di , 20/06/2018

Innovazione inclusiva. È questa la direzione per la quale passa il futuro delle città e della salute.

Ne è convinto Barry Greene, presidente di Alnylam, la biotech, nata nel 2002, impegnata nella traslazione dell’interferenza dell’RNA (RNAi) in una nuova classe di farmaci innovativi per pazienti con opzioni terapeutiche limitate o inadeguate.

Presidente, salute e cittadinanza. Quale futuro?

Le città stanno cambiando rapidamente e profondamente. Ci sono processi in atto che non possono essere sottovalutati, che prendono il via da una rivoluzione digitale capace di aprire nuove frontiere anche per la ricerca.
Il futuro delle città e della salute passa, inevitabilmente, attraverso l’innovazione.
È questa la strada che offre alle città e, più in generale ai sistemi sanitari, la possibilità di garantire alle persone una vita più lunga e sana.
Deve cambiare l’approccio all’idea di malattia e a quella di cura. Bisogna, prima di tutto, imparare a fare una distinzione tra le patologie per poter intervenire nel modo più adatto, con un conseguente beneficio economico.

Come?

Esistono alcune malattie, anche molto diffuse, che possono essere evitate investendo sulla prevenzione. Questo si traduce, nella pratica, nell’adozione di uno stile di vita sano, dall’alimentazione all’attività sportiva. In questo modo, si evita l’insorgere di queste patologie, come l’obesità, con conseguenze dirette sulla qualità della vita delle persone e sul sistema sanitario, sollevato da costi importanti. È necessario avviare un processo di sensibilizzazione verso il tema della prevenzione.
Altre malattie, invece, possono essere curate facendo ricorso a farmaci poco costosi, che hanno perso la copertura brevettuale. Infine, esiste una famiglia di patologie, sempre più residuali, che necessitano di percorsi di cura innovativi e più costosi.
Lavorare sulla cultura della prevenzione, offre l’opportunità di liberare risorse da investire in ricerca per patologie più complesse, come le malattie rare.

Come giudica il rapporto tra il sistema sanitario italiano e l’innovazione?

L’Italia è un ottimo banco di prova per valutare il percorso di formazione delle “città del futuro”.
Le Regioni italiane presentano spesso peculiarità per prevalenza e tipologia di queste malattie. Noi siamo presenti con ben 12 sperimentazioni in corso, in altrettanti ospedali. Una presenza che ci consente di dire che abbiamo una conoscenza ampia dei territori e delle loro specificità.
In Lombardia, ad esempio, la distribuzione per genere e per fasce di età dei pazienti con malattie rare mostra che la prevalenza è maggiore nel genere femminile, quasi il 60% si concentra nelle fasce di età dai 40 ai 60 anni.
In questa regione i soggetti affetti da una malattia rara sono circa 45 mila. Il 17% dei malati rari soffre di condizioni diverse e, a causa della complessità delle cure e dell’alta eterogeneità, ha un costo pro-capite superiore ai 50 mila euro l’anno.

Un esempio di innovazione inclusiva?

Stiamo sperimentando, in collaborazione con KPMG, anche un percorso di “innovazione inclusiva” in Abruzzo, dove tutti gli attori, pubblici e privati, sono chiamati a dialogare. L’obiettivo è rendere sempre più efficiente la rete che va dalla diagnosi alla presa in carico del paziente per liberare spazio per l’innovazione e risorse per le cure. Ne emerge che interventi mirati, pur comportando alcuni costi iniziali, favoriscono una riduzione della spesa a carico del cittadino e del sistema sanitario nazionale nel breve periodo.

A quali patologie, Alnylam guarda per il futuro?

Siamo in fase avanzata con gli studi relativi a diverse patologie. Oltre all’amiloidosi hATTR, infatti, abbiamo raggiunto risultati importanti sul fronte della porfiria e dell’emofilia. Inoltre, tra i prossimi obiettivi c’è quello di lavorare sul filone relativo alle malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.