di , 22/07/2018

Clayton Christensen nel suo libro The Innovator’s Dilemma descrive in maniera illustre il modo in cui interi settori sono stati stravolti, e intere aziende spazzate via dal mercato da nuovi player in possesso di tecnologie più aggiornate.
Sebbene l’analisi di Christensen si sia focalizzata sul settore manifatturiero, le sue osservazioni rimangono valide anche per il settore dei servizi. Applicazioni e l’arrivo di internet hanno completamente rivoluzionato il modo in cui cerchiamo, prenotiamo e consumiamo servizi. Dal turismo ai viaggi, fino a quello bancario, interi settori sono stati letteralmente messi sotto sopra da nuovi attori in grado di offrire maggiore trasparenza e prezzi più bassi.
In fondo, la salute è un ambito prevalentemente fatto di servizi (la maggior parte della spesa sanitaria dipende dalle spese del personale che si occupa dei pazienti), eppure l’industria della salute è lenta a cambiare. Le ragioni di questa lentezza sono diverse: dinamiche complesse tra diversi attori, regolamenti stringenti e interessi legali.

Ad ogni modo, questi limiti non riguardano solo la sanità

Esistono anche in altri ambiti, come ad esempio nel settore dei servizi finanziari e nell’educazione. Come mai, allora, il comparto della salute è stato così lento nell’adozione di nuove tecnologie rispetto ad altri? In altre parole, perché la salute non ha subito una rapida trasformazione?
Per meglio comprendere le caratteristiche pressoché uniche di questo ambito, è utile esaminare i quattro elementi di base che caratterizzano l’erogazione dei servizi: 1) l’offerta o la ricerca del servizio; 2) le modalità di prenotazione; 3) il consumo del servizio, e 4) il pagamento. Analizzando questi elementi nell’industria dei taxi, per fare un esempio, è possibile notare come Uber sia stato in grado di rivoluzionare il tradizionale modo di chiamare un taxi attraverso la tecnologia mobile, migliorando i punti 1, 2 e 4 del processo e riuscendo così ad abbassare i costi, dando maggiore possibilità di scelta e trasparenza.

Erogazione dei servizi in ambito salute

Se applichiamo questo ragionamento ai servizi salute, notiamo subito alcuni aspetti interessanti. Innanzitutto, i pazienti, ossia i consumatori di servizi sanitari, spesso non sono liberi di scegliere i loro fornitori. Secondo, non è il paziente che generalmente paga per il servizio. Terzo, e più importante, il servizio di cui usufruiscono è complesso e richiede competenze altamente specializzate. Pensiamo ad esempio ad un paziente diabetico, con problemi al fegato e ulcere ai piedi. In quanto complesso, il servizio sanitario è molto più difficile da standardizzare. Una delle ragioni che hanno determinato il successo di Uber risiedeva proprio nella sostanziale semplicità del servizio e nella facile standardizzazione (di base, due diversi autisti condurranno il proprio cliente allo stesso punto in maniera ugualmente rapida).

Quindi, la sfida tecnologica nel settore salute è impossibile da vincere?

La risposta breve è no. La pressione sui costi e sulla qualità che hanno portato altri settori di servizi a trasformarsi non sono diverse in quello sanitario, e la tecnologia dovrebbe avere su questi lo stesso impatto positivo.
Alla fine della fiera, la velocità dipende dalla relazione tra questo tipo di pressioni, il progresso tecnologico e l’inerzia del sistema. Sicuramente la salute è un settore più difficile da trasformare di altri, ma questo non vuol dire che non cambierà.
Nel corso degli ultimi 20 anni, abbiamo assistito ad un lento, ma inesorabile incremento nell’uso della tecnologia nell’erogazione dei servizi sanitari. In particolare, stiamo assistendo alla nascita di numerose startup che in vario modo stanno trasformando la salute e i modelli di cura, grazie all’utilizzo delle tecnologie.
Prendete ad esempio i servizi di video consulto con il medico di base, e a quanta pubblicità e fondi hanno ricevuto e stanno ricevendo.

Benefici tangibili

Questi servizi, mettono in comunicazione medico e paziente attraverso una videochiamata che può essere fatta da un cellulare, da un tablet o da un computer. Il loro principale vantaggio è la convenienza per il paziente, che ad oggi è prevalentemente una persona di giovane età, ma che potenzialmente può produrre benefici tangibili ad una vasta porzione di popolazione, specie in regioni in cui i servizi sanitari sono di difficile accesso, come ad esempio in Cina.
Un altro esempio, nel Regno Unito è l’azienda Oviva, la quale mette a disposizione un servizio di controllo del peso a pazienti con patologie croniche utilizzando una piattaforma mobile che consente un’interazione frequente e ricca di dati tra pazienti e professionisti della salute.
Invece di vendere semplicemente la piattaforma ai dietologi, l’azienda li ha assunti per offrire un servizio end-to-end. Offrire una soluzione integrata consente di affrontare la complessità dei problemi e, attraverso la tecnologia, ottimizzare i processi e standardizzarli, controllando al tempo stesso la qualità e l’efficienza dei servizi erogati.
Il risultato è una migliore esperienza di cura e/o di salute per il paziente, migliori risultati e costi più bassi. Sono questi i modelli di servizio guidati dalla tecnologia che rivoluzioneranno la salute nel futuro.
Proprio questi sono gli obiettivi di piattaforme come Paginemediche, il cui focus è proprio quello di offrire un’esperienza di salute personalizzata, basata sui dati, e servizi interattivi che consentano a medici e pazienti di comunicare al meglio (NDT).
Clayton Christensen sostiene che la rivoluzione può provenire solo da nuovi attori. Molte startup hanno provato e fallito nel rivoluzionare la salute. Ma non si arrenderanno.

Articolo pubblicato originariamente in inglese su The Journal of mHealth