Primo intervento al mondo di espianto di rene alle Molinette: la paziente soffriva di una rara anomalia congenita, l’organo è stato recuperato e impiantato su un uomo
Nuova frontiera della Sanità: per la prima volta al mondo, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, è stato espiantato con il robot un rene proveniente da una paziente portatrice di rene ectopico pelvico di 45 anni. In sintesi, si tratta di rara anomalia congenita che può portare, come in questo caso, a dolore cronico e infezioni tali da imporre l’intervento chirurgico di rimozione.
CASO RARO
È la storia di un lungo calvario di dolore, interventi e pellegrinaggi presso tanti ospedali che ha costretto la signora, seguita dal professor Bruno Frea, a sospendere la sua attività lavorativa da un anno e infine ha portato alla decisione di rimuovere il rene. Era stata valutata anche la possibilità di re-impiantare il rene in altra sede, in questo caso impraticabile dal punto di vista chirurgico.
A questo punto si è proceduto all’intervento di rimozione del rene, ben funzionante ma destinato allo scarto, lasciando aperta una piccola possibilità di trapiantarlo in un’altra persona in dialisi con caratteristiche tali da poter tentare l’intervento. Come spiegano dall’ospedale, nella reportistica mondiale è la prima volta che viene utilizzata la chirurgia robotica a fronte di una situazione anatomica vascolare estremamente più complessa.
L’INTERVENTO
La sequenza di interventi si è consumata lunedì in una straordinaria staffetta chirurgica, dove solo al termine del primo intervento e della valutazione del rene si è potuto pensare di utilizzarlo per un trapianto. La nefrectomia è stata eseguita con tecnica robotica dal professor Paolo Gontero, direttore dell’Urologia universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino, insieme al dottor Alessandro Greco ed agli anestesisti Alessandra Davi ed Elisabetta Cerutti. Spiega Gontero:
La chirurgia robotica è stata fondamentale in questa particolare situazione di un rene in posizione anomala a stretto contatto con l’utero e con una vascolarizzazione complessa. L’aiuto del robot ha permesso l’accuratezza chirurgica necessaria in un intervento così delicato. Il robot Da Vinci di ultima generazione in dotazione presso la Città della Salute viene correntemente utilizzato in campo urologico per interventi oncologici su prostata, rene e vescica.
Il dottor Maurizio Merlo, direttore della Chirurgia Vascolare ospedaliera delle Molinette, che insieme al dottor Aldo Verri ed agli anestesisti Antonella Marzullo e Luisella Panealbo (dell’équipe dottor Pier Paolo Donadio) ha eseguito la ricostruzione vascolare del rene ed effettuato la fase vascolare del trapianto, sottolinea come
si sia trattato di un rene con una complessità di arterie mai presentata prima d’ora per un trapianto nella trentennale tradizione della Chirurgia Vascolare ospedaliera delle Molinette.
La fase successiva è poi stata eseguita dai dottori Omid Sedigh ed Andrea Bosio, urologi, che hanno ricostruito la complessa via urinaria del rene, anch’essa anomala, insieme a quella del ricevente.
PAZIENTE SALVATO
Il trapianto è tecnicamente riuscito ed il paziente di 51 anni, sganciato dalla dialisi, è in costante miglioramento, ricoverato presso la terapia semi-intensiva della Nefrologia universitaria e seguito dall’équipe nefrologica diretta dal professor Luigi Biancone.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su La Stampa il 23 Febbraio 2017