Il rapporto “Produzione, Ricerca e Innovazione nel settore dei Dispositivi Medici in Italia – 2015” pubblicato da Assobiomedica evidenzia come il settore dei medical device si stia riprendendo dalla crisi degli scorsi anni. Tuttavia occorre maggior impegno sia attraverso maggiori investimenti in ricerca ed innovazione sia dando un sostegno alle startup più corposo di quello attuale.
Uno degli ambiti del settore Life Sciences che già oggi è protagonista dell’innovazione tecnologica e digitale è sicuramente quello dei medical device. La sua importanza sta crescendo sempre di più, come sottolineato durante l’VIII Conferenza Nazionale sui Dispositivi Medici del dicembre 2015 e testimoniato dal nuovo servizio di monitoraggio del mercato dei dispositivi medici ospedalieri lanciato da IMS Health lo scorso 13 ottobre.
Per evidenziare ruolo di rilievo che il settore dei medical device sta assumendo nel tessuto economico italiano e le ricadute che esso ha anche in ambito sociale, economico, industriale e nella ricerca scientifica, ogni anno Assobiomedica pubblica un rapporto annuale intitolato “Produzione, Ricerca e Innovazione nel settore dei Dispositivi Medici in Italia”, attraverso il quale offre un quadro analitico e prospettico sull’industria italiana dei dispositivi medici.
L’edizione più recente è quella pubblicata nel 2015 con riferimento ai dati del 2013 e in taluni casi del 2014. Da essa si ricava che le imprese del settore medical device censite sono 4.368, la cui maggioranza piccole dimensioni, e che per il 52% sono operanti nella produzione, per il 44% in attività di tipo commerciale e per il restante 4% nei servizi. Il totale dei dipendenti occupati nel settore è pari a circa 70.000 addetti, di cui l’8% impiegato in ricerca e innovazione, e il valore della produzione complessivo è pari a 9,75 miliardi di Euro, di cui più del 70% è generato dalla domanda pubblica.
A livello geografico, quasi il 70% le aziende del settore medical device sono concentrate in cinque regioni Italiane: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Lazio e Toscana. Considerando l’ammontare del fatturato prodotto in ogni singola regione, la concentrazione in queste cinque regioni raggiunge circa l’85% del fatturato complessivo generato in Italia.
Incrociando il dato del fatturato con quello della struttura aziendale e della relativa provenienza dei capitali di controllo si può constatare come pochi grandi gruppi multinazionali siano in assoluto i maggiori contributori alla produzione totale. Infatti, anche se solo il 13% delle imprese del settore medical device possono essere considerate delle multinazionali, queste ultime producono il 56% del fatturato e occupano il 50% degli addetti totali.
Nel 2013 il saldo della bilancia commerciale è stato positivo per 1.213 milioni di Euro; tuttavia se si esclude il comparto dell’occhialeria tale valore diventa negativo per 720 milioni di Euro.
Nel rapporto viene anche dedicata molta attenzione alle startup: ne vengono rilevate 291 al giugno 2015, di cui il 44% risulta essere iscritta alla sezione separata delle startup innovative. Dall’analisi svolta risulta che solo il 34% delle startup è incubata in strutture dedicate, anche se questa tendenza si è ridotta recentemente, molto probabilmente a seguito ad appositi strumenti dedicati alle startup innovative introdotti dal Governo. Molte startup rientrano nell’ambito della medicina personalizzata, con il 29% attivo nella diagnostica avanzata (diagnosi molecolare, diagnosi precoce, diagnostica decentralizzata, diagnosi minimamente o non-invasiva e sistemi di diagnostica per immagini).
Gli investimenti in R&I per il 2014 sono stati stimati in 1.224 milioni di Euro, pari al 6,3% del valore del settore, e il 75% delle imprese ha introdotto delle innovazioni nel periodo che va dal 2012 al 2014, con una media di 1,9 innovazioni all’anno. Nel 2014 più dell’80% degli investimenti del comparto è stato destinato alla ricerca e sviluppo, mentre il restante 20% stato impiegato nella conduzione di studi clinici.
Sempre nel periodo 2012-2014, il 41% delle aziende del settore medical device ha depositato o acquisito dei brevetti, con una media di 2 brevetti l’anno. Nel 2012 sono stati registrati circa 26.000 brevetti nel settore dei dispositivi medici a livello mondiale, con un peso del 13,6% sul totale dei brevetti registrati. L’Italia è al tredicesimo posto nella graduatoria del numero dei brevetti registrati, con una percentuale dell’1,3% sul totale.
Dalla lettura del Rapporto il settore dei medical device appare quindi avere consolidato un percorso di crescita produttiva e di innovazione, anche se non si è ancora ripreso del tutto dagli effetti della crisi che lo ha colpito nel 2011. Sussistono alcune criticità, come un volume di investimenti ancora troppo basso rispetto al potenziale di innovatività del settore e alle possibili applicazioni pratiche delle tecnologie attualmente in sviluppo.
Nonostante negli ultimi anni il governo italiano abbia manifestato molta attenzione nei confronti del settore Life Sciences, il nostro paese sconta anche una diminuzione degli investimenti da parte del servizio sanitario nazionale soprattutto in ambito diagnostico. Come conseguenza di ciò, anche i piani di investimento delle aziende del settore dei dispositivi medicali hanno dovuto subire un ridimensionamento, nonostante a livello di comparto la diminuzione del fatturato che si è registrata nel 2012 e nel 2013 è stata in parte mitigata da un buon livello di esportazioni che hanno permesso di chiudere in attivo il saldo della bilancia commerciale. E’ auspicabile che il governo italiano s’impegni ancora di più nel sostenere l’innovazione e la ricerca nel settore dei medical device in conseguenza della crescente importanza che esso assumerà negli anni a venire sia in termini di valore aggiunto prodotto che di occupazione.