di , 17/08/2022

Cani, gatti e ogni tipo di cucciolo domestico sono ormai molto più di semplici animali da compagnia: secondo il rapporto Assalco-Zoomark 2021, il 96% dei proprietari di animali domestici considera il proprio pet un membro della famiglia a tutti gli effetti.

Si tratta di un processo chiamato umanizzazione degli animali domestici e la sua prima conseguenza è il fatto che ogni aspetto della loro cura riflette il ruolo sempre più importante che svolgono nella vita delle persone. Ed è così che anche la salute animale segue sempre più da vicino quella umana con un’evoluzione tecnologica che, nell’ultimo decennio, è stata senza precedenti.

Inoltre, è fuori da ogni dubbio che gran parte del futuro della pet health dipenderà dal coinvolgimento attuale e costante dei Millennials e della Gen Z che, secondo una ricerca pubblicata dall’agenzia di stampa statunitense PR Newswire, insieme rappresentano il 55% dei proprietari di cani e il 43% dei proprietari di gatti.

E, per migliorare la vita dei loro amici animali, queste nuove generazioni di proprietari si stanno rivolgendo, ora più che mai, anche alla tecnologia. Secondo la stessa ricerca il 56% dei proprietari di animali domestici, infatti, possiede un tool tecnologico solo per il proprio pet, partendo da dispositivi indossabili e app per monitorare il comportamento o valutare il livello di forma fisica del proprio cucciolo, fino ad arrivare a specifici sensori da inserire, ad esempio, nella lettiera di un gatto.

Un vero e proprio metatrend, dunque, quello dell’umanizzazione e della digitalizzazione del pet care che include, inoltre, l’impegno e la volontà dei proprietari di animali domestici di sostenere anche eventuali spese superiori per servizi e prodotti di qualità che offrano benefici per la salute dei loro cuccioli all’altezza di ciò che cercano per se stessi. Soprattutto quando si tratta delle loro cure mediche.

Se a questo sommiamo l’accelerazione del processo di digitalizzazione dovuta alle restrizioni legate alla pandemia, l’evoluzione tecnologica in atto – anche in ambito pet health – è ormai una certezza e ha avuto un impatto irreversibile sulla professione veterinaria, sulle strutture cliniche e sull’intera società.  
Un impatto su cui il dibattito è aperto, acceso e vivace in tutto il mondo.

Telemedicina veterinaria?
Sì, ma come integrazione all’attività clinica.

La telemedicina veterinaria, in particolare, è già da tempo una realtà per i nostri animali da compagnia, con tutti i pro e contro che questo comporta.

Negli Stati Uniti, ad esempio, i veterinari sono in grado di diagnosticare malattie e prescrivere farmaci basati su un check-up virtuale, misure che, in precedenza, erano possibili solo dopo l’esame fisico.
Cina, Giappone e molti paesi europei come la Germania, la Francia o il Regno Unito stanno seguendo l’esempio, cercando modi per integrare la telemedicina nei loro sistemi sanitari.

Integrare senza sostituire, questo il tema principale.

Se è vero, infatti, che un controllo virtuale non può sostituire pienamente una visita in presenza, soprattutto nei casi più complessi che necessitano di esami fisici specifici, è altrettanto vero che, se intesa correttamente, la telemedicina può, in modi diversi, rappresentare un’integrazione utile e di grande valore aggiunto anche all’attività clinica veterinaria.

Come? Con 5 obiettivi principali:

  1. Consentire un primo approccio terapeutico grazie al quale indirizzare correttamente il “paziente” a specifiche strutture o specialisti di riferimento, nei tempi e nelle modalità ritenute più opportune;
  2. Tenere sotto controllo le patologie croniche, evitando viaggi impegnativi e riducendo lo stress da trasporto e permanenza nelle cliniche da parte degli animali che ne soffrono;
  3. Promuovere la divulgazione di consigli utili, con particolare riferimento alla corretta gestione di un’animale domestico, soprattutto quando si tratta di una specie non convenzionale;
  4. Effettuare consulenze nutrizionali o di medicina integrata, in aggiunta e in stretta collaborazione con il veterinario curante;
  5. Prevenire futuri problemi, dove e quando possibile, e intercettare precocemente tutte quelle situazioni o quei sintomi che inizialmente potrebbero essere sottovalutati, portando poi a condizioni di salute più gravi o alla necessità di interventi più complessi.

Conclusioni

Il tema della Telemedicina, anche in ambito veterinario, è molto complesso e comporta valutazioni etiche, così come la necessità di stabilire procedure standard, codici di condotta e una regolamentazione che garantiscano il ruolo del medico come persona responsabile della diagnosi delle malattie e della prescrizione dei farmaci.

Quel che è certo, però, è che siamo al centro di una vera e propria rivoluzione tecnologica inarrestabile, non solo della salute umana, ma anche di quella dei nostri amici animali, e la speranza per loro e per tutti è che, anche grazie alla digitalizzazione, il futuro possa essere sempre più equo ed efficiente.