In questi primi giorni del 2023 Rock Health, una delle principali aziende statunitensi dedicate al finanziamento delle startup attive nella digital health, ha pubblicato un suo report dedicato all’andamento del mercato degli investimenti in sanità digitale negli USA.
L’analisi, condotta dai ricercatori Kyle Bryant, Madelyn Knowles e Adriana Krasniansky, ha evidenziato che nel 2022 negli Stati Uniti il volume dei finanziamenti dedicati alla digital health è calato di quasi la metà rispetto al livello record raggiunto nel 2021.
Infatti, se si osserva il grafico sopra riportato, il totale del valore degli investimenti effettuati nel 2022 non è andato oltre i 15,3 miliardi di dollari, poco più della metà del totale dei 29,3 miliardi di dollari di finanziamenti elargiti nel 2021, un anno record da questo punto di vista.
In pratica, il totale degli investimenti in digital health degli scorsi dodici mesi, è stato di poco superiore a quello del 2020, anno durante il quale sono stati erogati finanziamenti per 14,7 miliardi di dollari. Tuttavia, è interessante notare che il finanziamento medio per singolo progetto è stato maggiore nel 2020, con 30,6 milioni di dollari, rispetto a quello del 2022, pari a 26,7 milioni di dollari. E’ indubbio che il numero di progetti finanziati (480 nel 2020 contro i 572 dello scorso anno) abbia influito su questo risultato.
Quindi, i dati presentati sembrano confermare che con il 2022 gli investimenti in digital health abbiano ormai raggiunto la fine di un ciclo. Questa supposizione viene rafforzata se si tiene anche conto del flusso di investimenti per ogni singolo trimestre a partire dal Q2 del 2019 fino al Q4 del 2022.
In pratica, tra il terzo trimestre del 2019 e il secondo trimestre del 2021, con l’eccezione del secondo trimestre 2020, gli investimenti in salute digitale sono costantemente aumentati per sette trimestri consecutivi, con un calo nel secondo trimestre del 2020. con la prima discesa del terzo trimestre 2021, il flusso degli investimenti ha raggiunto un suo massimo, e da quel momento in poi il flusso di capitale si è ridotto di trimestre in trimestre, con l’eccezione del quarto trimestre 2021 e del Q4 2022.
E’ da segnalare poi che parte della “decrescita” del 2022 è dovuta dalla riluttanza degli investitori ad impegnarsi in operazioni in avanzato stato di implementazione. Infatti, il numero di startup di digital health che hanno raccolto round di 100 milioni o più di dollari nell’anno appena trascorso è stato pari a 35, meno della metà delle 88 del 2021, e persino meno delle 43 del 2020.
La lettura di questi ulteriori dati sembra proprio confermare, ancora di più, che si è arrivati alla fine di un bolla che ha caratterizzato il flusso dei finanziamenti in ambito digital health durante questo ultimo biennio. Tuttavia, occorre tenere presente anche della peculiarità degli avvenimento che hanno caratterizzato il 2021 e il 2022.
Occorre premettere che la pandemia di COVID-19 ha favorito sia gli investimenti in innovazione digitale sia la riforma normativa relativa alla digital health. Inoltre, il 2021 è stato un anno dove erano ancora in essere le politiche di stimolo all’economia, che hanno contribuito a ridurre artificialmente il costo del capitale.
Ciò ha incoraggiato ad intraprendere investimenti di maggiori dimensioni e più rischiosi in aree emergenti, come la salute digitale. Infine, nel 2021 la FED ha sottovalutato i primi segnali di riattivazione delle dinamiche inflazionistiche, ed ha esteso le misure di allentamento monetario già in essere, provocando un aumento dei prezzi e delle valutazioni delle attività.
Di contro, il 2022 è stato contraddistinto dal vero ritorno dell’inflazione, che ha iniziato a colpire direttamente i consumatori, dal rapido rialzo dei tassi di interesse deciso dalla FED e dalla ECB, e dalle incertezze geopolitiche (in particolare la guerra in Ucraina e le difficoltà della Cina nel contrastare la diffusione di Covid) che stanno determinando ritardi nelle forniture e difficoltà nelle catene del valore internazionali.
Tutta questa successione di avvenimenti rende molto arduo fare delle analisi predittive su quale sarà la dinamica degli investimenti in digital health nel 2023. In particolare perché, nonostante qualche recente dato abbastanza rassicurante, il timore di una recessione (anche se prevista di lieve entità) è ancora presente.
Inoltre, la media trimestrale di 2,4 miliardi di dollari di investimenti in digital health, registrata nel secondo semestre del 2022, potrebbe essere un’indicazione di quale sarà la direzione che intraprenderanno gli investitori nei prossimi trimestri. Nello specifico, il 2023 potrebbe essere il primo anno dal 2019 nel quale i finanziamenti per i progetti legati alla salute digitale saranno pari o inferiori ai 10 miliardi di dollari.
Tuttavia, gli analisti più attenti hanno colto anche dei segnali in controtendenza che indicherebbero una prossima nuova risalita dei finanziamenti. Infatti, il rallentamento economico del 2022 ha fatto sì che, con la riduzione dei finanziamenti, gli investitori abbiano a disposizione molta liquidità da impiegare.
Dal canto loro, le aziende sanitarie che hanno avviato progetti, che oggi non sono più in grado di dismettere a causa della fase avanzata del loro stato di completamento, è molto probabile che ritorneranno presto a richiedere nuovi fondi.
Detto ciò, gli analisti di Rock Health sono dell’opinione che qualora gli investimenti riprenderanno a crescere, il prossimo trend di incremento nel settore della salute digitale sarà molto più simile a quello che ha caratterizzato il periodo 2011-2019 rispetto a quello che ha contraddistinto il triennio 2019-2021.
In particolare, secondo gli analisti di Rock Health gli investitori sono alla ricerca di cavalli forti, vale a dire startup che implementeranno i loro progetti dimostrando di essere in grado di generare risparmi sui costi, di migliorare il flusso di lavoro clinico e di attirare l’interesse da parte degli acquirenti del mercato.
Si tratterà, quindi, di un percorso di crescita più lento, ma al tempo stesso, più sostenibile, capace di riflettere meglio il rischio di startup e dare priorità alle aziende che intraprendono percorsi misurati verso il successo.