di , 17/10/2017

Ma il cambiamento accelerato dalla tecnologia impone di fare un salto: deve cambiare l’aria che si respira in azienda. E capire che il mestiere di innovare fa parte del core business.

Questa è una citazione di un articolo di Nicola Mattina che abbiamo pubblicato qui qualche mese fa.

Il tema dell’Innovazione della Salute si fa sempre più stringente, in tutti gli ambiti – dal privato al pubblico.

La possibilità di sviluppare l’idea che rivoluzionerà il mondo della salute è seducente. La nostra salute è influenzata da diversi fattori, che includono anche aspetti, non trascurabili, non legati alla biologia. È la tecnologia che ha un impatto sempre crescente su di essa.

Il motore fondante dell‘innovazione della salute sono le startup. Nicola Mattina, imprenditore, ha risposto ad alcune domande su Innovazione, Salute Digitale e Startup.

Che cosa significa Innovazione per Nicola Mattina?

Credo che sia necessario sottolineare l’aspetto più pratico del termine e quindi dire che l’innovazione è quel processo che trasforma una scoperta o un’invenzione in un prodotto. Cerco di spiegarlo con un esempio. In questi giorni sto leggendo il Vantaggio della Felicità di Shawn Achor, un ricercatore di Harward che studia il rapporto tra felicità e successo. Achor fa parte della scuola della psicologia positiva, che si occupa dello studio del benessere personale e che negli ultimi venti anni ha fatto una serie di scoperte significative sulle dinamiche che rendono le persone felici. L’autore ha tradotto i risultati della ricerca in un vero e proprio prodotto: spiega alle aziende come creare degli ambienti di lavoro positivi che aumentano la felicità degli dipendenti e, quindi, la loro produttività.
Ecco, questa è un’innovazione: prendere il risultato di una ricerca scientifica e trasformarli in un prodotto per un target specifico di clienti.

Ovviamente, quella di Achor non è un’innovazione high-tech, ma questo conta poco. Quello che è importante è il processo. E questo processo accade tutti i giorni in ambito medico, quando uno scienziato intraprendente decide che una scoperta o un’invenzione da sola non bastano e che occorre trasformarle in un prodotto che possa essere acquistato da un gruppo specifico di persone o aziende.

Quali sono gli ingredienti per una startup di successo?

Una startup di successo nasce perché c’è un team di qualità che lavora disciplinatamente. L’ingrediente essenziale sono le persone: quando si avvia un’impresa non ci sono confini precostituiti, burocrazie aziendali già rodate, binari da seguire. Si va in esplorazione per capire se l’innovazione ha effettivamente un potenziale commerciale o meno. Non tutti possono fare gli esploratori, perché c’è un considerevole livello di incertezza ed occorre coltivare e alimentare la sicurezza in se stessi per non essere travolto dagli eventi. Non è sempre facile, anzi.
Allo stesso tempo, il team deve seguire un processo disciplinato di sperimentazione, non dissimile dal metodo scientifico: si fanno delle ipotesi e poi si usano delle tecniche per testarle e validarle o falsificarle. Man mano che si va avanti, si costruisce una teoria che alla fine si trasforma in un prodotto e in un’azienda.
Fortunatamente, oggi abbiamo molti strumenti per rendere questo processo meno rischioso e si chiamano design thinking, lean startup e growth hacking. Sono tutte metodologie che si basano sullo stesso principio, quello della sperimentazione continua.

Che consiglio daresti ad una startup italiana che vuole operare nel mondo della Digital Health: come si passa dall’idea alla realizzazione?

Innanzitutto, seguendo un processo disciplinato che, in parte, si impara dai libri e, in parte, occorre sperimentare in prima persona. Le discipline da approfondire sono innanzitutto due: il design thinking e la lean startup. Per la prima, il sito della d.shool di Stanford ha tantissime risorse da cui iniziare. Per la secondo, si può partire dal libro di Eric Ries, Partire leggeri.
Però, la lettura dei libri non è sufficiente: si tratta di metodi abbastanza semplici da imparare, ma che richiedono un po’ di esperienza prima di diventare veramente utili. Per cui, dopo essersi fatti un’infarinatura, è utile cercare qualche workshop per fare pratica.