L’evoluzione della sanità digitale in Italia continua a registrare differenze significative tra le Regioni. Mentre cresce l’adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e di soluzioni digitali innovative, persistono disomogeneità che mettono a rischio l’efficacia di una trasformazione sistemica.
Molise: sanità digitale a due velocità
In Molise, i dati diffusi dalla Fondazione GIMBE e confermati anche dalle autorità locali evidenziano una situazione contraddittoria.
Il 95,4% dei cittadini ha un FSE formalmente attivo e l’88% dei documenti previsti è disponibile. Tuttavia, l’uso effettivo dello strumento da parte degli utenti è molto basso.
Solo il 3% ha dato il consenso alla consultazione da parte dei medici, e appena il 2% ha effettuato almeno un accesso tra gennaio e marzo 2024.
Al contrario, il personale sanitario — medici di medicina generale, pediatri e specialisti ASReM — accede regolarmente al sistema, con tassi di utilizzo che raggiungono il 100%.
Umbria: potenziamento dei servizi digitali e interoperabilità
In Umbria, l’impegno regionale è rivolto al rafforzamento delle infrastrutture e alla piena interoperabilità dei sistemi. Sono in corso attività di formazione per il personale sanitario e campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, con l’obiettivo di migliorare l’esperienza d’uso del FSE e aumentarne l’adozione.
A oggi, il 29% dei cittadini ha espresso consenso alla consultazione, un dato ancora distante dagli obiettivi ma in linea con la media nazionale (41,7%).
Abruzzo: nasce RISPO, piattaforma per la medicina sportiva
Diverso l’approccio dell’Abruzzo, che ha scelto di investire nella digitalizzazione di un’area specifica come la medicina dello sport. È stata infatti lanciata RISPO, una piattaforma che permette a medici e atleti di gestire le visite in modo digitale, condividere certificazioni e comunicare in maniera diretta. Un esempio di come la sanità digitale possa generare valore partendo da esigenze concrete, con modelli replicabili anche in altri ambiti clinici.
Digitalizzazione sanitaria: verso un ecosistema integrato
Il quadro complessivo evidenzia ancora una forte frammentazione. Solo quattro tipologie di documenti (esami radiologici, esami di laboratorio, lettere di dimissione e verbali del pronto soccorso) sono disponibili in tutte le Regioni. Il consenso alla consultazione da parte dei medici oscilla sensibilmente: si passa dall’1% in Molise, Calabria, Campania e Abruzzo, fino al 92% in Emilia-Romagna. Questo disallineamento rischia di tradursi in disuguaglianze nei percorsi assistenziali, a discapito dei cittadini.
La digitalizzazione del SSN è una sfida strategica, che non può prescindere da un coordinamento forte tra Stato e Regioni. Serve uno sforzo congiunto per garantire interoperabilità, formazione e soprattutto informazione capillare per i cittadini, affinché il Fascicolo Sanitario Elettronico non sia solo un contenitore di dati, ma uno strumento vivo di partecipazione e presa in carico. Il caso molisano dimostra che non basta “attivare” il FSE: occorre costruire fiducia, migliorare l’esperienza utente e rendere evidenti i benefici di un accesso consapevole alla propria storia clinica.
Nel frattempo, esperienze come quella di RISPO in Abruzzo suggeriscono che l’innovazione digitale in sanità può partire anche da progetti verticali e altamente mirati. L’importante è che ogni iniziativa digitale sia progettata mettendo al centro i bisogni concreti delle persone, per non trasformare la transizione in una nuova forma di disuguaglianza.