di , 20/12/2016

Cos’è la Connected Care? E I cittadini italiani sono pronti per essa? Il Future Health Study 2016 di Philips Italia indaga sul rapporto che gli italiani hanno con la tecnologia e la condivisione dei dati sanitari. Il quadro che scaturisce dalle analisi svolte vede una cittadinanza molto proattiva e consapevole delle opportunità che possono essere generate dalla Connected Care insieme alla Sanità Integrata

  • Favorire l’accesso alle cure
  • Ottimizzazione del processo diagnostico
  • Riduzione dei costi

Secondo un’indagine condotta nel maggio 2016 dalla Strive Insight per conto di Philips Italia sono questi i tre fattori che i pazienti italiani ritengono che debbano essere affrontati prioritariamente nell’ambito del sistema sanitario. Il Future Health Study 2016, che riporta le analisi e le conclusioni di questa indagine e pubblicato nello scorso mese di settembre da Philips Italia, individua la soluzione a queste problematiche nell’adozione della Connected Care, ponendosi come obiettivo di individuare una risposta al quesito su quale sia il rapporto fra essa e i cittadini italiani.

Ma cosa si intende per Connected Care? Nello studio essa è definita come

la tecnologia che permette la condivisione delle informazioni tra tutti gli attori coinvolti nel sistema sanitario (medici, infermieri, pazienti, ospedali, specialisti, assicurazioni e Governo). Questa tecnologia è disponibile in varie forme, dai software per i PC che permettono a medici e ospedali di comunicare in modalità protetta agli “smart watch” che rilevano il battito cardiaco della persona che lo indossa.

Il Future Health Study parte dallo percezione che i cittadini hanno del loro stato di salute, con il 58% degli intervistati che ha dichiarato di essere in buona/ottima salute (dato chiaramente maggiore fra la popolazione giovane e al di sotto della di tale percentuale nella popolazione anziana). La media rilevata delle visite mediche annue è pari a 5,1 con una ragguardevole percentuale di cittadini, il 44%, che non si è recato dal medico anche se necessario (39% fra gli uomini e 48% fra le donne).

Dai dati risulta inoltre che mentre a livello esperienziale i cittadini sono generalmente soddisfatti delle prestazioni ricevute dal Servizio Sanitario Nazionale, la fiducia nel sistema non è tuttavia molto elevata. Poco meno della metà degli intervistati dichiara di gestire attivamente e autonomamente la propria salute e la medesima percentuale del campione interpellato dichiara di possedere un dispositivo di monitoraggio della salute con un tasso di utilizzo maggiore del 90%. L’utilizzo dei dispositivi di health tracking è concentrato principalmente nel monitoraggio dell’attività fisica svolta e del peso, come anche nel controllo della pressione sanguigna.

Più della metà dei cittadini italiani comunica o ha comunicato  on-line con professionisti sanitari anche se, come già rilevato dall’indagine di Gfk presentata in occasione della cerimonia di premiazione del Fellowship Program di Gilead (vedi qui), questa modalità di comunicazione è considerata non sostitutiva, bensì complementare all’interazione personale.

Ma un dato davvero interessante riguarda la fiducia che i cittadini italiani nutrono verso la cosiddetta Sanità Integrata intesa come

un sistema sanitario in cui tutte le figure coinvolte nel sistema collaborano al fine di coordinare le cure sanitarie in maniera efficace ed efficiente (es. condividendo gli esiti delle analisi e i dati, accordandosi sui percorsi assistenziali ecc).

E’ sorprendente constatare che la fiducia nella Sanità Integrata aumenta con il progressivo aumento dell’età dei cittadini, e ciò fa si che siano gli anziani a nutrire maggiori aspettative verso di essa e nel contempo ad individuare le principali barriere che potrebbero  rendere difficile raggiungere tale risultato:

  • La burocrazia del sistema;
  • I costi della sanità
  • La legislazione e la regolamentazione del sistema sanitario

Circa il 90% dei pazienti dichiara di comprendere bene gli strumenti Connected Care per quel che riguarda il loro utilizzo, la comprensione dei dati da loro prodotti e il momento più adatto per la loro condivisione con il professionista sanitario. Tuttavia, nella maggioranza dei casi viene sottolineato che l’interpretazione dei dati deve essere comunque demandata al medico.

Le conclusioni individuate nel Future Health Study 2016 sono che la maggior parte dei cittadini italiani aspira all’adozione e allo sviluppo della Connected Care, anche quando non lo dichiarano apertamente. Essa infatti può rappresentare un fattore importante sia per aumentare l’accesso e le occasioni di contatto con medici e professionisti sanitari sia per superare quelli che sono stati individuati come i maggiori gap nella gestione delle informazioni, in particolare:

  • la mancata assistenza fra una visita e l’altra;
  • la ripetizione degli stressi esami ogni volta che si accede a strutture sanitarie diverse;
  • la ripetizione delle medesime informazioni al personale sanitario;
  • la difficoltà nel poter ottenere ed accedere alla propria storia clinica

Ma il vero valore aggiunto della Connected Care potrebbe essere la capacità di venire incontro alla proattività del paziente che lo studio dimostra in buona misura già presente in tutte le principali aree che caratterizzano il sistema sanitario: prevenzione, diagnosi e cura.

La ricerca di informazioni via web al fine di migliorare il proprio stile di vita, il monitoraggio della propria salute attraverso l’uso di dispositivi mobili e la loro condivisione con il medico curante, la maggior diffusione dell’assistenza domiciliare e il supporto alla gestione delle patologie (soprattutto quelle croniche): sono queste le opportunità della Connected Care che possono contribuire alla decisa affermazione della Sanità Integrata.

Dai dati dello studio risulta che non solo i cittadini sono favorevoli ad un’evoluzione in tal senso ma già oggi si stanno muovendo verso questa direzione, e sta a coloro che ricoprono le funzioni direttive nell’ambito del sistema sanitario nazionale decidere di intraprendere in modo deciso questo percorso che potrebbe garantire la sopravvivenza del servizio sanitario nazionale rendendolo più efficiente, performante e sostenibile.

Una rivoluzione che dovrebbe poter migliorare anche le condizioni generali di salute della popolazione.

Ulteriori Risorse
Il Future Health Study 2016