di , 16/02/2016

I social media e le applicazioni per smartphone stanno modificando il modo in cui le persone interagiscono con i sistemi healthcare e con la Pubblica Amministrazione in generale. Il tema è stato affrontato da Eugenio Santoro, direttore del Laboratorio di informatica medica dell’IRCCS, l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, durante il workshop “Health Apps, Social Diseases and Social Media” alla conferenza Frontiers of Interaction 2015.

Che l’uso del digitale in ambito Health sia un trend oramai è noto. Ma oggi giorno esistono evidenze scientifiche, trials eseguiti in cieco e randomizzati, che dimostrano empiricamente quali sono i benefici dell’uso dei social network e di uno smartphone nella gestione della salute.
Ad esempio, grazie all’uso di Facebook per una campagna per la donazione d’organi il numero di donatori è aumentato di 21.1 volte. Altro caso è quello relativo ad un programma dedicato alla perdita di peso per i pazienti diabetici in cui si è dimostrata una riduzione di peso maggiore (in media 4kg in più dopo 6 mesi) grazie ad una App dedicata. Ma esistono evidenze anche per iniziative volte alla prevenzione sulla HIV, per smettere di fumare e legate all’aumento dell’attività fisica.

E la situazione italiana? Nonostante la penetrazione di device digitali e di social media sia oramai un dato di fatto per cittadini e pazienti, in Italia questi sono strumenti ancora poco utilizzati per fare promozione della salute e prevenzione. Il dott. Santoro afferma che attualmente in Italia c’è una scarsa consapevolezza sull’uso delle nuove tecnologie: si lanciano applicazioni senza chiedersi se sono valide e servono veramente. Per evitare che l’uso di App si riduca a una semplice moda, occorrerebbe riuscire a introdurle in un percorso assistenziale, a patto che se ne dimostri l’efficacia nel ridurre il rischio o le malattie.
In Italia inoltre sono poche le strutture dedicate alla cura che affiancano al sito istituzionale l’uso dei social network. “Quando decidi di essere sui social devi anche essere disposto a rispondere a chi ti pone delle domande. In questo momento il confronto credo sia una cosa che impaurisce di più i decisori” afferma Santoro.

Come è possibile quindi capire quale sarà lo scenario italiano nei prossimi anni? Come in altri ambiti, può essere utile dare uno sguardo a ciò che succede negli USA perché i dati emersi sono impressionanti:

  • Il National Cancer Istitute ha ben 4 pagine Facebook distinte, 27 profili Twitter dedicati, 6 gruppi Linkedin ed 1 sito istituzionale.
  • Le strutture ospedaliere in USA che hanno un canale digitale attivo sono 1500, ed hanno 1,3M di follower su Twitter e 750k likes su Facebook in totale.
  • I congressi dedicati ai medici hanno tutti una copertura live su Twitter e raggiungono fino a 30k tweets per congresso.
  • Sermo è una community che ha ben 150k medici che partecipano in modo attivo alle discussioni.

È in questo scenario che le aziende farmaceutiche si stanno muovendo e con non pochi affanni. Metà delle top 50 pharma-company non sono attive sui social network e non hanno alcun programma attivo volto ad ingaggiare i pazienti. Le aziende farmaceutiche che hanno il più alto livello di ingaggio con i pazienti sono quelle più piccole, focalizzate su particolari area terapeutiche e da cui sono nati case history molto interessanti.

Il problema principale è che numerose aziende farmaceutiche precludono la possibilità agli utenti di commentare o condividere i propri contenuti, con il risultato di avere una comunicazione a senso unico, in netto contrasto con quella che è l’essenza del social media. La remora è dettata dal rischio derivante dall’aumento della propria vulnerabilità, sia dal punto di vista della privacy, sia dal punto di vista dell’immagine.

Rimane quindi ancora molto da fare, ma proprio per questo esistono oggi enormi opportunità per allargare il proprio bacino di clienti/utenti, rafforzare il rapporto con essi e nello stesso tempo potenziare il proprio brand.

La chiave vincente per la costruzione di una strategia social coinvolgente, efficace e di interesse risiede nella gestione dei feedback degli utenti e nella possibilità di far raccontare la propria esperienza a pazienti, medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari in generale. Ma per fare tutto ciò occorrono competenze specifiche e un’attenta pianificazione che comprenda un accurato piano di crisis management ed il rispetto di tutti i vincoli regolatori e legali che sono complessi, in continua evoluzione e che variano da paese a paese.

 

Aggiornamento del 5 Luglio 2016 – Scarica il booklet Transformation in Healthcare