Gli agenti relazionali sono software progettati per costruire e mantenere un legame emotivo sociale con gli utenti.
Questi robot o avatar sono, infatti, in grado di creare relazioni a lungo termine basate su fiducia e condivisione degli obiettivi.
Si è parlato per la prima volta di Agenti Relazionali circa 20 anni fa, nell’Affective Computing Group del MIT Media Lab.
Il gruppo ha lo scopo di creare e valutare nuovi modi di mettere insieme Emotion AI e altre tecnologie affettive per rendere migliore la vita delle persone.
Grazie a quello studio, si è evidenziato che le persone tendono ad essere più aperte emotivamente quando interagiscono con un terapeuta virtuale “artificiale”, rispetto a quando possono comunicare con un terapeuta in carne ed ossa.
Gli agenti relazionali stanno interagendo con gli umani in circostanze che hanno conseguenze significative nel mondo fisico.
Queste interazioni forniscono indicazioni su come i robot e gli avatar possono partecipare in modo produttivo ai processi di risoluzione dei problemi di salute.
L’intelligenza artificiale ha due componenti complementari: la forma fisica del dispositivo e la capacità “intellettuale” del software.
La differenza tra queste due componenti è simile alla “differenza tra [un] avverbio e [un] nome”.
Artificial Intelligence: Robots, Avatars and the Demise of the Human Mediator
In altre parole, un dispositivo può comportarsi in modo intelligente come risultato di indicazioni automatizzate o controllate dall’uomo, oppure può essere letteralmente intelligente, nel senso che non richiede alcuna influenza esterna per dirigere le sue azioni.
Diverse le applicazioni: dalla navigazione e ricerca, all’ambito medico.
Gli agenti intelligenti sono stati applicati anche nei servizi sanitari per migliorare la salute dei pazienti. In questo caso, il paziente è considerato come l’ambiente. I sintomi del paziente vengono comunicati tramite la tastiera del computer (sensore). L’agente intelligente usa queste informazioni per decidere il miglior corso d’azione.
Nell’ambito della Salute Mentale, un importante mediatore nei risultati terapeutici è il rapporto di collaborazione tra paziente e professionista. Un rapporto stretto è una componente necessaria per il cambiamento, una sfida ancora insoddisfatta nel mondo digitale.
La salute mentale passa inevitabilmente dalla salute relazionale. Se relazione è possibilità di salute, assenza di relazione è certezza di disagio.
Mario De Maglie, psicologo psicoterapeuta
Recentemente, agenti conversazionali, accuratamente progettati, si sono dimostrati promettenti nell’automatizzare diversi servizi di assistenza sanitaria simulando il supporto umano. Questo potrebbero, quindi, essere in grado di offrire interventi digitali di alta qualità per la salute mentale.
Infatti, uno studio trasversale e retrospettivo ha analizzato le risposte degli utenti di un agente conversazionale basato sulla terapia cognitivo-comportamentale (CBT) con livelli di legame terapeutico simili a quelli della letteratura su altre modalità CBT, compresi gli interventi digitali che non usano un agente conversazionale.
L’agente in questione è Woebot. La cui natura empatica ha favorito il coinvolgimento degli utenti, che erano ben consapevoli di avere a che fare con un bot e nonostante ciò:
Woebot felt like a real person that showed concern
Lo studio ha coinvolto 36.070 utenti e ha evidenziato come Woebot, agente relazionale per la salute mentale, sia in grado di stabilire un legame terapeutico con gli utenti – una caratteristica da tempo ritenuta unica nel campo delle interazioni uomo-uomo.
I risultati sono senza precedenti in un prodotto commercializzato e potrebbero segnare un passo fondamentale verso la capacità delle soluzioni puramente digitali di soddisfare la crescente domanda di assistenza per la salute mentale.