in mente, ci si può mettere al lavoro e infondere i prodotti di una intelligenza distribuita che faccia la differenza.

Articolo pubblicato originariamente in inglese su healthwareinternational.com