di , 06/07/2022

Lo scorso 23 giugno si è tenuto il webinar “La Telemedicina nella pratica clinica e nella ricerca: tra efficacia ed umanizzazione delle cure”.  Durante questo evento sono stati presentati i risultati dell’indagine condotta su questo tema da Istud Salute e Sanità, con il Patrocinio di AiSDeT.

I principali obiettivi perseguiti con questa ricerca sono stati i seguenti:

  • Comprendere il vissuto reale delle persone curate a distanza e dei loro familiari nella loro quotidianità. Fare emergere elementi spesso nascosti o non considerati, utili per ridefinire il patient’s journey e per usare tecnologie “calde”;
  • Ascoltare i professionisti esperti nella cura a distanza, per comprendere il loro vissuto clinico, organizzativo e relazionale e definire un outcome board per il patient’s journey;
  • Sensibilizzare e stimolare la comunità scientifica a identificare nuovi elementi di riflessione, comprensione e riavvicinamento al paziente. Pensare a delle nuove soluzioni a supporto della ricerca clinica attraverso l’utilizzo della tecnologia;
  • Sostenere il business e la reputazione delle imprese nello sviluppo di tecnologie calde a distanza, con impatto sulla CSR.

Attraverso 110 testimonianze che hanno coinvolto tutti gli attori dell’ecosistema salute (pazienti, caregivers, professionisti sanitari, aziende del Life Science, ricercatori e decisori della politica sanitaria) raccolte da luglio del 2021 a marzo del 2022, si è tentato di comprendere quale sia stato il vissuto reale e la narrazione delle persone che hanno utilizzato la telemedicina, e i device digitali in genere, durante la pandemia di Covid-19.

Dalla ricerca emerge che i pazienti hanno apprezzato le soluzioni di telemedicina per la capacità di trasmettere empatia anche attraverso lo strumento a distanza, per il sostegno ricevuto tra una visita e l’altra, e per l’utilità dimostrata nel superare problemi logistici e burocratici. Dall’altro versante, tra gli aspetti problematici sono stati rilevati, in particolare, l’impossibilità dell’utilizzo della telemedicina per le prime visite o per le urgenze, e in generale nei casi in cui vi è la necessità di un vero e proprio contatto fisico.

Ciò significa che, anche in un’ottica di conduzione di progetti di ricerca clinica, la telemedicina è di supporto nel monitoraggio ma deve essere sempre accompagnata a visite in presenza, sia per la conduzione dello studio che per il paziente stesso.

Bisogna investire comunque in strutture fisiche, medici, infermieri, altri operatori. È impensabile sostituire i percorsi con l’online senza avere curanti e luoghi di cura. La soluzione «blended è quella da perseguire» perché ogni cittadino (e non solo i più fragili) ha diritto a una buona relazione medico-paziente e a poter scegliere tra le cure.

Nella ricerca si mettono poi in luce tutti gli aspetti critici che occorre affrontare sia a livello operativo che progettuale: la necessità di regolamentare i sistemi di rimborso; l’importanza di effettuare investimenti sulle infrastrutture digitali (sia fisiche che virtuali); l’uso di un linguaggio che sia in grado di avvicinare le persone alla tecnologia; l’utilizzo della tecnologia per migliorare la gestione della visita; il formare il singolo professionista, il paziente e il caregiver nella gestione della visita da remoto; e la necessità di sottoporre della formazione in ambito digitale a tutti gli stakeholder della sanità.

Nonostante queste problematiche, che dovranno essere necessariamente affrontate, le tecnologie digitali saranno sempre più parte integrante di vecchi e nuovi modelli organizzativi del nostro SSN. Un sistema che, con varie differenze fra le diverse regioni, a causa dell’emergenza sanitaria ha dovuto accelerare l’implementazione delle tecnologie digitali a beneficio dei pazienti.