L’intelligenza artificiale sta aiutando le case di cura a risparmiare tempo e ad alleviare la solitudine dei residenti: affrontiamo il tema grazie ad una riflessione di Patrich Villa, Head of Channel Sales Italy&Greece – Ascom UMS.

È stato dimostrato che tra il 22 e il 42% delle persone che vivono in una casa di cura soffrono gravemente per la solitudine, rispetto invece al 10% di coloro che vivono in comunità1

Oltre l’80% degli anziani con disturbi mentali residenti in queste strutture ha dichiarato di sentirsi solo nella propria casa di cura e che a questo problema si potrebbe ovviare qualora il personale fosse in grado di trascorrere più tempo con loro. Molti residenti considerano infatti il crescente carico di lavoro del personale delle case di riposo come un ostacolo ad avere ulteriori interazioni sociali2.

Chiunque lavori a stretto contatto con queste persone è testimone di quali sforzi siano necessari ogni giorno per aiutarli a cimentarsi in attività gratificanti e di quanto bassa risulti la qualità della loro vita sociale rispetto a quella di chiunque sia abituato a vivere una ordinaria quotidianità.

Bisogna anche, però, sottolineare la criticità legata al fatto che le case di cura sono spesso a corto di personale, e che questo debba far fronte ad esigenze sanitarie sempre più complesse. In questo scenario, riteniamo che la tecnologia non solo possa aiutare le équipe di assistenza a risparmiare tempo, ma anche diventare per i pazienti un’arma per difendersi dalla solitudine, dal momento che il tempo risparmiato grazie alle innovazioni tecnologiche può essere dedicato al contatto personale.

Prendiamo, ad esempio, gli assistenti intelligenti alimentati dall’intelligenza artificiale e basati sul riconoscimento vocale, comunemente noti come smart speaker

Questa tecnologia, che è già da tempo presente nelle abitazioni private dove viene utilizzata, ad esempio, per il controllo smart delle luci, oppure per le sue funzionalità di promemoria e orologio, sta diventando sempre più importante anche nelle case di cura, dove però sono necessarie delle implementazioni ad-hoc.

Un interessante esempio arriva dal Regno Unito, dove lo scorso anno il noto Gruppo Majesticare è stato il primo a permettere ai residenti della casa di cura Cavendish Park di sperimentare l’utilizzo di Alexa per attivare le chiamate di assistenza al membro del team preposto, che semplicemente riceveva un avviso sullo smartphone.

Angela Boxall, CEO, Majesticare Luxury Care Homes, ha spiegato:

Questa tecnologia aiuta i nostri residenti a vivere in modo più indipendente, a comunicare tra loro, da Alexa ad Alexa, ma anche con i loro cari. Ciò significa che gli assistenti hanno più tempo da dedicare ai residenti per permettere loro di fare le cose che desiderano, per farli divertire di più.

Gli ospiti delle case di cura possono usufruire di un’ampia gamma di funzionalità di assistenza grazie ai propri assistenti virtuali: dalla chiamata al team di manutenzione per riparare il televisore o al team di assistenza, fino alla ricerca di eventi sociali a cui partecipare e alla possibilità di comunicare con altri ospiti della struttura, da smart speaker a smart speaker. Pensiamo a un degente che chiede ad Alexa, ad esempio, che cosa c’è per cena e a che ora viene servita, di essere accompagnato al bagno o, ancora, di poter chiamare un familiare o vedere un video. Grazie a questo pionieristico sistema è sufficiente per l’utente fare la richiesta vocale per attivare in automatico lo smistamento e l’assegnazione al membro dello staff più indicato per soddisfarla, e ricevere in tempo reale il feedback e le informazioni sulle tempistiche di presa in carico.

La tecnologia avvisa il membro giusto dell’équipe al momento della richiesta di un ospite della struttura; ad esempio, se un ospite segnala che la propria doccia ha una perdita, la chiamata “Alexa, la mia doccia perde” arriva direttamente ad un membro del team di manutenzione. E la tecnologia non si limita a far risparmiare tempo agli assistenti e ad introdurre gli ospiti alle attività sociali, bensì la tecnologia stessa diviene una forma di compagnia.

Ha raccontato Sandy James, ospite della casa di cura Cavendish Park, ha dichiarato:

Mi ha aiutato a cambiare il modo in cui vivo qui. Ora so meglio cosa succede e posso chiedere informazioni sulle attività in programma. Ci fa sentire più connessi.

Da un altro punto di vista, una migliore progettazione e pianificazione dell’assegnazione dei compiti all’interno delle strutture ottenuta tramite una tale precisione nel monitoraggio dei flussi di lavoro digitale, promette di portare a positive ripercussioni anche sui costi complessivi di gestione delle strutture. 

Una migliore patient experience

Uno studio dell’Ofcom ha rivelato come i possessori di smart speaker considerino il proprio dispositivo un compagno, soprattutto se vivono da soli. Molti ritengono che sia utile per combattere la solitudine e apprezzano il fatto di poter parlare con i propri speaker.

Secondo questa ricerca, un gran numero di persone “antropomorfizza” i propri smart speaker chiamandoli “lui” o “lei”. Molti dicono anche “per favore” e “grazie” al loro dispositivo e “leggono un’intenzione” nel modo in cui l’altoparlante risponde, come durante un’interazione umana. 

Soprattutto per le persone disabili, lo studio Ofcom ha rilevato che gli smart speaker “hanno avuto un impatto significativo sulla loro vita”, consentendo loro una “maggiore indipendenza” e migliorando le loro “condizioni e abilità”.

I risultati pubblicati dalla Campagna per porre fine alla solitudine3 hanno citato, inoltre, i numerosi studi che hanno dimostrato una correlazione tra la solitudine e il deterioramento della salute. 

La solitudine è, infatti, direttamente associata a un aumento del rischio di contrarre patologie come le malattie coronariche, l’ictus e la depressione e si ritiene che l’isolamento sociale sia un fattore di rischio di morte precoce paragonabile al fumo di 15 sigarette al giorno. Inoltre, è stato riscontrato che un “alto grado” di solitudine raddoppia il rischio di sviluppare l’Alzheimer.4 

Sebbene la tecnologia non possa sostituire le relazioni umane, può però contribuire a fornire un grado sufficiente di compagnia, indipendentemente dall’età.

I residenti hanno assolutamente apprezzato la tecnologia”, ha aggiunto Mel Hoskins, direttore della casa di cura Cavendish Park. “Abbiamo residenti che lo richiedono per scherzare, per condividere indovinelli, per organizzare la propria vita sociale.  

Ascom ha recentemente lanciato la soluzione Alexa Smart Properties for Senior Living che integra le capacità vocali di Amazon Alexa (Alexa Voice Skills) con le funzionalità di Ofelia, la piattaforma avanzata di semplificazione e ottimizzazione della gestione di allarmi e avvisi di Ascom.

Il settore del Long Term Care ha visto così avviata una vera e propria rivoluzione che promette di migliorare il coordinamento delle cure e la qualità dell’offerta di servizi di assistenza.


[1] “Loneliness in case homes: a neglected area of research?” di Christina R Victor
[2] Ricerca dell’Università di Bedfordshire
[3] Movimento BeMoreUs della Campagna per porre fine alla solitudine nel Regno Unito (https://bemoreus.org.uk/)
[4] Fonte: Age Uk