di , 19/09/2015

Nativi digitali o millenials sono loro i protagonisti del brusio mediatico sul digitale. Chi li immagina come eroi aumentati, capaci di inventare start up per fare di tutto, dalla registrazione del sonno, ai passi durante la pausa caffè. Chi, al contrario, come esseri curvi, plasmati dallo sguardo sullo smartphone, incapaci di ricordare anche il proprio nome.
Per lo sviluppo della digital health in Italia, più dei nativi, sono spesso importanti gli early adopterColoro che non nascono con lo smartphone nella culla ma, forse proprio per questo, colgono molto prima degli altri le potenzialità dell’innovazione.

Gian Franco Gensini, cardiologo e Presidente della Società Italiana di Telemedicina e Sanità Elettronica, è un bell’esempio di early adopter. Per età, formazione, ruolo accademico e istituzionale poteva essere naturalmente e felicemente un custode del mondo di carta. E invece è diventato uno dei protagonisti della trasformazione digitale della sanità. E questo non solo con le attività della SIT, i congressi, i tavoli ministeriali, ma anche con l’attenzione alla vita quotidiana di medici e pazienti.

Nasce dall’immaginazione empirica di Gensini, sostenuta con passione (incondizionata) da Mediolanum Farmaceutici, la prima borsa del medico digitale.

Laborsadelmedico, spiega Gensini, rappresenta il primo frutto dello sforzo di raccogliere in un unico pacchetto di app gli strumenti necessari per far fronte a tutti i problemi della pratica clinica quotidiana, dal calcolo di punteggi o di dosaggi alla decisione dell’approccio terapeutico da seguire, ad esempio, in caso di affezioni per cui esistono opzioni diverse o importanti elementi amministrativi di cui tener conto, come le Note dell’Aifa”.

Per Gensini Laborsadelmedico è un supporto importante non solo per la semplificazione, ma anche per la gestione dell’errore clinico.

Lo strumento è affiancato da un volume che ricostruisce le caratteristiche, il potenziale ma anche i rischi dell’uso delle app in medicina. App medicali nella borsa del medico – quando le app per la salute sono dispositivi medici è una  guida importante per reclutare nuovi early adopters e convincere i medici scettici o disorientati.

Il video che racconta Laborsadelmedico, in cui il ruolo del medico del mondo di carta è interpretato dallo stesso Gensini, fa emergere anche un altro impatto importante degli strumenti digitali nella pratica clinica. In passato, i volumi consultati, i calcoli sui fogli con una calligrafia incomprensibile, lo sguardo del medico concentrato sulle sue formule,  contribuivano a creare una distanza gerarchica tra medico e paziente, tra chi era considerato il detentore di un sapere inattingibile e chi dipendeva da questo sapere. Il setting cambia completamente nella scena inventata per il video, la tecnologia non è usata per creare ancora più distanza tra medico e paziente. Al contrario, l’uso delle app libera tempo per la relazione. L’app non rilascia verdetti oracolari, ma opzioni di cura da condividere con il paziente.

Strumenti come la Laborsadelmedico, più che allontanare e spersonalizzare la relazione, la rendono possibile.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente qui il 19 Settembre 2015.