di , 05/12/2017

Nothing normal ever changed a damn thing.

A Helsinki accadono cose sconvolgenti. Nella peggiore stagione dell’anno, con un clima a dir poco sfavorevole, nella capitale finlandese si sono radunati, tra il 30 novembre e il 1 dicembre, circa 20 mila persone, a cui vanno sommati un milione di utenti collegate in live streaming, per l’evento in assoluto più rock del pianeta startup. Tutto questo è SLUSH.

Stage moment from Slush 2016 / Credit: Petri Anttila

Stage moment from Slush 2016 / Credit: Petri AnttilaH

L’atmosfera fenomenale di SLUSH ha richiamato più di 2.600 startup, 1.500 venture capitalist, e 600 giornalisti da oltre 130 Paesi. Si respira business ed elettricità.
In questa cornice, Atomico (che investe in società nate su tecnologie disruptive guidate da founder ambiziosi) ha presentato, per il terzo anno consecutivo, il report “State of European Tech”, una panoramica macroscopica sull’ecosistema europeo in tema di tecnologia, costruita su rilevazioni, statistiche e sentiment di attori chiave.

The State of European Tech 2017

L’indagine è stata condotta in collaborazione con partner consolidati, quali LinkedIn, Stack Overflow, Meetup, Dealroom.co, London Stock Exchange, Quid, European Startup Initiative, Signal and Invest Europe, a cui si sono aggiunti dei nuovi, il Fondo Europeo per gli Investimenti, Craft.co, TokenData, Silicon Valley Bank e Orrick.

#techexpertise

Ne emerge una ventata di ottimismo che lascia ben sperare per il futuro, perché il vecchio continente dimostra di avere una profonda expertise tecnologica, presenta una notevole diversificazione geografica e un approccio collaborativo con i settori industriali tradizionali.
Il report rileva il passo deciso del nostro continente, scandito da un ampio e profondo bacino di talenti, da founder motivati che ragionano su scala globale e da una base crescente, e sempre più sofisticata, di investitori.
Come dire, fugate i dubbi sulle capacità dell’Europa di produrre innovazione di prim’ordine oppure di far emergere una società da 100 miliardi di dollari (boom!).

#investineuopre

Non a caso, il report saluta il 2017 come un anno record per gli investimenti in tecnologie made in Europe, con un totale di capitali investiti che supererà il già roseo 2016, quadruplicando, rispetto al 2012, il numero di investitori coinvolti nelle operazioni.

#deeptech

È il comparto del deep tech europeo ad attrarre il maggior numero di investimenti, forte della fiducia nella sua capacità di plasmare company interessanti in tema di Intelligenza Artificiale e asset digitali (crypto), con Germania e GB a tracciare il percorso.

#accesstohealthcare

Dalla fotografia di Atomico, si evidenzia come l’Europa stia entrando in una nuova era per l’imprenditorialità, dove la tecnologia viene impiegata per fornire soluzioni alle sfide sociali globali, in primis il cambiamento climatico, la sostenibilità alimentare e l’accesso alle cure.
La gran parte dei venture capitalist intervistati ritiene che per risolvere problemi globali, come la salute mentale e l’ageing, sia determinante un approccio imprenditoriale quanto mai dinamico e interconnesso. I 500 milioni di consumatori europei chiedono agli imprenditori soluzioni accessibili e innovative, e per realizzarle bisogna abbandonare il mindest del silos e abbracciare i paradigmi della cross-fertilisation e dell’open innovation.

Fonte: State of European Tech, 2017

Fonte: State of European Tech, 2017

Il comparto industriale è consapevole dell’enorme potenziale degli investimenti nel settore healthcare. Il flusso di capitali, nel corso degli ultimi anni, è cresciuto in maniera significativa, attestandosi intorno a 1,4 miliardi di dollari nel 2017.
Tuttavia, l’attenzione dell’industria non basta ancora ad attirare i media, la cui attenzione è ancora fortemente incentrata sugli aspetti regolatori e sulle tecnologie del settore finanziario, a discapito di education e salute.

#digitalsinglemarket

A giocare un ruolo chiave nella partita della competitività europea sarà, secondo quanto emerge dal report, la volontà di implementare politiche a favore del mercato digitale, che potrebbe rappresentare un determinante fattore di propulsione per i prossimi 25-50 anni.